‘Mediha’: la recensione del film d’apertura del Pordenone Docs Fest
Il regista Hasan Oswald offre un ritratto autentico di un’adolescente vittima della brutalità dell’uomo. Un inno alla libertà che passa dal riscatto sociale
Mediha, film di Hasan Oswald, ha aperto la XVII edizione del Pordenone Docs Fest. Un racconto che si sofferma sulla figura di una ragazza sopravvissuta al rapimento e alla schiavitù da parte dell’Isis.
Mediha, la trama
Il documentario rispecchia un intimo reportage sulla vita e i ricordi di una comunità martoriata come quella yazida. Un popolo colpito da vessazioni e da una violenza spietata nelle zone di Iraq, Turchia e Siria. Le azioni dell’Isis, artefici di un genocidio a tutti gli effetti, vengono mostrate attraverso gli occhi di Mediha, rimasta prigioniera per tanto tempo insieme alla sua famiglia.
Mediha, la recensione
Ci sono diversi pensieri che vengono in mente nel guardare questo film. Mediha parla di memoria, ma anche di quanto sia facile dimenticare. Se non per i recenti casi di cronaca, l’Isis sembrava solo un brutto ricordo. E questo non vale esclusivamente per i carnefici, ma anche per le vittime. Fa male assistere alle sofferenze patite da un popolo come quello yazida, colpito in maniera violenta dal Califfato che ha massacrato uomini e venduto donne e bambini come schiavi. Mediha ha vissuto tutto questo in assoluto silenzio. Non riesce a esprimere ciò che ha provato in quel periodo di prigionia per timore di avere ripercussioni.
Cinema verità
Il film da questo punto vista le dà finalmente voce per potersi raccontare al mondo. Un mondo che, purtroppo, non ha saputo cogliere la gravità di quello che è successo. Per questo il lavoro del regista Hasan Oswald può avere duplice significato: offrire alla protagonista tutto il tempo utile per riportare fedelmente la sua storia e coprire quel vuoto lasciato dalla cronaca con qualcosa che possa davvero lasciare il segno.
È questa infatti la forza di Mediha. Il film non è un reportage classico sull’attualità come si vedono spesso in televisione, anche se non mancano le testimonianze e le interviste autorevoli di chi ha scoperto la tratta degli schiavi dell’Isis tra Iraq, Turchia e Siria.
La voce della libertà
Questi aspetti sono raccontati con dovizia di particolari da chi in questi anni ha cercato di riportare a casa più di 3000 yazidi, perlopiù donne e bambini. Ma il focus del film è tutto su Mediha, vittima della brutalità dell’uomo che si alimenta spesso di false credenze e di pregiudizi resistenti nel tempo.
La ragazza utilizza la telecamera mostrando il sorriso. Un modo certamente per allontanare i pensieri e il dolore patito dopo essere stata privata della libertà. Il film, rappresentando il reale, vuole restituire un ritratto personale della vicenda grazie alla forza del linguaggio cinematografico. L’unico ad aver dato l’occasione a Mediha di poter riemergere da quel trauma, e cominciare una nuova vita.
Anno: 2023
Durata: 90 minuti
Genere: Documentario
Nazionalita: USA
Regia: Hasan Oswald
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