Erano ragazzi in barca- la recensione
Su Prime Video è da poco disponibile Erano ragazzi in barca, ultimo film da regista di George Clooney. Si tratta dell’adattamento del saggio di Daniel James Brown “Erano ragazzi in barca: La vera storia della squadra di canottaggio che umiliò Hitler”. Clooney realizza un classico film sportivo che punta sui valori del gioco di squadra e della perseveranza. Un film che racconta in maniera visivamente impeccabile il fascino degli anni Trenta, ma che non spinge mai il piede sull’acceleratore, a causa di una sceneggiatura fin troppo prevedibile.
Protagonista è l’attore britannico Callum Turner, che abbiamo visto in The only living boy in New York e nel ruolo di Theseus Scamander nella saga di Animali Fantastici. Amazon MGM Studios co-produce e distribuisce il film.
Erano ragazzi in barca- la trama
Università di Washington, 1936. Joe Rantz, studente di ingegneria senza un soldo, prova le selezioni per la squadra di canottaggio come ultima speranza per il pagamento della retta universitaria, e riesce a passarle. il nuovo gruppo juniores si rivela formato da alcuni dei canottieri più forti mai visti, ma la squadra di Washington non vince il campionato da decenni e questo è l’anno delle Olimpiadi di Berlino. I ragazzi devono riuscire a trovare un’armonia per essere veramente competitivi, e Joe, nonostante il suo passato familiare, deve imparare a fidarsi dei compagni.
La quintessenza del sogno americano
Quella di Erano ragazzi in barca è una storia classica di rivalsa attraverso lo sport. Il film è ambientato tra le aule, i prati e i canali dell’Università di Washington, negli Stati Uniti che sperimentano ancora l’agiatezza dei ruggenti anni Trenta, poco prima della guerra. Grazie alla fotografia curata, le dissolvenze incrociate e i movimenti di macchina retrò, il film regala un’atmosfera nostalgica con inquadrature che sono vere e proprie cartoline.
Il Clooney regista- come nel suo debutto In amore niente regole– racconta ancora una volta un’America che non c’è più. Il suo è un film profondamente classico che propone una storia da “sogno americano” rassicurante quanto già vista.
Poco dramma a bordo
Il personaggio di Callum Turner, Joe, un ragazzo taciturno abituato a cavarsela da solo, è l’indiscusso protagonista della storia. Joe dovrebbe incarnare lo spirito di un team che parte svantaggiato, perché non appartiene a una di quelle università della Ivy League abituate a dominare nel canottaggio. Un eroe che però non convince, trascinato com’è in tutte le situazioni che vive, dalla stucchevole relazione romantica con l’amica d’infanzia, alla sua posizione nella squadra. Poco spazio viene lasciato invece a personaggi più interessanti come il timido pianista Don Hume o il carismatico timoniere Bobby Moch, le cui interazioni sono le uniche degne di nota durante il film.
Il problema è che Erano ragazzi in barca non si sofferma mai nel drammatizzare le vicissitudini del team, con tutti i problemi che finiscono per risolversi nel giro di pochi minuti: dalla mancanza di fondi ai legami tra i canottieri. Arrivati alla fatidica finale delle Olimpiadi del ‘36 si è empatizzato così poco con i personaggi che si finisce quasi per tifare la squadra italiana, tra le favorite in gara.