Questo spazio può essere tuo, documentario scritto e diretto da Alessandro Bernard e prodotto da Fargo Films, I Cammelli e Docabout, è in concorso alla 23° edizione del Glocal Film Festival di Torino, nella sezione Panoramica Doc. Una selezione di cinque documentari che invitano lo spettatore a riflettere sul tema della comunità. Come quella riflessa in Questo spazio può essere tuo da Andrea Villa, il social media artist torinese che, attraverso le teche illuminate delle pubblicità, ha scelto di essere specchio della società, di denunciarla e farne sberleffo.
Questo spazio può essere tuo: sinossi
Piove. Un ragazzo con la pettorina catarifrangente cammina tranquillo tra lo sfrecciare indifferente delle auto e gli ombrelli dei passanti. Una teca retroilluminata IGPDecaux spezza l’oscurità del tardo pomeriggio. Un rumore metallico ed è un attimo: l’espositore si apre e si chiude, e a prendere il posto delle pubblicità di multinazionali che quotidianamente ci spingono a spendere e comprare, compaiono manifesti irriverenti, satirici e provocatori, sui politici e le loro contraddizioni.
Chi è stato? I giornali e le radio lo chiamano “Il Bansky di Torino”. Lui preferisce Andrea Villa. Ma chi è Andrea Villa, artista concettuale, e chi si cela dietro il nome d’arte e la maschera specchiata che riflette e distorce la realtà, nessuno lo sa.
‘Questo spazio può essere tuo’, documentario di Alessandro Bernard con protagonista Andrea Villa, è in concorso al Glocal Film Festival
Andrea Villa fa surf
Non si chiama Andrea, e non si chiama Villa. Ma così gli è stato imposto, erroneamente, dai giornali e dai social quando la fotografia del poster di Alessandra Mussolini circondata da un’aureola a forma di preservativo, realizzata dal vero Andrea Villa, fotografo, divenne virale. E così il new media artist, dal nome incognito e dal volto coperto, ha deciso di farsi chiamare. Consapevole che l’onda della comunicazione non può essere combattuta ma deve essere cavalcata, surfata. E se Charlie, il ragazzino di Maurizio Cattelan seduto al banco di scuola con due matite piantate nelle mani, non fa surf, Andrea Villa, che in quelle matite ha sempre visto la ferocia di una cultura che tanto gli ha dato e tanto gli ha tolto, ha imbracciato la tavola e ha attraversato la cresta dello tsunami.
Questo spazio può essere tuo: l’arte di Andrea Villa
Così Questo spazio può essere tuo cavalca e attraversa il percorso artistico, e personale, dell’artista. Un “new media artist”, piuttosto che uno street artist, che attraverso fotomontaggi, meme e il web, rivisita in maniera contemporanea i collage dada. Gli stessi dada che prendevano in giro la società e i politici. Come Andrea Villa fa sfruttando la strada e gli spazi cui il titolo del documentario fa riferimento. Luoghi deputati alle inserzioni pubblicitarie e alle reclame che Villa sostituisce con i suoi verosimili falsi d’autore dalla valenza critica e di denuncia sociale. Da Alessandra Mussolini sopra citata, alla finta campagna elettorale di Antonio Razzi, da Matteo Salvini testimonial di Gilette con un rasoio rovesciato a ricordare il baffo hitleriano a Adinolfi sponsor di “Eau di Nolfi”. Fino alle colonne d’Ercole a Lesbo dove, tra le colline di giubbotti dei migranti, Andrea Villa installa dei monoliti realizzati con i salvagenti. E fino al Movimento del viralismo che, come succede nel mondo del web e dei social media, già muore nel momento in cui prende vita.
‘Questo spazio può essere tuo’, documentario di Alessandro Bernard con protagonista Andrea Villa, è in concorso al Glocal Film Festival
La verità nello specchio
Questo spazio può essere tuo viaggia tra i bordi dei manifesti, i riflessi e gli specchi dell’artista costruendo una narrazione che interseca e attraversa più piani narrativi. Il viaggio artistico di Andrea Villa, la dimensione personale, lo spaccato storico sociale. La riflessione sul sistema dell’arte contemporanea e il suo stato nell’era dei social. Tutto, testimoniato da curatori e galleristi e dalle voci, dietro la maschera, di Andrea Villa e dei suoi genitori.
È infatti un documentario che, nonostante quella maschera, ha lo scopo di mettere a nudo Andrea Villa, con scene domestiche dall’aria familiare e autentica e con dichiarazioni intime e profonde su di sé e sul potere delle immagini. Ed è un documentario che ha lo scopo di mettere a nudo non solo l’artista, ma anche ciò che esso riflette. Una società di falsità e buonismi in cui è il suo stesso riflesso, incarnato dallo specchio di Andrea , a svelarne le ipocrisie e a gettare sulle strade e sulle teche retroilluminate, la verità.