Il club degli imperatori, tratto dal libroThe Palace Thiefdi Ethan Canin,si inserisce all’interno del panorama del cinema formativo. Al centro c’è infatti il mondo della scuola con un professore che la vive sia come luogo di insegnamento che di formazione umana.
La fiamma della storia è il complesso rapporto tra l’insegnante, il premio Oscar Kevin Kline, e il suo allievo indisciplinato, un Emile Hirsch ad inizio carriera. Centrale nella trama è anche la gara tra i ragazzi su argomenti di storia antica (da qui l’origine del titolo (in inglese The Emperor’s Club).
Il film, diretto da Michael Hoffman, che annovera nel cast anche i quasi esordienti Paul Dano e Jesse Eisenberg, è ora disponibile su Amazon Prime Video.
Il club degli imperatori: la trama
La narrazione si sviluppa in Virginia attorno al 1976 nella facoltosa St. Benedict’s, una scuola privata il cui scopo è quello di modellare a leader del futuro i suoi ricchi studenti. William Hundert (Kevin Kline) è il vice preside che insegna agli alunni lezioni di vita su greci e romani. William è piuttosto severo ma, grazie alla passione per il mondo classico, riesce a farsi amare dai suoi discenti. Tutto procede a gonfie vele fino all’arrivo a metà semestre di Sedgewick Bell (Emile Hirsch), il figlio di un senatore degli Stati Uniti. Quest’ultimo e il professore sviluppano subito un rapporto conflittuale, fatto di amore e odio. Dopo un avvertimento di suo padre (Harris Yulin), però, Bell si mette a studiare seriamente diventando uno dei migliori.
Hundert prepara la classe a partecipare ad una gara d’istituto che assegna un premio, il “Giulio Cesare”, allo studente più preparato in storia classica. Il gruppo è in fibrillazione per la prova, ma accade poi qualcosa che rompe di nuovo gli equilibri.
Dopo 25 anni lo stesso Sedgewick propone di rifare il concorso, e questo evento riporterà in vita vecchi dissapori tra lui e il vice preside.
Il professor Hundert (Kline) 25n anni dopo
Il club degli imperatori: introduzione al film
Il lavoro di Hoffman si inserisce inuna lunga serie di ritratti sentimentali di grandi insegnanti. Un filone che parte da lontano e che include Addio, Mr. Chips di Sam Wood (1939), La scuola della violenza di James Clavell (1967), La strana voglia di Jean di Ronald Neame (1969), L’attimo fuggente di Peter Weir (1989), Goodbye Mr. Holland di Stephen Herek (1995) e Mona Lisa Smile di Mike Newell (2003).
Data l’immagine centrale e positiva del docente, Il club degli imperatori ha molto in comune con le pellicole sopra citate. Tuttavia, nessuna di queste ha il coraggio di addentrarsi nei complessi territori dell’etica esplorati nel racconto del 2002.
Inoltre, ciò che risalta è la sceneggiatura di Michael Tolkin. Grazie ai suoi dialoghi ben strutturati si possono trarre ottimi spunti di riflessione.
C’è una forte connessione tra la materia insegnata dal protagonista e lo stile del lungometraggio. La passione per il mondo classico è da sempre viva nel cinema del regista americano che con l’attore principale aveva già condiviso il set in Bolle di sapone (1991) e Sogno di una notte di mezza estate (1999).
La regia ha il difetto di essere nella sua impostazione forse troppo metodica, ma ha il pregio di sviluppare il racconto nel modo più lineare possibile.
Il cineasta si mette al servizio della storia, aggiungendo giusto qualche artificio retorico che serve a tenere alta l’attenzione.
Una seconda lettura del film
La vicenda racconta di un insegnante che prepara i ragazzi ad una competizione accademica, cercando di forgiarne positivamente il carattere. Ma è vero anche che, in un momento di illusione, il protagonista viene meno ai suoi principi e permette ad uno studente di farla franca con l’imbroglio. Il film presenta Hundert come una figura esemplare (anche se tradisce il suo stesso credo) percependo così l’ombra del fallimento come educatore.
Viene data una precisa visione del professore ma, ciò non impedisce di rivelare un altro aspetto, a lui stesso finora sconosciuto.
