“Un’isola scolpita ed erosa dalle acque oceaniche e dai venti” scrive nelle sue cartoline dall’Irlanda il fumettista Pastoraccia su “Internazionale”, per descrivere in una frase il paesaggio che si può scoprire una volta atterrati nella regione d’Europa più esposta agli agenti climatici, l’Irlanda. Un territorio di cordiale burrasca e di familiare ignoto che è tornato di recente nel nostro immaginario cinematografico con Gli Spiriti dell’Isola, di Martin McDonagh.
Ed è proprio da questi celebri venti che arriva per la sua quindicesima edizione l’Irish Film Festa, il festival dedicato al cinema irlandese a Roma.
Un programma ricco di anteprime che ha dato ampio spazio al misterioso fratello del cinema di finzione: il documentario.
In occasione del ritorno del cinema irlandese alla Casa del Cinema abbiamo selezionato dal programma dell’Irish Film Festa 2024 cinque film sul reale da recuperare. Una lista di opere che ci regalano una tavolozza variegata del panorama documentaristico dell’isola.
Notes from Sheepland: un meraviglioso diario audiovisivo che congiunge l’arte ad una realtà tecno-bucolica
Orla Barry è una performance e visual artist. Tornata in Irlanda nella fattoria di famiglia riaggancia il rapporto con il mestiere del padre, la pastorizia, continuando in parallelo un discorso personale e lavorativo sull’arte e le sue forme.
La vicinanza pratica e venale con la sua terra e gli animali che la abitano viene raccontata nell’autobiografia di un anno che è Notes from Sheepland, nella quale Orla sviluppa e amplifica una vera personificazione con le pecore che pascola. Osservati e osservanti, la fauna intorno a lei collabora nella creazione di un racconto visivamente potente, un’immersione affascinante che unisce il cinema sperimentale ad una natura bucolica. Una poesia pastorale nell’epoca della videosfera.
In the shadow of Beirut: vicini agli occhi, vicini al cuore
Rappresentante dell’Irlanda agli Oscar 2024, In the shadow of Beirut è un tripudio di immagini dal messaggio potente e dalla bellezza fotografica. Un racconto che segue e dà voce a quattro anni di vite e famiglie nel Libano contemporaneo. Tra le strade dei poverissimi e storicamente complessi quartieri di Sabra e Shatila, il film è una raccolta di ritratti splendidamente rappresentanti e umanamente familiari. Nell’intrecciarsi delle vite delle quattro famiglie libanesi tutte le generazioni vengono interpellate, tutti gli sguardi vengono raccolti. Alcuni conquistano il cuore.
John Mcgahern: a private world. Un biopic intimo su uno dei più importanti scrittori dell’Irlanda rurale
Poco prima della sua scomparsa il regista Pat Collins intercetta in video la vita di John McGahern, considerato il principale scrittore irlandese dell’epoca moderna.
John Mcgahern: a private world ricorda nei modi, nelle riflessioni e negli sguardi l’About Time di Mike Dibb che nel 1985 seguì in un ritratto filmico il critico d’arte John Berger negli spazi familiari della sua casa. Del collega inglese riprende quel calore intimo così raro da cogliere nei biopic contemporanei.
Una buona occasione per fare la conoscenza di un intellettuale dall’occhio profondo e dalla visione nitida.
Face down. In un documentario d’inchiesta viene riscritta la storia di un trauma intergenerazionale
Intrecciando materiale d’archivio e interviste, Face down ricuce un dramma nazionale e, prima di tutto, familiare. Dalle nipoti a ritroso fino alla tragica morte del nonno Thomas Niedermayer, rapito e ucciso nel 1973 dall’IRA, la maledizione familiare di non vivere oltre i quarant’anni viene esorcizzata dall’ultima generazione di Niedermayer, in una narrazione che vuole essere racconto di resilienza e fotografia polarizzata di un’epoca.
I dream in photos: il “miglior mestiere del mondo”
Cathal McNaughton, fotogiornalista premio Pulitzer irlandese, regala al regista di I dream in photos non solo la cronaca di uno dei lavori più affascinanti, emozionanti e al contempo dolorosi e pieni di insidie, ma anche una raccolta strabiliante di immagini immobili. Una riflessione pratica del ruolo della fotografia e la posizione del fotoreporter, ma anche un racconto di umana caparbietà.
India, Birmania, Buthan, Irlanda. Nel viaggio di ritorno di Cathal che lo sta riportando alla sua terra per amore della famiglia I dream in photos è una lezione di storia e creazione dell’immagine e una riflessione lucida sul delicato rapporto tra lavoro e vita.
Il plus del racconto è nella figura stessa di Cathal, un orso gentile e immediatamente amabile.
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