Il 14 aprile 1973 nasceva Adrien Nicholas Brody, uno degli attori più apprezzati della sua generazione. Una carriera che continua a regalare successi da 35 anni, collezionando più di 65 apparizioni tra film e serie televisive. Premio Oscar nel 2003 come “miglior attore protagonista”, i suoi interessi artistici spaziano dal cinema, alla pittura, alla musica ed anche alla moda.
Adrien Brody: l’infanzia in famiglia
Adrien Brody nasce il 14 aprile 1973 a New York, più precisamente nel quartiere del Queens, il più grande dei 5 distretti della “Grande mela”. Figlio unico dei coniugi Silvia Plachy ed Elliot Brody, cresce in un ambiente familiare artisticamente stimolante. Sua madre infatti è una nota fotoreporter figlia di un nobile ungherese e di un’ebrea ceca, costretta a fuggire da bambina dall’Ungheria comunista durante la Rivoluzione del 1956. Il padre invece è un’insegnate di storia, figlio di emigrati polacchi di origine ebraica.
Adrien ha un’infanzia irrequieta e ribelle e a salvarlo dalla delinquenza è la passione per la recitazione. Fin da piccolo ama esibirsi alle feste dei suoi coetanei come mago e si fa chiamare “Il meraviglioso Adrien”. Incoraggiato dalla madre si iscrive all’American Academy of Dramatic Arts e poi alla High School for Perfoming Arts.
“Per me recitare è cercare di sfuggire a una vita ordinaria, che ti incatena a ruoli prefissati, insieme al desiderio che tutti noi abbiamo di fuggire da noi stessi, dalle nostre paure e dal nostro dolore”.
L’adolescenza: i primi passi nel cinema
A 12 anni Adrien Brody appare già sul piccolo schermo accanto a Mary Tyler Moore nella sit-com Anne McGuire e nel film Home at Last di David Devries, entrambi del 1988. All’età di 13 anni recita in uno spettacolo off-Broadway e in un film della PBS-TV. In seguito riesce a ottenere una piccola partecipazione nel collettivo ‘New York Stories’ (1989) diretto da Francis Ford Coppola e incentrato sulla città omonima.
Si trasferisce a Los Angeles a 19 anni per tentare la fortuna sul grande schermo e nel 1993 ottiene un ruolo in Piccolo grande Aaron di Steven Soderbergh, accolto favorevolmente dalla critica.
Nel giro di pochi anni prende parte ad una serie di film indipendenti che riscuotono poco successo, tra cui: Angels (1994), Solo (1996) e Bullet (1996). In quest’ultima opera lavora accanto all’amico e compianto Tupac Shakur, che gli trasmette la passione per la cultura e musica Hip-hop, di cui tutt’ora è amante.
Adrien Brody in una scena di “S.O.S. Summer of Sam – Panico a New York” (1999).
Tra speranze e grandi delusioni
Arriva il momento della grande occasione con il film La sottile linea rossa (1989) ed è diretto da Terrence Malik (autore di The Tree of Life). Il ruolo che gli viene assegnato è quello del soldato Fife, alter ego di James Jones, autore dell’autobiografia da cui è tratto il film. In fase di montaggio vengono però tagliate tutte le scene interpretate da Brody, tranne un intenso, muto, sguardo di paura, senza alcuna battuta.
Per l’attore è un duro colpo. La lavorazione di questo film gli era costato un tempo lungo 6 mesi lontano da casa, dovendo girare in Australia. La sua compagna dell’epoca lo aveva lasciato e la sua salute mentale veniva continuamente minacciata dall’isolamento di cui era schiavo, un po’ come lo stesso soldato Fife.
Fortuna vuole che lo stesso Malik invia il suo provino al regista Spike Lee, suo amico. A quest’ultimo piace così tanto che lo ingaggia nel suo film, SOS – Summer of Sam – Panico a New York (1999), accolto positivamente da pubblico e critica. Durante le riprese della scena del combattimento finale ad Adrien viene rotto il naso. Se in un primo momento l’attore è furioso per l’accaduto, una volta sistemato decide di non ricorrere alla chirurgia estetica. Divenendo così, quel naso, uno dei suoi tratti distintivi.
