Un titolo che è un monito al film e al filo conduttore dell’intera storia: Don’t buy the seller di Park Hee-kon. Il thriller coreano, la cui traduzione italiana è Il bersaglio, riesce nell’intento di trasformare un fattore comune e ormai quasi quotidiano, come l’acquisto online, in qualcosa di estremamente pericoloso.
Don’t buy the seller o come sopravvivere alle truffe online
Incentrato sulla giovane Soo-hyun alle prese con una lavatrice guasta dopo essersi da poco trasferita a vivere da sola, il film descrive, attraverso l’escamotage del thriller, la consuetudine di acquistare prodotti online, spesso usati, da venditori “fai da te” dei quali non si hanno informazioni.
La giovane donna si trova costretta, dalle circostanze, dalla giovane età, dalla situazione lavorativa, a ricorrere a questo metodo per sostituire il proprio elettrodomestico guasto. Ma non tutto va come previsto e le storie dei personaggi protagonisti della vicenda si intrecciano inevitabilmente.
In una storia che sembra nascere quasi come commedia, con situazioni al limite dell’assurdo, personaggi sopra le righe e le relazioni atipiche, la protagonista (e noi con lei) deve trasformarsi in una sorta di agente in grado di risolvere il mistero che circonda il suo acquisto online.
Una denuncia sociale?
Una denuncia? Probabilmente sì, seppur sotto forma di thriller, Don’t buy the seller aiuta a riflettere su una situazione ormai all’ordine del giorno, non solo in Corea. Chi c’è davvero dietro questi acquisti online? Come ci si può salvaguardare da eventuali truffe, inganni, raggiri?
Naturalmente estremizzato fino ad arrivare a un vero e proprio delitto, il film racconta quella che è la quotidianità di oggi, attraverso un dialogo scritto tramite uno scambio di messaggi, privi di identità.
Il mistero dell’identità
Interessante è anche il modo in cui il film costruisce l’indagine che la protagonista cerca di portare avanti costantemente.
Se all’inizio non viene mostrato il volto del colpevole, ma ne vengono sottolineati solo alcuni movimenti, le parole e alcuni gesti, con l’andare avanti della storia Soo-hyun comincia a interrogarsi. Tutto quello che la circonda inizia a destare sospetti e la ricerca di una verità diventa sempre più faticosa e insostenibile, soprattutto nel momento in cui comincia a interferire con la vita quotidiana e con la famiglia.
Improvvisamente l’atmosfera si fa più cupa, le immagini più enigmatiche, i dialoghi più serrati. E il film, da semplice dramma, si trasforma in un vero e proprio thriller con la protagonista messa con le spalle al muro in uno stato di continuo terrore. Arrivando a dubitare davvero di qualunque cosa e di chiunque.
Un thriller reale, per quanto assurdo, e molto più vicino di quanto si possa pensare.
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