Honeysweet di Lee Han (Witness) è una commedia romantica con un cast variopinto di celebrità coreane: Yoo Hai-Jin (A Taxi Driver, Confidential Assignment), Kim Hee-seon (Remarriage & Desires), Cha In-pyo e Jin Seon-kyu i protagonisti, ma non dimentichiamo i cameo di Jung Woo-sung, Yeom Hye-ran, Im Si-wan e Ko A-sung.
La storia di Cha Chi-ho è l’epopea del principe ranocchio declinata al contemporaneo…al gusto di patatine al tofu. Non manca la coralità dei film leggeri la cui parabola narrativa porta ad un sereno assolvimento.
HoneysweetdiLee Han, la trama
Cha Chi-ho (Yoo He-jin) oltre ad avere un nome davvero inconsueto, è un tipo fuori dalle righe. Geniale ma metodico fino all’ossessione, smuove la curiosità di Il-yeong (Kim Hee-son), una tipa altrettanto particolare, che lo incontra quando da lui riscuote la rata del mutuo del fratello. Da questo incontro curioso, nasce prima una storia di amicizia che lentamente si evolve, e che Chi-ho non sa proprio come gestire. Imparare a confrontarsi con i suoi sentimenti uscendo con coraggio dal seminato, sarà la sfida al centro della storia.
Un film sdolcinato, come dice il titolo
Probabilmente l’intera sceneggiatura è nata dall’idea del bap-pool, il meal-pool (proprio come il car-pool): è la strategia con cui Il-yeong riesce a convincere Chi-ho a trascorrere del tempo con lei. Per far evolvere il racconto, si mostra come questa relazione tra i due negletti della società sembri destabilizzare lo status quo; e pertanto infastidire chi ancora ha qualcosa da guadagnare dall’innocenza facile da raggirare di Chi-ho. Peccato che qui ad avere la meglio siano il destino e il vero amore, nell’accezione disneyana di vero amore.
Il film infatti è una piacevole e colorata favola con alcune situazioni grottesco-demenziali e un sottotesto di saggezza popolare che scorre facilmente. L’approccio naïve alla vita di Chi-ho diventa contagioso e dissesta le certezze anche dei più tenaci. L’umile e incompreso si allinea a personaggi già noti, primo tra tutti l’immortale Lee Yong-gu interpretato da Ryu Seung-ryong del capolavoro drammatico Miracle in Cell No. 7.
Ma nelle due ore di racconto che Lee Han sviluppa, c’è tutta la parabola della storia d’amore “che non avresti mai detto”. E che quindi rilascia una buona dose di disimpegnate e rasserenanti endorfine.