Martino ha vent’anni ed è innamorato di Ilaria, una giovanissima paziente del padre psichiatra, con problemi di anoressia. Spinto dal sentimento che nutre verso la ragazza, Martino decide di sostituirsi al padre nella terapia, intraprendendo un difficile e pericoloso percorso che condurrà i due giovani a innamorarsi e ad affrontare i conflitti con se stessi, con i genitori e con la vita.
Esaltazione di colori, irrealtà, sentimenti profondi e perdizione voluta.
Queste poche parole potrebbero descrivere in maniera semplicistica ma coerente l’opera prima che Nicola Deorsola sta per regalare al pubblico: Vorrei Vederti Ballare. Nell’intimità di una cittadina studentesca, Cosenza, due ragazzi affrontano con grinta e determinazione un futuro incerto. C’è chi si trastulla nei propri sogni, c’è invece chi perpetua esercizi di danza per raggiungere una perfezione introvabile nella quotidianità dei gesti familiari.
Martino, contrastato da un padre rigido e tradizionalista, insegue i propri sogni a scapito delle ambizioni paterne, Ilaria, dal suo canto, rincorre l’eleganza e la bravura che un tempo la madre ballerina sfoggiò con orgoglio. Entrambi chiusi nei loro mondi e alienati da un reale che pare non interessarli, o al massimo disgustarli. Una serie di coincidenze avvicina le due strade, o forse sarebbe più corretto dire che la temerarietà e testardaggine di Martino piega ai propri piaceri e voleri le circostanze, per avvicinarsi quanto più possibile alla dolce e bella ragazza, che soleva spiare di nascosto dalla finestra.
L’avventura che si delinea è irreale, accattivante e talmente coinvolgente da attrarre un contorno di personaggi strani e provocatori. Affianco alla forza e impulsività di Ilaria, c’è Gastone con la sua aria gaia e il suo fare svampito che smorza il dramma delle scene e riporta sul pubblico il sorriso. A compensare e forse anche esasperare questa figura, il regista pone la controparte femminile, Giusy, personaggio interpretato da Paola Barale. Lei porta sulla scena una dipinto colorato, in cui la forza accecante di colori pastello che vagamente ricordano le cromie di Almodovar, corredano una personalità estrosa, eccentrica e sognatrice. La passione per il cinema lega Giusy a Martino, il desiderio di scrutare le attitudini di chi ci circonda incrocia le strade di Gastone e del protagonista ma anche quelle di quest’ultimo e di Giusy.
Difatti se la messa in scena tragicomica di Martino ripara ma distrugge anche i rapporti, sarà proprio la sua intraprendenza a porre rimedi inaspettati alle situazioni: donando chiarezza e determinazione ad una madre che rifiutava la verità, fiducia in un padre deluso e sorriso a due giovani in difficoltà.
Caterina Mirijello
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