Il cinema ha fornito quasi sempre immagini di docenti dall’animo nobile e in questo Il club degli imperatori si distingue. Viene delineato un ritratto del personaggio principale delicato, premuroso e capace nel suo lavoro, ma anche imperfetto. La performance data da Kline dimostrauna profonda comprensione del suo William, che è, dopotutto, migliore della maggior parte delle persone. Ma la sua personalità interessa non perché sia impeccabile ma perchè incarna bene il concetto di imperfezione umana. Inciampa in progetti sbagliati e cede a misfatti morali di cui si pente, ma non prima di aver ferito qualcuno.
Hirsch, Eisenberg e Dano in una scena del film
Lo squarcio sull’etica umana
Il film di Hoffman insegna che l’etica è ciò che guida la vita umana. Tuttavia, non sempre ci prendiamo il tempo di considerare consapevolmente le nostre scelte su come potremmo o dovremmo comportarci.
In questo dramma dal sapore vintage, Hundert è un uomo morale che perde la strada quando cerca di assumersi la responsabilità delle scelte esistenziali di Bell. L’ego spesso sabota gli ideali etici più alti. Anche a distanza di anni, quando la classe si ritrova ad una rivincita del gioco, il docente dovrà scontrarsi con sorprese fuori dalla sua realtà.
Questa solida pellicola trasmette magnificamente il pendio scivoloso della disonestà. Il disprezzo per le vecchie e sagge virtù nei corridoi del potere dove i ricchi pensano di poter avere ogni cosa grazie alla loro facoltosa condizione, mostrando brillantemente il divario umano tra onestà reale e apparente.
Una visione negativa dei politici
Il club degli imperatori, nonostante mostri la faccia buona della scuola, riesce anche a comunicare il male nascosto nella politica. Se da una parte il lungometraggio è figlio delle classiche convenzioni narrative e visive ( proprie delle commedie drammatiche statunitensi) dall’altra colpisce per l’approccio ad un argomento più complesso. In parallelo alla storia principale ci sono la corruzione, i sotterfugi e la ferocia associati non casualmente alla politica. Come voler sottolineare che in America il negativo viene dall’arrivismo spregiudicato degli uomini politici. E questo intacca anche ciò che dovrebbe essere esente da tali disonestà, come i giovani studenti.
La lotta tra vecchio e nuovo
La contrapposizione tra Hundert e Bell è un riferimento a quella tra mondo vecchio e nuovo. Il vice preside utilizza metodi retrogradi ma efficaci, il ragazzo invece bara e sfrutta ogni occasione per ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo, fallendo in modo miserevole.
La pellicola può essere letta anche come una metafora del mondo moderno, ambientata in parte nei primi anni ’00, quando molte cose stavano cambiando e si stava preparando lentamente il terreno per la rivoluzione digitale.
Il professor Hundert (Kline) e l’alunno Bell (Hirsch) in una scena del film
Una morale interessante
Il club degli imperatori si assicura il successo attraverso una serie di elementi azzeccati. In primo luogo grazie ai ritratti dei due protagonisti, Hundert e Sedgewick. Sono notevoli le solide interpretazione di Kevin Kline, convincente nel caratterizzare un uomo che vede i propri principi messi a dura prova, e di Emile Hirsch, perfettamente centrato nel ruolo del ‘disobbediente’.
In secondo luogo la sua riuscita è dovuta agli interrogativi che solleva tra educatore ed educandi, affrontando anche un argomento difficile come quello dell’etica con le sue intricate riflessioni. Rappresenta sì il lato buono dell’istruzione, ma allo stesso tempo la presa di coscienza che non si può vivere di soli successi e che non si domina chi non vuole cambiare.
Con questo film Hoffman comunica chiaramente cosa significhi insegnare: non solo inculcare nozioni ma, preoccuparsi di tracciare una strada definita che i giovani possono o non possono seguire.
Il trailer
Il club degli imperatori
Anno: 2002
Durata: 109 minuti
Distribuzione: MEDUSA DISTRIBUZIONE
Genere: drammatico
Nazionalita: USA
Regia: Michael Hoffman
Data di uscita: 26-September-2003
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