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Fotografia e separazione: 5 film del 2023 da recuperare

Come si traduce la perdita attraverso la luce? Ecco 5 film del 2023 che ci hanno suggestionato per la loro fotografia

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“Bisogna dire che è facile scrivere un’alba livida, ma come fare a tradurla in immagini?”

Così dichiarava in un’intervista Giuseppe Rotunno, considerato tra i maggiori e più influenti direttori della fotografia dei nostri tempi. In effetti, la traduzione figurativa della sceneggiatura o delle idee del regista non è così semplice: si tratta di un lavoro diretto su quella che è per eccellenza la materia dell’espressione del film, la luce. Ma come tradurre sensazioni e sentimenti attraverso i valori cromatici e luministici di un’opera? Tra i titoli del 2023, ne abbiamo individuati cinque che per noi sono riusciti a raccontare attraverso l’uso della fotografia un tema estremamente delicato: la separazione

Fotografia e separazione

Close, di Lukas Dhont

Léo (Eden Dambrine) e Rémi (Gustav De Waele) hanno tredici anni e sono inseparabili. Passano moltissimo tempo insieme, uniti da un grande affetto che presto sarà motivo di scherno da parte dei compagni di scuola. La situazione precipita in fretta, tra la vergogna e l’elaborazione di un legame destinato tragicamente a terminare. 

I primi piani prevalgono nel lungometraggio, catturando gli sguardi magnetici dei due protagonisti, capaci di rendere i silenzi assordanti. Il cinema di Dhont è questo: porre al centro dell’inquadratura i sentimenti ed il loro labile equilibrio nell’adolescenza. 

Vincitore del Grand Prix Speciale della Giuria al Festival di Cannes e candidato agli Oscar come miglior film internazionale, è distribuito da LuckyRed e disponibile su SkyCinema, Youtube, Chili.

‘Close’ di Luka Dhont: i tormento del giovane Léo.

fotografia e separazione

Gli oceani sono i veri continenti, di Tommaso Santambrogio

Il giovane autore milanese con il suo esordio – film di apertura nelle Giornate degli Autori dell’80 Mostra del Cinema di Venezia – ci regala una Cuba poetica in bianco e nero, che fa da sfondo a tre separazioni dolorose. Edith e Alex, una coppia di teatranti con aspirazioni diverse; Frank e Alain, due bambini che sognano di diventare giocatori di baseball negli Stati Uniti; Milagros, un’anziana signora in pensione, che passa le giornate ascoltando la radio e leggendo vecchie lettere del marito. Tre generazioni diverse, tre storie che dialogano intrappolate nei dubbi e negli ostacoli della vita, nella cornice di San Antonio De Los Baños.

La scelta della bicromia, omaggio ai registi Lav Diaz e Alfonso Cuarón, ci riporta ai sapori nostalgici tipici dell’isola, libera dalle narrazioni popolari di solo divertimento. Santambrogio ci parla di una dimensione corale potente e genuina, mostrandoci cosa significhi proseguire con le nostre vite nonostante il fantasma della separazione aleggi intorno a noi.  

L’opera è distribuita da Fandango e potete ancora trovarla in alcune sale italiane.

Leggi la nostra recensione del film!

fotografia e separazione

Fotografia e separazione

Discoboy, di Giacomo Abruzzese 

Unico film italiano in concorso al 73° Festival Internazionale del Cinema di Berlino, vincendo l’Orso d’argento per il Miglior Contributo Artistico. Vanta una lavorazione di dieci anni e se ne comprendono i motivi. Dopo un lungo e difficile viaggio attraverso l’Europa, Aleksei (Franz Rogowski) arriva a Parigi per arruolarsi nella Legione Straniera. In cerca di una nuova vita, è pronto a tutto pur di ottenere il passaporto che gli è stato promesso. In una missione di salvataggio presso il fiume Niger per salvare degli ostaggi francesi, incontra Jomo (Morr Ndiaye), capo del gruppo nemico. Le vite dei protagonisti iniziano ad intrecciarsi, ai confini tra visibile e invisibile.

Una fiaba drammatica, quasi documentaristica, che ci riporta ad un tema estremamente contemporaneo. Discoboy è rottura e metamorfosi allo stesso tempo, un concetto reso attraverso le immagini: come lo scontro tra Aleksei e Jomo, filmato con una camera termica. Colori e suoni si fondono, così come i protagonisti. Non c’è più un confine politico/geografico a separarli, perché sono tutti parte di un vorticoso vivere, in cerca di un futuro migliore. 

Il film è distribuito da LuckyRed e disponibile su YoutubeChili

Conversazione con Giacomo Abruzzese.

fotografia e separazione

Decision to leave, di Park Chan-wook 

Il detective coreano Hae-jun ( Park Hae-Il) indaga sulla morte di un uomo precipitato da una montagna. I primi sospetti ricadono sulla moglie Soa-rea (Tang wei), a causa di alcuni graffi e lividi e uno stato d’animo apparentemente tranquillo nonostante l’accaduto. Andando avanti con le indagini, i due finiscono per avvicinarsi, innescando un corto circuito di ossessione sentimentale alla scoperta della verità. Una tragedia che ha le forme di una commedia, con elementi da detective story noir.

Risulta difficile definire cosa sia Decision to leave, anche se la visione ci ingloba in una dimensione straniante: i tecnicismi tra girato e montaggio traducono perfettamente l’alienazione di un rapporto destinato a non evolvere, a dissolversi nell’aria. Un poema visuale, dove il turchese prevale sullo schema rosso-verde-blu, lasciando sul finale spazio ad una luce calda e ambrata. Un abisso di segreti, nel quale il protagonista decide di non gettarsi per non incontrare il destino sbagliato, allontanandosi da lei definitivamente.

Premiato a 75° Festival di Cannes per la miglior regia, il film è distribuito da LuckyRed e disponibile su SkyCinema, Chili.

Leggi la nostra recensione del film!

Gli esordi di Park Chan-wook.

fotografia e separazione

La Bête, di Bertrand Bonello 

In un futuro distopico ma non troppo lontano, grazie all’intelligenza artificiale sarà possibile liberarsi da tutte quelle emozioni superflue che intralciano la nostra esistenza. Per farlo, Gabrielle (Léa Seydoux) si sottopone ad un esperimento per purificare il suo DNA dalle memorie emotive: deve rivivere le cose irrisolte delle sue vite precedenti, per comprendere a fondo dove sono i nodi da sciogliere ed eliminare. Ma la bestia ritorna sempre, ovvero la paura dell’amore, e con essa anche Louis (George MacKay). La narrazione naviga tra il melodrammatico e lo sci-fi romantico, attraversando tre epoche differenti (1910,2014,2044).

Il pericolo di rappresentare alcuni elementi come classicità e modernità nella fotografia è di ricorrere all’effetto del tableau vivant, ma per La Bête è necessario e potenzialmente funzionale. Rimaniamo sospesi in tutti gli scenari, tra noto e ignoto, riflettendo su cosa ci fa più paura: gli effetti di un grande amore mai consumato, o vivere le proprie emozioni nonostante l’angoscia? 

Il film è stato presentato in anteprima alla 80ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Sarà distribuito in Italia da I Wonder Pictures.

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