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‘Kung fu panda 4’: dalla Dreamworks alla Disney si punta sui sequel

Kung Fu Panda 4, il nuovo capitolo della celebre saga firmata Dreamworks, diretto da Mike Mitchell, arriva nelle sale italiane il 21 marzo, ma non sarà l’unico sequel che vedremo quest’anno

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Kung Fu Panda 4, Frozen 3, Inside Out 2: sono tanti i sequel programmati per l’uscita sul grande schermo nei prossimi anni. Le case di produzione si sfidano a colpi di sequel in questa nuova era dell’animazione.

Se si pensa al mondo dell’animazione cinematografica, oggi, sono due le realtà che si distinguono per la loro capacità di creare mondi incantati e storie capaci di plasmare il nostro immaginario: la Disney e la DreamWorks Animation.

Entrambe le società hanno lasciato un’impronta indelebile nella storia del cinema d’animazione. Produzioni come Il Re Leone, Shark Tale e Up, solo per citarne alcuni, sono diventati grandi cult. Tuttavia, entrambe hanno recentemente intensificato la loro scommessa sui sequel per mantenere viva l’attenzione sui franchise più amati da grandi e piccoli. Una mossa che si è sempre dimostrata una scelta sicura per incrementare i guadagni.

Ed è così che dal 21 marzo arriva al cinema il quarto capitolo di una delle più fortunate saghe della Dreamworks. Torna sul grande schermo l’attesissimo Kung Fu Panda. Il primo film della saga ispirato al videogioco T’ai Fu: Wrath e dal film Kung Fu Hustle (Stephen Chow). Sebbene sin dall’inizio fu pensato per essere un omaggio/parodia del mondo legato alle arti marziali, il co-regista John Stevenson preferì trasformarlo in una commedia basata sul genere Wǔxiá. In questo modo, insieme al regista Mark Osborne, è riuscito a creare un’atmosfera realistica, con ambientazioni ricche di ornamenti e dettagli che rimandano alla tradizione cinese.

Clicca qui per il trailer di Kung Fu Panda 4.

Kung Fu Panda, il nuovo capitolo firmato Dreamworks

Per la Dreamworks, Kung Fu Panda è stato uno dei progetti più importanti e impegnativi che ha visto lo sviluppo del franchise sin dal 2008. Con questa pellicola si è aggiudicata il premio Oscar per il Miglior film d’animazione. Il successo di pubblico e critica ha portato così alla creazione di un piccolo universo narrativo a sé stante con la realizzazione di cortometraggi, serie televisive, fumetti e videogiochi, con Po protagonista. Il Panda pasticcione, impacciato e molto umano, viene chiamato in questo quarto capitolo ad affrontare importanti cambiamenti. Infatti, gli viene affidato il compito di diventare guida spirituale della Valle della Pace e cercare il nuovo Guerriero Dragone che potrà prendere il suo posto. Il tutto non senza difficoltà, nemici e combattimenti perfettamente coreografati.

Il 2024 non vedrà solo l’uscita di Kung Fu Panda 4; infatti, anche la Disney ha previsto quella di alcuni film d’animazione. Anche per la casa di Topolino, si tratta di sequel di film molto attesi. Inside Out 2, del quale è stata annunciata l’uscita per il 19 giugno 2024, e Oceania 2, 63° classico Disney che arriverà in Italia il 28 novembre. Ma da dove nasce il bisogno di puntare sui sequel? Per spiegarlo, occorre fare un piccolo passo indietro a quando la Pixar fu acquisita dalla società di Walt Disney.

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Il “rinascimento” Disney

Era il 2006. La Pixar, con Toy Story – Il mondo dei giocattoli diretto da J. Lasseter, aveva già rotto gli schemi, imponendosi sulla scena mondiale nel 1995 con la realizzazione del primo lungometraggio d’animazione computerizzato della storia del cinema. Mentre la Walt Disney Company dopo il “rinascimento” degli anni ’90, nel corso dei 2000 stava vivendo un periodo non tanto fortunato. Con l’acquisizione della Pixar, e avvalendosi delle maestranze del loro comparto tecnico di animazione digitale di George Lucas (Guerre e Stellari, American Graffiti), la Disney è riuscita nuovamente a tornare ai vecchi fasti con film come Ralph Spaccatutto, Oceania e Frozen – Il regno di ghiaccio, che si è aggiudicato il premio come miglior film d’animazione durante l’ottantottesima edizione degli Oscar.

Durante il suo rinascimento, la Disney grazie alla “formula di Vogler”, ha comunque realizzato film di grande successo. Film come Pocahontas, Tarzan, Hercules, Mulan furono poi affiancati ad un’operazione di restauro dei grandi classici. Ma ciò che la Disney non sapeva è che la società stava cambiando. Il mondo dell’animazione continuava ad andare avanti e Pixar e Dreamworks iniziavano ad essere ossi duri con cui avere a che fare. La Disney era rimasta indietro. Bisognava pensare a qualcosa di nuovo. Purtroppo però ogni idea di Eisner (all’epoca CEO) si trasformò in un flop, facendo sprofondare la società in una profonda crisi, risolta poi nelle dimissioni dello stesso Eisner che fu costretto ad andarsene per sempre.

