Negli anni ’60 si afferma in tutto il mondo una nuova concezione di cinema d’autore. Con un forte sguardo moderno, si contrappone ai canoni stilistici e produttivi di Hollywood, grazie all’immenso contributo dei registi europei.
I film di autori come Godard, Truffaut, Pasolini, Fellini, Bergman o Antonioni, grazie al precedente successo riscosso dai registi del neorealismo, vengono distribuiti e acclamati da pubblico e critica anche negli Stati Uniti. In questo contesto, gli autori viaggiano in America e si scontrano con la cultura del nuovo continente.
Agnès Varda e le Black Panthers
Il nuovo cinema francese fa emergere Agnès Varda che, nel corso della sua lunga carriera, cerca di portare al grande pubblico un nuovo tipo di documentario, con un forte sguardo autoriale e poetico. Tra i suoi lavori vediamo appunto Black Panthers. Un cortometraggio documentaristico di circa 28 minuti girato nel 1968, in California, durante il processo contro il leader del movimento Huey Newton. La regista francese ci racconta, tramite interviste ai componenti del movimento rivoluzionario, la loro storia e i moti di quel periodo, volti a liberare il loro leader e rendere il suo processo un caso politico. Il corto è uno degli esempi di come alcuni autori del cinema degli anni ’60, nonostante provenissero da paesi europei, si fossero interessati alla questione degli afroamericani. É disponibile in streaming su MUBI.

Pasolini e l’esperienza in USA
Grazie al successo de Il vangelo secondo Matteo negli Stati Uniti, Pier Paolo Pasolini diviene un autore conosciuto anche in America e, con l’occasione di presentare alcuni suoi film a New York, ha la possibilità di visitare questo nuovo paese in cui non è mai stato. Ne rimane subito affascinato. Scrive degli Stati Uniti come del paese in cui vorrebbe passare tutta la sua vita, se fosse un diciottenne. Chiaramente un autore come lui non poteva non interessarsi alla sottocultura dei neri d’America. La vicinanza del regista friulano alla cultura black è forte. É lui stesso a evidenziarlo. In un’occasione, parlando di se stesso, dirà che si sente, nei confronti della società borghese, come si sentono in neri in America verso i bianchi. Anche le sue opere si legano a questa cultura. Come il documentario del 1970 Appunti per un’Orestiade africana e la poesia Profezia, contenuta nella raccolta Alì dagli occhi azzurri.
“A Jean-Paul Sartre che mi ha raccontato la storia di Alì dagli occhi azzurri.”
Pasolini vede l’Africa come portatrice di una nuova cultura contadina e sottoproletaria, piena dei giusti valori umani e di amore, che avrebbe sostituito quella italiana attratta dal consumismo e dalla modernità. Questo tema è esplicitato nella poesia sopracitata, nella quale troviamo la dedica speciale a Jean-Paul Sartre.
Pier Paolo Pasolini – Agnès Varda – New York – 1967
Testimonianza dell’esperienza statunitense di questi due registi è il corto documentario di Agnès Varda. Una sequenza di 4 minuti, girata in pellicola 16mm, vede Pasolini camminare per le strade di New York. Sopra le immagini sentiamo una conversazione in francese tra i due registi che parlano dell’America e della realtà all’interno del cinema. Una piccola perla da scoprire, che si trova gratuitamente su YouTube.