“Farei tutto quello che serve per un ruolo. Chiunque mi stia intorno lo capisce e lo rispetta”.
Adrien Brody in una scena di ‘Liberty Heights’ (1999).
La fama a portata di mano
Adrien Brody comincia a farsi notare e così arrivano le prime grandi offerte dagli Studios. Nel 1999 recita in Liberty Heights di Barry Levinson interpretando Van, uno dei due fratelli Kurtzmans, alle prese con un mondo fatto di barriere razziali e classiste.
L’anno seguente, senza nemmeno leggere la sceneggiatura, prende parte dell’opera di Ken Loach Bread and Roses, presentato al Festival di Cannes. Per prepararsi al meglio a questo ruolo Adrien si infiltrerà sotto copertura nel sindacato di Los Angeles per fare ricerche sulla vita dei loro membri.
“La recitazione è un processo individuale, io cerco di “recitare” il meno possibile, non voglio imitare nessuno, voglio vivere l’esperienza. La connessione con la verità apre una nuova consapevolezza”.
Seguono alcuni film di minore successo, come i drammi Intrigo della collana, Harrison’s Flowers e Hard Attraction, tutti del 2001.
Adrien Brody in una scena di ‘Bread and Roses’ (2000).
Il pianista: la consacrazione definitiva
La carriera cinematografica di Adrien Brody è pronta per spiccare il volo. Sarà il regista Roman Polanski a sceglierlo per il ruolo intenso del pianista ebreo Wladyslaw Szpilman, prigioniero del ghetto di Varsavia durante l’occupazione nazista. Nel 2002 esce Il pianista, toccante trasposizione di un romanzo autobiografico, in cui Polanski rievoca anche le dolorose esperienze personali dell’infanzia.
Per prepararsi al ruolo da protagonista Adrien impara a suonare brani di Frédéric Chopin al pianoforte, esercitandosi per diverse ore al giorno. Perde inoltre quasi 15 kg, decidendo di allontanarsi dalla sua vita reale, rinunciando alla macchina e all’appartamento. Tutto questo per cercare di connettersi, in piccola misura, con il dolore e la disperazione che avevano patito gli ebrei polacchi.
La forza evocativa della sua interpretazione deriva anche dalla radici familiari che lo accomunano agli eventi rappresentati nel film. I suoi nonni paterni e materni erano infatti morti durante le persecuzioni dell’esercito fascista in Polonia. Così, all’età di 29 anni, Adrien Brody sostituisce Richard Dreyfuss come attore più giovane a vincere un Oscar come “miglior attore protagonista”.
Clicca qui per leggere la nostra recensione.
Adrien Brody in una scena de ‘Il Pianista’ (2002).
Cavalcando l’onda della fama
I 5 anni che seguono la sua interpretazione nel film di Polanski, presentano Brody come una delle personalità più influenti e richieste dello star system hollywoodiano. Realizza almeno due film all’anno, tutti quanti diretti da nomi importanti e che ottengono grande successo al botteghino.
Lo vediamo, così, cimentarsi in ruoli intriganti: interpreta un giovane con problemi mentali nell’horror d’atmosfera The Village (2004) di M. Night Shyamalan e un ex caporale della Guerra del Golfo sofferente di amnesia in The Jacket (2005) diretto da John Maybury. Per quest’ultima opera Brody svolge sessioni in una vasca di isolamento, esegue esercizi in prigione e segue una dieta proteica.
Veste inoltre i panni del visionario commediografo Jack Driscoll nella rivisitazione di King Kong (2005) da parte di Peter Jackson. Impersona un investigatore che indaga i retroscena del mondo dello spettacolo in Hollywoodlan (2006). E poi, ancora: si trasforma nello stralunato Peter, che raggiunge i suoi due fratelli in un surreale viaggio in India ne Il treno per il Darijeeling (2007) di Wes Anderson.
“Wes è un genio, è uno storyteller unico ed è l’unico regista che mi ha permesso di essere divertente”.
