Una promessa destinata a rimanere nel tempo è quella che è al centro del film Promise di Min Byung-hun.
Presentato nella sezione Independent Korea del Florence Korea Film Fest 2024, il film è un dramma con al centro un bambino di nove anni che, insieme a suo padre, cerca di superare la morte della madre.
Si-woo è il piccolo protagonista della triste vicenda mostrata nel lungometraggio. I due cercano di farsi forza vicendevolmente e superare una perdita troppo grande per entrambi, per motivi diversi. Provano a cercare conforto nella preghiera, nel dialogo e nella poesia. Soprattutto sono legati tra loro e al ricordo della donna tramite una promessa fatta da quest’ultima.
Una litania quasi infinita, un loop che sembra non trovare via d’uscita se non quella del pianto e del conforto reciproco che solo loro, pur viaggiando, pur provando a fare attività extra, possono scambiarsi.
L’importanza dei ricordi
Si potrebbe definire Promise come la storia di un viaggio emotivo, un cammino alla ricerca di sé, pur appoggiandosi a una dipartita e a una ferita così grande.
E lo si comprende molto bene fin dall’inizio, quasi una rappresentazione del ricordo stesso, un tentativo di portare sullo schermo quella mancanza che sia loro che, così facendo, anche noi spettatori possiamo vivere davvero.
Poi il ripetersi costante di alcune scene, di alcuni momenti e alcune sequenze, come a rievocare momenti passati che purtroppo non potranno più tornare è significativo. Fa ben comprendere la tristezza e la solitudine dei personaggi anche allo spettatore, pur se non colpito da questa perdita.
Altro indizio di solitudine è poi il costante silenzio che si alterna alle parole del bambino che rievoca ricordi della madre accanto a suoi pensieri e commenti a momenti passati insieme o che avrebbe potuto e voluto trascorrere con lei.
Un dramma documentaristico
Anche la scelta di mescolare il racconto di finzione a quello che, pur essendo comunque sempre un racconto di finzione, è una ripresa di uno dei personaggi è un ottimo modo di empatizzare con il dramma che padre e figlio vivono costantemente. La differenza tra le riprese del film e quelle amatoriali del genitore è evidente, ma significativa e quasi poetica. Quella patina di registrazione passata riesce a fare breccia nel cuore del pubblico e anche del piccolo che diventa un doppio protagonista di una vicenda nella vicenda.
Protagonista di un dramma e protagonista della propria vita, così come protagonista del film e della ripresa amatoriale del genitore. Ma parallelamente anche voce fuori campo e voce dell’innocenza e della coscienza.
Un pugno allo stomaco le sue parole e le sue riflessioni.