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‘Gli agnelli possono pascolare in pace’, il nuovo film di Beppe Cino

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Una nuova commedia d’autore dalle sfaccettature thriller: è questo il genere de Gli agnelli possono pascolare in pace, nuovo film scritto e diretto da Beppe Cino e prodotto dalla Draka Production di Corrado Azzollini con il contributo della Apulia Film Commission

Il film è in concorso al Bif&st Bari International Film & Tv Festival 2024 nella sezione competitiva Italia FilmFest 2024/Nuovo cinema italiano.

Gli agnelli possono pascolare in pace, la trama

Racconta la storia di Alfonsina Milletarì (Maria Grazia Cucinotta), una donna che lavora come bidella in una scuola di Racalmuto, in Sicilia.

La donna, devota credente, riceve la visita della Madonna in sogno. Con accento straniero, le confida di essere seppellita sotto un albero di ulivo e le chiede aiuto. La prima cosa che fa Alfonsina il giorno dopo è recarsi nella chiesa dove si trova una statua del Cinquecento della Madonna e chiederle spiegazioni. La donna è disorientata perché la statua è stata portata via per essere restaurata.

Decide allora di parlare con il parroco e raccontargli del sogno. I due si recano nel luogo indicato dalla Madonna, l’ulivo in questione appartiene alla famiglia Malavasi, nemica giurata di quella di Alfonsina. Dopo aver scavato scoprono che non c’è nulla, ma da quel momento si verificano strani eventi intorno al sacro mistero…

Gli agnelli possono pascolare in pace

Le parole del regista Beppe Cino

“È un film che affronta una tematica urgente del nostro presente il tema del confine, su cui si scontrano tutti i popoli di ogni razza e da sempre. Il titolo è ispirato alla sonata di Bach 208 “Le pecore possono pascolare in pace” ed è diventato Gli agnelli possono pascolare in pace a sottolineare come le vittime sacrificali per antonomasia possano crescere e trovare l’opportunità di un nuovo equilibrio” dichiara Beppe Cino.

“Gli agnelli possono pascolare in pace si compone delle strutture del giallo metafisico mescolandosi con parsimonia al genere della commedia e sfruttando la linea narrativa drammatica alle suggestioni del realismo magico per una “meditazione antropologica che si muove tra le istanze di un’evoluzione permanente e la dimensione più intima della psicanalisi, un cinema spirituale che affonda la sua ricerca dentro le vedute del mondo reale” spiega il regista.