Il film di Park Hoon-Jung The Childe è, fin dai primi stanti, l’emblema dei film d’azione con adrenalina, sangue e scontri che iniziano nell’ombra e aumentano e si complicano con il proseguire della storia.
Tutto diventa semplice da comprendere quando si scopre che il protagonista, MarcoHan, è un pugile che vive nelle Filippine che cerca di sopravvivere attraverso vari incontri di pugilato, appunto, ma clandestini. In questo modo spera di poter vivere e aiutare anche la madre malata. Per lungo tempo ha cercato il padre coreano nella speranza che potesse aiutarli con le spese mediche, ma inutilmente. Un giorno, però, tutto sembra cambiare perché, dopo essere stato derubato e mandato in ospedale da una banda rivale, Marco viene contattato da un avvocato che, a nome del padre del giovane, gli consegna un biglietto aereo per la Corea. Sbarcato a Seoul, però, il pugile viene preso di mira da un assassino senza nome che vuole rivendicare l’enorme fortuna di suo padre.
Una cupa azione
Al centro la volontà di utilizzare l’escamotage del ricongiungimento col padre per dare sfoggio a svariati “combattimenti”, più o meno leciti.
Fin da primo istante si comprende l’intento di TheChilde. Azione e adrenalina camuffate da un thriller e da una spasmodica ricerca, da entrambe le parti priva di certezze, di qualcosa di apparentemente irraggiungibile. L’intento di mostrare la quasi totalità dei combattimenti e le crude scene di violenza, spesso gratuita, è quello di incutere timore e dolore e non trovare certezza e sicurezza in nessuno dei personaggi mostrati.
Niente di nuovo dal punto di vista narrativo né tantomeno da quello tecnico.
The Childe: una spasmodica ricerca
Alla base di tutto c’è, come detto, una ricerca continua, senza apparente successo, che porta il protagonista a diventare un bersaglio e un’esca. Nella speranza di trovare ciò che cerca da sempre, si ritrova a diventare egli stesso obiettivo di una ricerca ben più grande di lui che lo porterà anche oltre la sua “semplice” richiesta.
Incastrato in un mondo che diventa pericoloso anche per un pugile che fa incontri clandestini, Marco Han si ritrova circondato da violenza inaudita e gratuita, sangue versato e interrogativi ai quali non sembrano corrispondere delle risposte concrete nell’immediato.
Una sfida, per lui e per lo spettatore, alla ricerca di una soluzione o quantomeno di una via di fuga.