‘Red Eye’ la recensione del film con il premio Oscar Cillian Murphy

Il regista Wes Craven è universalmente conosciuto per aver raccontato sul grande schermo storie horror intrise di paure e fobie, realizzando i film più iconici del genere. Le serie Nightmare, Scream, Le colline hanno gli occhi sono tutti esempi eccellenti dell’abilità di questo regista nel creare tensione e suspense, in grado di far emergere le angosce e i turbamenti della società americana.

Questo è ciò che succede anche in Red Eye, film uscito nelle sale nel 2005, ambientato, almeno per tre quarti, in un unico luogo: un aereo ad alta quota con protagonisti due di passeggeri tra loro sconosciuti. Nei ruoli dei personaggi principali, una giovanissima Rachel McAdams (Disobedience, Mean Girls) e Cillian Murphy (28 giorni dopo, Anthropoid), attore premiato alla 96ª edizione degli Oscar come Miglior attore protagonista con il film Oppenheimer diretto dal regista Christopher Nolan (Tenet, Interstellar).

Red Eye, la trama del film

Red Eye è un thriller claustrofobico che segue la storia di Lisa Reisert (Rachel McAdams), dirigente di un lussuoso albergo di Miami, che si trova a dover affrontare una situazione da incubo durante un volo notturno da Dallas a Miami. Mentre si prepara ad imbarcarsi sull’aereo, Lisa incontra un affascinante sconosciuto, Jackson Rippner (Cillian Murphy), che sarà tutt’altro che una piacevole compagnia.

Quello che sembra un incontro casuale si rivela presto un piano elaborato. Rippner fa pressione su Lisa, dicendole di appartenere a un’organizzazione terroristica e costringendola a partecipare a un complotto per assassinare un alto funzionario del governo, in visita a Miami. Per assicurarsi la collaborazione della donna, Rippner utilizza ogni mezzo a sua disposizione. Lisa si ritrova a dover combattere contro il tempo, oltre che contro il ricatto fisico ed emotivo del suo aguzzino, che minaccia la vita di suo padre, Joe Reisert (Brian Cox).

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Red Eye, Murphy in un thriller ad alta quota

Anche solo osservando il trailer di Red Eye, si capisce che non ci si trova di fronte al classico horror ai quali ci aveva abituati Craven, con canzoni da commedia romantica e l’incontro tra i due probabili “amanti”. All’inizio del film, infatti, sembra di vedere una classica commedia romantica anni 2000. Lisa e Jackson, due sconosciuti, hanno un incontro apparentemente casuale mentre aspettano lo stesso volo notturno, ma da subito il personaggio di Cillian Murphy ha un che di stonato. Forse troppo mellifluo nel tono della voce e calcolato nell’approccio con la donna, che ha un’aria un po’ sospettosa verso l’interesse  dell’apparente corteggiatore.

Red Eye è un film che ha diviso la critica a metà al tempo della sua uscita. Wes Craven ha realizzato una pellicola né thriller né slasher, giocando su un orrore non incentrato sulla violenza fisica, ma sulla vulnerabilità dell’anima, eticamente messa alla prova, e sulla tensione psicologica che si snoda lungo una trama ricca di sequenze trascinanti all’interno di spazi ridotti, allo scopo di amplificare il senso di smarrimento, stimolando il ricordo delle paure dell’America post 11 settembre.

L’ambientazione claustrofobica e le turbolenze dell’aereo in volo aggiungono una dimensione ulteriore alle atmosfere, creando una sensazione di impotenza e di isolamento che ben rendono il senso di angoscia provato dalla protagonista femminile. Il rapido sviluppo della trama in Red Eye passa efficacemente dal gioco di seduzione misto a manipolazione ad un serrato duello psicologico messo in atto dal magnetico e freddo Jackson nei confronti di Lisa, che non potrà far altro che tentare di invertire le dinamiche tra assassino e vittima svelando le inquietudini percepite sin dal primo incontro.