Apre l’Asian Film Festival di Roma. Tra i film in concorso, WomenforRoteIsland sembra proprio un Manifesto del femminismo Indonesiano.
La violenza di genere Tema centrale
La violenza contro la parte più debole della società è tema centrale del film e sembra esserne vittima sacrificale un’unica famiglia. Il racconto è tratto da una storia vera. Martha, una giovane psichicamente instabile, diventa vittima di numerosi abusi all’insaputa della cerchia familiare dove, emblematicamente, s’insidia il germe stesso dell’abuso. Non capiamo se questa instabilità sia atavica, genetica, o conseguenza di una profonda depressione, effetto delle violenze subite. La sorella minore, Bertha, unica testimone oculare, sarà barbaramente uccisa per evitare lo smascheramento dei colpevoli.
Il contesto del film
“BECAUSE WE ARE BORN FROM BLEEDING GENITALS” recita il sottotitolo del film sul manifesto indonesiano (“Perché siamo nati da genitali sanguinanti”), a sottolineare forse non solo l’atto di dare al mondo una vita, ma di farlo dopo l’aver già subito violenze e soprusi sessuali. E infatti il film, poetico e cruento al tempo stesso, ci racconta l’iperbole di una violenza che arriverà al suo culmine in un container abbandonato tra la florida vegetazione di una meravigliosa isola indonesiana: Roti.
Il più grande arcipelago del mondo è infatti anche un luogo pieno di contraddizioni. Si trova nel Sud-Est asiatico con Capitale Giacarta e l’Indonesia sta perfettamente a metà tra mondi diversi: la cultura orientale, la tradizione islamica e pulsioni sociali che riguardano l’evoluzione dei diritti, in particolare la parità di genere. L’aborto è illegale, possibile solo in caso di protezione della vita della madre. La polizia nazionale continua a infliggere alle donne «prove di verginità» abusive, non scientifiche e discriminatorie; ricordiamo qui il caso del 2018 di Nuril “la ribelle” che ha scavalcato i confini nazionali.
Linguaggio raffinato ed attori eccellenti
Originale ed efficace l’uso costante di piani sequenza tra l’esterno e l’interno delle case del villaggio, a sottolineare come di contro ad una libertà e naturalità dei nuclei sociali nel loro ambiente, aperto e fluido, s’insinui comunque il germe della violenza dell’uomo sulla donna, del sospetto, in una micro-società dove tutti gli uomini si chiamano fratelli e tutte le donne si chiamano sorelle. C’è chi diventa cane per combattere i “lupi” ed altri, come afferma l’unico personaggio maschile capace di reale fratellanza, “resta umano”.
Si tratta di Damar-jati, 25 anni, ex ragazzo di Martha, interpretato da un bellissimo Van Jhoov, che ora gestisce un’azienda di giardini ornamentali. É lui a restituirci una identità più riconoscibile, più simile al nostro modo di concepire l’empatia e la pietà. Prova d’attrice intensa quella di Irma Rihi, complessa ed emotivamente coinvolgente nel ruolo di Martha, smarrita vittima della comunità.
Conclusioni
Agli occhi dello spettatore occidentale spicca la presenza dei cellulari in una ambientazione per certi versi quasi ancestrale e selvaggia. Usi e costumi tradizionali sopravvivono accanto ai riti cristiani, in un sincretismo molto presente nella lista dei film del Festival. Attuali i riferimenti ai movimenti di protesta in difesa dei diritti delle donne attivi in Indonesia negli ultimi anni: la scena finale con le donne in marcia ne fanno una sorta di Manifesto politico, anche se la sceneggiatura, così congenata, non lascia molto spazio alla crescita personale della coscienza politica dei personaggi femminili, tale da far risultare la chiusura sulla manifestazione un po’ forzata.
Il film è originale e di forte impatto emotivo e testimonia come, in qualunque latitudine ci si trovi, la violenza “domestica”, perpetrata nella ristretta cerchia della famiglia, è sempre quella più insidiosa e fatale.
Il film Women From Rote Island, prodotto dalla Bintang Cahaya Sinema Production House, è composto al 90% da bambini locali e al 100% girato in esterni sull’isola di Rote, Nusa Tenggara orientale. Questa produzione cinematografica, nelle intenzioni dei produttori e del regista, contribuisce allo sviluppo del potenziale culturale, dell’economia creativa e di nuove destinazioni turistiche sull’isola di Rote per le comunità locali e internazionali. La realizzazione del film rappresenta uno sforzo per promuovere questioni e valori umani, soprattutto legati alle donne e ai gruppi più vulnerabili della società.