Passi falsi e la risalita
Tra il 2008 e 2011 l’attore si impegna in una serie di opere che non riscuotono una buona accoglienza sia dal pubblico che dalla critica. Amico intimo di Asia Argento, partecipa nel 2009 alle riprese di Giallo, diretto da Dario Argento (padre di Asia), lavorando al fianco della sua ex fidanzata Elsa Pataky. La pellicola subisce alcuni problemi produttivi e distributivi, e viene immessa sul mercato direttamente nella versione home video nell’ottobre 2010. Brody denuncia però la produzione per inadempienze contrattuali e lesione dei diritti d’immagine, chiedendo inoltre il blocco dell’uscita del film.
La chiamata decisiva arriva da Woody Allen, per Midnight in Paris (2011) per uno dei più difficili della sua carriera, quello di Salvador Dalì, il noto pittore spagnolo. Per la sua interpretazione otterrà diverse nominations in premi ambiti.
Clicca qui per leggere la nostra recensione.
L’attore tornerà a lavorare per Wes Anderson in Grand Budapest Hotel (2014) e The French Dispatch (2021) e affiancherà poi Jackie Chan e John Cusack ne La battaglia degli Imperi – Dragon Blade (2015) diretto da Daniel Lee, una co-produzione tra USA, Cina e Italia.
Adrien Brody in una scena di ‘Midnight in Paris’ (2011).
Gli impegni recenti
Gli anni più recenti lo vedono al centro di progetti indipendenti ma anche realizzati da grandi produzioni. In Backtrack (2015) di Micheal Petroni, Adrien prende la parte di Peter Bower, uno psicoterapeuta che soffre di incubi e visioni inquietanti da quando la figlia è morta in un incidente stradale.
La carriera dell’attore non lo vede impegnato solamente in film, bensì anche in serie televisive. Una delle più importanti è Peaky Blinders, scritta da Steven Knight, che raffigura il dramma della famiglia Shelby, originaria di Birmingham. Brody fa la sua apparizione nel corso della quarta stagione nel ruolo di Luca Changretta, gangster italo-americano leader dell’omonima famiglia criminale.
“Ho fatto la guest in un ruolo limitato, ma ho avuto la possibilità di lavorare con un cast fantastici e con creativi di primo livello. Oggi le serie hanno cancellato la classificazione tra attore di cinema e attore di tv, non c’è più lo snobismo di una volta”.
Nel biopic diretto da Andrew Dominik Blonde (2022), sulla vita e morte di Marylin Monroe, Brody interpreta il drammaturgo Arthur Miller, marito per diversi anni della nota attrice. Per la terza volta nella sua carriera Wes Anderson lo ingaggia per un suo film, in questo caso nel ruolo di Shubert Green in Asteroid City (2023).
Adrien Brody nei panni di Luca Changretta nella serie tv ‘Peaky Blinders’ (2017).
Adrien Brody: la musica e la moda
È risaputa la passione di Adrien Brody per la musica, coltivata sin da quando era bambino, orientato verso l’Hip-hop. Uno dei suoi gruppi preferiti è quello dei Beatnuts, mentre il suo mentore artistico è RZA, rapper membro del collettivo Wu-Tang Clan. Un suo grande sogno è quello di diventare un giorno un produttore discografico.
“La pittura, la musica, la moda e le arti visive sono per me forme creative d’espressione da diversi anni”.
Il suo interesse per la moda non riguarda solamente la sfera lavorativa. Nel 2019 infatti, durante un evento per il lancio dei suoi costumi al Dorado Beach Ritz-Carlton Reserve di Puerto Rico, Brody incontra la stilista Georgina Chapman. I due parlano e da quel momento inizia la loro relazione, che continua tutt’oggi.
Nel frattempo l’attore debutta come stilista per Bally. Il brand di lusso svizzero sigla una collaborazione con Brody, che si allontana dai set cinematografici per debuttare come stilista e creare una serie di capsule, autonome, per la maison guidata dal ceo Nicolas Girotto.
Ciao! Sono Cristian e cliccando qui potrai leggere tutti i miei articoli.