Si intitola I misteri del bar Étoile il nuovo film di Dominique Abel e Fiona Gordon, presentato in anteprima al festival di cinema francese Rendez-Vous. Il film arriverà nelle sale dall’11 aprile grazie ad Academy Two.
A Dominique Abel e Fiona Gordon, registi e protagonisti del film, abbiamo fatto alcune domande per capire alcune scelte.
I misteri del bar Étoile di e con Dominique Abel e Fiona Gordon
Sicuramente è difficile etichettare I misteri del bar Étoile in un genere solo o comunque in un genere ben definito. Forse possiamo dire che vi concentrate maggiormente sul genere noir, gangster, come si vede all’inizio del film con la pioggia, la musica e i passi di una persona che non vediamo. Poi improvvisamente c’è la svolta verso la commedia. Se doveste scegliere un genere per il vostro film quale scegliereste?
Dominique: Probabilmente diremmo il nostro genere. In effetti I misteri del bar Étoile è multiforme. Noi veniamo dal teatro, facciamo lo stesso tragitto dei pionieri del cinema. La forma che abbiamo scelto è ispirata alle origini del cinema e ai clown della settima arte più che a quelli del circo. Portando questo aspetto nel cinema non vogliamo abbandonare la parte creativa, poetica e divertente. Proviamo a fare un nostro genere.

Fiona: Potremmo definirlo un film noir-burlesque perché è un film che è una mescolanza di generi e un ibrido.
Dominique: Poi c’è da dire che ci divertiamo con questo stile. Abbiamo sempre adorato i film noir e gangster di Hitchcock. Ma non li avevamo mai messi in pratica sullo schermo; è stato un piacere per noi e per tutta la troupe, molta della quale è al femminile e tutte hanno avuto piacere a inventare tutto questo e prestarsi alla realizzazione di questo film.
Con questa risposta avete indirettamente risposto a un’altra domanda che volevo farvi, cioè se avete avuto delle influenze nel realizzare il film. Considerando che si mescolano tanti generi avete potuto pescare da tanti titoli. E poi il vostro modo di mostrare la storia ha il potere di far dubitare lo spettatore che deve interrogarsi per capire se quello che vede è vero o no.
Fiona: è vero. Infatti per noi non è la storia a essere importante, ma il modo in cui la si racconta. Ma c’è una storia vera dietro tutto questo: soprattutto i personaggi che sono catapultati in una vita con il quale il pubblico entra in empatia. Seguire la storia è un po’ più secondario secondo noi.

L’attenzione ai dettagli
E infatti anche I misteri del bar Étoile ne sono la dimostrazione. Non lasciate mai niente al caso nelle vostre opere. In questo film, per esempio, tra le tante cose, c’è un utilizzo del colore particolare che si può notare nel differente modo di vestire di Boris e Kayoko in rapporto a quello di Dom e Fiona. Come avete lavorato per la scelta dei colori?
Fiona: All’inizio non abbiamo un’idea fissa di quello che vogliamo. Scegliamo con gli altri attori e con i responsabili dei vari settori una palette di colori che per noi può esprimere qualcosa. Il rosso di Kayoko, per esempio, esprime la sua impulsività, il suo essere machiavellica e, in parte, cattiva. Boris, dal canto suo, veste di bordeaux, che lo rende meno chiaro come personaggio. I colori raccontano qualcosa come tutte le decorazioni.
Dominique: un altro esempio è anche il trench della detective che è interpretata da una donna. Abbiamo preso un elemento classico (la figura del detective) e l’abbiamo resa nuova perché interpretato da una donna. In effetti lei ha attraversato prove dolorose e porta delle cicatrici, vestendosi di conseguenza.
Fiona: sì, il trench è molto più grande di lei e questo significa qualcosa per raccontarla.

Non solo con questi elementi che avete citato, ma anche in generale avete invertito un po’ la classicità di alcuni generi.
Fiona: questo è ciò che rende interessante il lavorare con dei generi che hanno dei codici precisi: è divertente il fatto che puoi sovvertirli. Fa parte del piacere e del nostro modo di raccontare.
Dominique: poi un altro aspetto importante è che tutti i personaggi in questa storia sono catastrofici. Sono dei clown.
Il modo di raccontare di Dominique Abel e Fiona Gordon
Vorrei tornare al vostro modo di raccontare e al fatto che trattate molti temi facendo ridere. Anche ne I misteri del bar Étoile fate ridere, ma in situazioni non comiche. Il pubblico è obbligato a ridere sul momento e a riflettere immediatamente dopo. Ed è un elemento fondamentale che vi caratterizza.
Fiona: A noi viene naturale. Non abbiamo voglia di fare la morale al nostro pubblico, vogliamo che si facciano una loro idea sulla base di quello che noi raccontiamo. Il nostro approccio è empatico, non parodico. Più si ha confidenza più si può parlare di cose difficili e ridere di questo senza sbagliare strada.
Dominique: crediamo ci sia una relazione tra i personaggi e il pubblico. Quando ridiamo è il corpo che ride, ma il cervello arriva dopo, quindi è giusta la tua riflessione. Ed è questo quello che cerchiamo.

Una domanda è quella inevitabile sul tema del doppio che è spesso presente nel cinema. Voi siete riusciti a trovare un modo che, come avete detto, è empatico, comico, diverso rispetto al solito per creare questa dinamica. Avete avuto delle ispirazioni in questo, visto che ci sono molti titoli su questa tematica?
Dominique: in effetti è dall’inizio del cinema che c’è questo tema ed è molto classico. Addirittura è presente da prima che esistesse il cinema, con i giochi di specchi. Per I misteri del bar Étoile avevamo tutto in testa, avevamo la volontà di divertirci.
Fiona: è vero che ci faceva paura l’idea del doppio, ma speriamo di aver reso questo aspetto in maniera personale.
Sono Veronica e qui puoi trovare altri miei articoli