L’India vista da Rossellini. In questa serie di episodi, disponibili su Raiplay, Roberto Rossellini, attraverso diversi filmati, racconta del suo viaggio in India durato ben undici mesi. Un percorso alla scoperta di un paese in fase di sviluppo e in rapida crescita economica e sociale. Il famoso regista italiano decide di intraprendere questo racconto in concomitanza con il suo esordio per la televisione.
Il documentario, infatti, è strutturato in ben dieci episodi, trasmessi a partire dal 7 gennaio 1959 all’interno della rubrica I viaggi del telegiornale. Il giornalista Marco Sforza,intervistando il regista e mostrando le numerose ore di filmato, cerca di abbattere luoghi comuni e stereotipi di un paese e una cultura decisamente lontana dall’Italia degli anni ’50.
L’esordio in televisione
Un Paese da favola riportato alla sua realtà attuale. L’India è soltanto un mondo di mistici, santoni e incantatori di serpenti, come ha fatto credere tanta letteratura, oppure qualcosa di assolutamente diverso?
Nel marzo 1959, al suo esordio televisivo, Roberto Rossellini, regista di capolavori come Paisà e Roma città aperta, compie, con un documentario inchiesta di dieci puntate della durata complessiva di 251 minuti, una non piccola battaglia per la scoperta della verità. L’India vista da Rossellini tratta i diversi aspetti umani, sociali e morali del Paese. Il regista espone e discute le sue idee sulla civiltà indiana dialogando con il giornalista Marco Cesarini, valorizzando le tesi con immagini girate dalla costa all’interno, dalle città ai villaggi.
L’obiettivo è mostrare come l’India vera non abbia niente a che vedere con l’immagine che l’Europa si era fatta fino a quel momento. Vi sono cento luoghi comuni da sfatare: misticismo, problemi religiosi, malattie e sovrappopolazione. Temi che occorre esaminare da vicino per comprenderli.
Ciò che ti colpisce in India è la contemporaneità della storia. Ti senti immerso in un’umanità totalmente primitiva e sei anche nell’epoca moderna… L’India è qualcosa di talmente complesso che se non la tocchi un po’ qui e un po’ là, sotto apparenze che sono comunque molto diverse, si rischia, credo, di non esprimere nulla.
Così parla il famoso regista durante l’intervista per la promozione del suo esordio televisivo.
Rossellini e i documentari
Questo documentario interamente sviluppato sul continente indiano fu il primo di una lunga serie per la televisione girati dal regista. Rossellini credeva fortemente nel mezzo televisivo, apprezzando, soprattutto, l’enorme bacino di utenza che poteva offrire la tv.
Dopo questo, ci fu nel 1964, un progetto didattico chiamato L’età del ferro, serie televisiva divisa in sei puntate mandata in onda dalla Rai che usava proprio il ferro come simbolo dell’evoluzione umana. Tanti documentari girati fino alla fine degli anni ’70 e che hanno contribuito all’alfabetizzazione e alla cultura di massa del nostro paese.
Un regista, quindi, capace di inventare storie incredibili per il cinema e incastrare, nella memoria del pubblico, immagini simbolo come la corsa di Anna Magnani in Roma città aperta, ma anche capace di comprendere la forza della televisione, guardare al futuro e sfruttarla al massimo con i numerosi documentari storici, umanistici e scientifici che girò nel corso degli anni.