Fa finalmente chiarezza sul ruolo delle ONG e su quello oscuro e osteggiante del Governo, il documentario Un mare di porti lontani, diretto da Marco Daffra.
Sin dai titoli di testa, i morti accertati nel Mediterraneo, dal 1990, sono circa 50,000 tra uomini, donne e bambini.
“L’assegnazione di porti lontani sta diventando una cinica routine.”
Il titolo del documentario punta il dito contro le scelte di chi, invece di segnalare il porto italico più vicino all’avvistamento dei migranti in mare, comunica il più delle volte ai volontari delle ONG di raggiungere porti lontani, come quelli di Livorno o Massa Carrara.
Un doc che intervista i giovani volontari delle ONG
I migranti sono così costretti ad affrontare altri giorni di navigazione e restare sul ponte della nave, bruciati dal sole in estate e esposti al freddo e al gelo in inverno.
Nel film sfilano i volontari delle ONG, per lo più giovani, che effettuano il 7% dei salvataggi in mare (il restante il 93% è di appannaggio dalla Guardia Costiera Italiana, Guardia di Finanza o sbarchi autonomi).
Dalle loro testimonianze emerge che dai porti libici partono piccole imbarcazioni, sovraccariche, inadatte ad affrontare il mare aperto. I migranti, viaggiano senza acqua e cibo a bordo.
Quando sono avvistate, i migranti sono per lo più stremati, denutriti e disidratati. Inoltre, la maggioranza di essi, non sa nuotare e non conosce il mare. Infine, i salvataggi avvengono spesso di notte, con un mare solcato da onde alte più di un metro.
La campagna denigratoria contro le ONG
I volontari delle ONG non solo stigmatizzano il perdurare dell’azione del Governo, che ostacolano il loro lavoro di soccorso, ma rimarcano come gli attacchi e le denunce contro di loro sono strumentali.
“Finché ci sarà povertà e conflitti armati, le persone continueranno a muoversi. È ingiusto impedire l’immigrazione perché è un diritto umano.”
Toccante la testimonianza di Pietro Bartolo, “il medico di Lampedusa”.
“Chi siamo noi che possiamo dire: tu qui non puoi venire, quando noi possiamo andare a casa loro in qualsiasi momento?”
Bartolo, infatti, si scaglia contro chi ha imbastito una cultura dell’odio e di rancore contro gli immigrati e creato l’immagine di un nemico da contenere e portatore di malattie.
Suadente infine la colonna sonora di Samuele Luca Cecchi.