La serie televisiva canadese Coroner nasce ispirandosi ai romanzi dello scrittore britannico Matthew Hall, i quali vedono protagonista il personaggio di Jenny Cooper, un ex avvocato nominato medico legale a Bristol, in Inghilterra. La produzione è di Muse Entertainment Enterprises, Back Alley Film Productions e da Cineflix Studios.
Coroner ha visto il debutto nel 2019 sui canali della canadese CBC Television, il telefilm è approdato in Italia solo nel 2021 sul canale Sky Investigation. Dopo la quarta stagione, la protagonista Serinda Swan ha dichiarato che non avrebbe più ricoperto il ruolo di Jenny Cooper. Pertanto, il finale di stagione è stato lasciato volutamente aperto, fra onirico e realtà.
Coroner è attualmente disponibile su RaiPlay.
Jenny Cooper contro se stessa e il mondo che la circonda
A Toronto arriva un nuovo medico legale, la giovane Jenny Cooper, rimasta prematuramente vedova. Con lei, il giovane figlio Ross, un adolescente alla ricerca di sé. Nonostante il carattere non propriamente facile, la donna riesce a instaurare un rapporto di amicizia e fiducia con il detective Donovan McAvoy, suo compagno di lavoro.
Coroner – Serinda Swan in una scena
Fra un’indagine e l’altra, Jenny deve scontrarsi con una nuova vita e le sue problematiche, fra cui il pensiero della morte della sorella, avvenuta quando era bambina. A Toronto conosce il giovane Liam, veterano affascinante a cui si affiderà lentamente verso una nuova relazione romantica.
Coroner fra Ghost Whisperer e Bones
Per quanto la storia sia tratta da alcuni romanzi di un autore contemporaneo inglese, il racconto che ne viene fuori non è per nulla originale. È facile trovare richiami di serie televisive quali Bones – protagonista una giovane medico legale asociale – o Ghost Whisperer – fra visioni di fantasmi e anime dei morti.
La produzione canadese cerca di proporre una fiction che sia oltre il genere classico, andando ad arricchire la trama di numerose sfumature che rendono però la narrazione complessa e troppo intricata. Cooper pare il catalizzatore della legge di Murphy dove ogni possibile accadimento la coinvolgerà inevitabilmente.
La sua vita familiare è estremamente complessa, con un adolescente queer che cerca di elaborare il lutto del padre e formare il proprio essere uomo. Inoltre, la morte della sorella, avvenuta decenni prima, continua ad aleggiare nella mente della patologa, che pare fra l’annebbiato e il patologico.
Jenny Cooper catalizzatore della legge di Murphy
Se non bastasse tutto ciò, gli autori hanno ben pensato di aggiungere ulteriori argomenti drama. La relazione con il veterano Liam è marchiata dal suo disturbo post-traumatico, legato a quando era sui campi di battaglia. La relazione familiare si complica con la comparsa del padre, affetto da demenza senile, e dalla ricomparsa di familiari svaniti per anni.
Le sue vicende personali si intrecciano con quelle del coprotagonista, il detective McAvoy, il quale non riesce a trovare una serenità personale e lavorativa e galleggia in un limbo di sopravvivenza.
Coroner – Un frame della serie tv
Le prime due stagioni sono caratterizzate da uno storytelling che manda in overflow lo spettatore. La produzione non agevola assolutamente una codifica del drama. Possiamo tralasciare gli aspetti che fanno parte del pacchetto format televisivo standard – musiche, scenografia, costumi e fotografia – i quali sono attinti dal modello basico del genere drammatico. La regia risulta colma di stratagemmi fini a se stessi e senza una parvenza di scelta ponderata a creare uno stile.
L’uso dello slow motion piuttosto che le inquadrature particolari, da angolazioni improponibili e con movimenti a random, non hanno ragion d’essere e non sono indice di uno stilema. Inoltre, la sceneggiatura, talmente intrisa di elementi, pecca poi in quello che dovrebbe essere l’aspetto primario: la trama crime.
Coroner è un drama o un crime?
La risoluzione dei delitti o dei crimini, in generale, finisce in secondo piano rispetto alla narrazione personale. Ciò porta a soluzioni scontate, se non addirittura fuori luogo. Per gli appassionati del genere, una gran delusione.
Coroner riesce ad avere una sua dignità in qualità di romantic drama, dove il percorso di vita della protagonista prevale sull’aspetto della ricerca dell’eventuale colpevole del delitto. In quest’ottica, la terza e la quarta stagione sono funzionali. Entrambe diventano meno intricate, anche grazie all’abbandono del personaggio di Liam. Anche se rimane questa commistione con il mistery, ciò diventa meno impegnativo da seguire e ci si lascia coinvolgere umanamente.
L’inizio della terza stagione, per altro, risulta interessante anche per l’aspetto “Covid”. Infatti, quanto meno per le primissime puntate, ci si trova immersi in quel periodo che ha segnato le nostre esistenze. Una rappresentazione, fatta di mascherine e morti per il virus, che poi viene abbandonata per privilegiare il fil rouge della trama di stagione.
Interpretazioni ingabbiate dalla storia
Alcuni si ricorderanno di Serinda Swan all’interno di Graceland, serie tv statunitense durata tre stagioni. Swan impersona Jenny Cooper non riuscendo ad imprimerle le molte sfumature che la sceneggiatura richiede. Fagocitata dalla storia, rimane sempre con una maschera al limite dell’assenza emotiva. Emotività che viene espressa solo con gesti plateali. Una via di mezzo fra Temperance Brennan di Bones e Sheldon Cooper di Big Bang Theory.
Coroner – Serinda Swan e Roger Cross
Discorso analogo – quello dell’essere inglobato – riguarda Roger Cross, che interpreta il detective McAvoy. Il poliziotto che affianca la patologa alla ricerca della verità nei casi proposti di volta in volta. Cross, per mantenere le distanze da un personaggio macchiettistico, finisce per essere troppo distaccato e poco coinvolgente.
Ehren Kassam, che interpreta il figlio di Cooper, cerca di fare del suo meglio per non creare uno stereotipo gay. La storia non lo aiuta a esprimere, al meglio, le potenzialità del suo personaggio.
Coroner è come un ghiacciolo in assenza del gelato
Il telefilm canadese ha l’unico vantaggio di poter attrarre un pubblico non appassionato di crime e che si lasci invischiare dall’intreccio arzigogolato del romantic drama. Gli episodi non sono lunghi e gli aspetti investigativi sono davvero basici.
È sicuramente una serie diversa dalle altre – il che non significa originale. Ma la serialità nordamericana ci ha abituato a prodotti più interessanti e, forse, la stessa Swan se ne deve essere resa conto. Alla fine, risulta una serie guardabile ma solo se non si hanno alternative migliori – cosa che può accadere se contenuto all’interno di un palinsesto televisivo classico, come del resto era fino a qualche tempo fa.