The Other Profile di Armel Hostiou , presentato in anteprima al Pordenone Docs Fest, prodotto da LinghtDox e Meteore Films, vede lo stesso regista nei duplici panni di attore e regista. Nel cast numerosi interpreti non professionisti.
IL TRAILER – The Other Profile
Essere l’altro – The Other Profile
Il regista interprete di The Other Profile, davanti all’interfaccia del suo profilo Facebook, inizia a porsi la domanda di chi possa essere il suo alter ego congolese. L’impulso investigativo che spinge l’agire di Hostiou si muove su due piani. La risposta del social network di non smentire il furto di identità e il caricamento delle sue foto sul secondo farlocco profilo. Il film di Hostiou parte da una ripicca che tocca in superfice il vero impostore, per concentrarsi sulla fragilità di Facebook. E la sua contraddittoria protezione di identità violate. Altri avrebbero lasciato perdere o avrebbero semplicemente bloccato il profilo oltre alla classica segnalazione. Non Hostiou. Lui Vede in quella drammatica vicenda che lo riguarda l’opportunità di trasformare il tragico in visuale e il cinema come forma di realtà che denuncia le altalene di quest’ultima.
Ciò vuole dire per il filmmaker francese mettersi in viaggio e andare fino alla capitale della Repubblica del Congo, Kinshasa. E il regista lo fa col piglio del documentarista d’assalto. Incuneandosi nel paese africano, Hostiou, con la sua videocamera semiprofessionale alle spalle, realizza che l’indagine può essere il pretesto per raccontare le usanze e la cultura congolese. Lo fa spostandosi tra la vita di strada selvaggia e i riti sciamani grotteschi per dare risposta quasi filosofica al furto tecnologico del suo essere.
Il Docu investigativo
Con l’aiuto di Sarah e Peter, due artisti di un collettivo locale, il cameraman vittima usa le loro voci e la loro interposta persona per mettere il topo in trappola. La situazione del furto è tragicomica. La difficoltà di Armel Hostiou incontra figure buffe e impedimenti altrettanto grotteschi come un avvocato che sembra uscito da una comedy con Eddie Murphy, e l’organizzazione della polizia locale che sfiora il ridicolo come i loro manganelli detti sjambok ( fruste di pelle di ippopotamo). Hostiou è abbastanza abile nel corso del docu nello spezzare la tensione con esilaranti scene un po’ surreali. Qui il dispositivo documentaristico, applicando ogni regola della messa in quadro del genere, racconta qualcosa che sembra andare aldilà della semplice ripresa del reale.
Hostiou crea nel docu qualcosa di finzione col linguaggio del documento riuscendo bene a destreggiarsi tra comedy e prodotto di denuncia. Nel corso del film, nella ripresa traballante e poco messa a fuoco del filmmaker, si notano dei glitch ripetuti che generalmente sono dovuti ad un errore di scaricamento del file. È poco plausibile pensare che un regista esperto come Hostiou abbia montato il girato con questi piccoli taglietti d’onda. Tutto invece è estremamente vero in The Other Profile: ogni sbavatura e gimbal posizionato male, o focus poco stabilizzato, mirano a rendere il film un docu e viceversa. L’abilità di Hostiou risiede nel tenderci la mano nella realtà congolese, sfaccettata e quasi isolata dal proprio contesto, assimilando la storia con la verità, scambiando la percezione del linguaggio della vita e di quello del cinema così come avviene nell’indagine social che Hostiou porta avanti.
Il falso interiore – The Other Profile
In Dostoevskij ne Il sosia il doppio non è amichevole, ma tormentato, maligno, una spina nel fianco. Una presenza viva e nel contempo inafferrabile che caratterizza la ricerca di Armel Hostiou in The Other Profile. Il regista protagonista si affida al mistico per arrivare a concludere l’indagine e giungere a smascherare il falso. In questo viaggio grottesco Armel si vede obbligato nei confronti dello spirito guida a barattare lo svelamento dell’impostore con offerte di teste pecora e di corvo. La città di Kinshasa per i suoi dilemmi è troppo grande e su consiglio dei due amici Sarah e Peter il protagonista sconfina oltre la città per trovare le risposte che cerca. Nell’incontro col santone/pescatore Armel deve diventare preda e fondersi col suo doppio, individuando nel falso interiore la soluzione all’enigma dei social. Perché vero e falso alla fine sono la stessa cosa. Nel divenire dell’azione filmica The Other Profile scopre la sua natura di meta nel gioco del cinema che ammette un piano paritario solo con i medesimi strumenti.
Il doppio di Armel
Se la strategia dell’esca del pretesto delle chat erotiche non hanno sorbito i frutti sperati, Armel trova nel suo mondo il meccanismo più congeniale per concludere la storia. Il finto casting con cui The Other Profile attira l’impostore, spinge il film a dividersi tra gli abusi del mondo del cinema e la condizione femminile nel Congo contemporaneo. Ogni ragazza prestata alla finzione del sogno recitativo, davanti alla camera da presa rompe una quarta parete che va oltre la verità dietro la truffa. Diventando un coro di voci inascoltate delle donne dell’Africa centrale. Confrontandosi col suo doppio, un rapper smanioso di soldi facili attraverso il cinema, Armel quasi si scusa con quest’ultimo, cambiando pelle al film. L’opera di Hostiou da investigatrice si riappropria della propria indole documentarista, riconfigurando la macchina da presa col suo trasferimento di condivisione.
The Other Profile si occupa di indagare i sistemi complessi e fragili del furto d’identità a mezzo social, inglobando le due forme del racconto cinematografico. L’illusione e l’espressione del cinema.
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