L’epoca delle sperimentazioni

Fu allora che la Pixar, con Bob Iger come CEO, divenne una proprietà della Disney e diede un grande scossone ai film d’animazione, grazie a John Lasseter e Ed Catmull, che, messi a capo del dipartimento di animazione, ridiedero un nuovo volto alle classiche fiabe, preparando il campo per il cinquantesimo classico, Rapunzel – L’intreccio della torre, film che diede il via al “secondo rinascimento della Disney”. Per circa dieci anni, si torna a puntare molto sulle fiabe, riprendendo qualche vecchio progetto ed è proprio in questo periodo che usciranno nelle sale due grandi successi, Ralph Spaccatutto e Frozen – Il regno di ghiaccio.

Prima di andare avanti, facciamo nuovamente un passo indietro. Era il 1994. Frank Wells, presidente della Walt Disney, perse la vita per un incidente in elicottero. Fu allora che Michael Eisner prese il suo posto, licenziando il produttore Katzenberg, che fondò, insieme a Spielberg e Geffen, la Dreamworks SKG, iniziando così la sua vendetta.

Shrek, l’antifiaba per eccellenza

Z la Formica, Il Principe d’Egitto, La strada per Eldorado, Le follie dell’Imperatore, sono film studiati nei minimi dettagli, ad alto budget, utilizzando tutte le ultime tecnologie disponibili e cercando di battere sempre la Disney sul tempo. Tutto procedeva per il meglio, ma alla Dreamworks mancava qualcosa, soprattutto dopo il flop di Eldorado che le aveva fatto perdere parecchi soldi. Mancava la possibilità di avere un film sul quale fosse possibile fare soldi. Come? Costruendo un franchise, così da poter competere davvero con la gloriosa Disney che stava tentando di rinascere dalle sue ceneri. Fu così che Katzenberg pensò a Shrek (2001).

Il film diede un duro colpo alla Disney, svelandone gli artifici narrativi e mettendo alla gogna il suo CEO, Mark Eisner. Prendendosi gioco dei canoni e delle fiabe sulle quali si era costruito il suo impero, Shrek aveva fatto centro. Fu un film innovativo, tanto da battere la Disney agli Oscar per il miglior film d’animazione nel 2002, anno in cui venne istituita la categoria. Con Shrek si apre per la Dreamworks la possibilità di sfruttare la pellicola, ricca di citazioni e di cultura pop, diventata cult in breve periodo. Con la sua antifiaba, la Dreamworks ha trovato la sua dimensione, ponendosi in antitesi alla Disney, sia nella forma sia nel contenuto.

Dopo appena due anni, infatti, esce nelle sale Shrek 2, seguito da Shrek Terzo, Shrek e vissero tutti felici e contenti e due spin-off con protagonista il Gatto con gli Stivali, insieme a videogiochi e serie tv. A distanza di quindici anni la Dreamworks ha annunciato Shrek 5, con data di uscita prevista il 2025. Ma questo non sarà l’unico franchise che vedremo tornare in questo periodo sul grande schermo.

L’arrivo Chris Meledandri

La direzione presa dalla Dreamworks divenne poi più esplicita anche nei film successivi. Shark Tale (2004) e Madagascar (2005) decisamente più adulti e ricchi di riferimenti pop e più inclusivi, come un’altra fortunata e interessante saga, Dragon Trainer (2010) diretta da Dean DeBlois e Chris Sanders.

In breve tempo, altre case di produzione iniziano a competere con la Disney e la Dreamworks, dalla FOX alla Universal. In questo periodo fatto di top e flop, arriva alla FOX, Chris Meledandri con L’era glaciale,  che introdusse molte innovazioni nel mondo dell’animazione, in particolare nel trailer, rendendolo una parte essenziale dell’esperienza filmica. Meledandri, da nuovo arrivato, decise di lasciare tutto e passare alla Universal, a capo del dipartimento di animazione, la Illumination.

Sing, Pets, Cattivissimo Me e i sequel attirarono perfettamente lo stesso pubblico Dreamworks e Disney con una formula nuova, riuscendo ad avere successi di pubblico e critica. In questo periodo, le due “major” dell’animazione sono messe in crisi. Dopo una serie di insuccessi, Katzenberg decise di vendere la Dreamworks alla Comcast. Alla società non restava altro da fare se non andare verso il punto di non ritorno. Questo fino al 2018, anno in cui la Universal prende in mano la situazione unendo Dreamworks e Illumination sotto la direzione di Meledandri.

Meledandri sembrava avere le idee chiare sulla direzione da far prendere ad entrambe le realtà. Ma nel 2019 a causa del Covid gli assetti sono nuovamente cambiati. É stato evidente il bisogno di rimpinguare le casse con una serie di sequel dando l’avvio ad una nuova era per il cinema d’animazione. Nel frattempo la Sony fa uscire nelle sale Spiderman un nuovo Universo (2018) trionfando agli Oscar del 2019 come miglior film d’animazione e cambiandone per sempre la percezione.

Da Kung Fu Panda a Frozen III, il futuro è nei sequel?

Trolls 2, I croods 2, Baby Boss 2, Spirit 2 e serie animate da Kung Fu Panda a Dragon Trainer sono tutti prodotti pensati per far guadagnare più soldi alla Dreamworks. In questo modo, la società è riuscita ad ottenere maggior manovra d’azione nonostante le pellicole flop. Dall’altra parte, la Disney, dopo la cacciata di Eisner aveva assunto al suo posto Lasseter.  Con lui la società riprese la retta via con film come Oceania, Zootropolis e Frozen, prima di essere a sua volta mandato via a causa delle denunce di abusi sessuali.

Nel 2023, gli scenari dell’animazione sono nuovamente cambiati. Con lo sciopero degli attori a Hollywood, il più lungo della storia, tra scandali e nuove tecniche, le case di produzione dalla Disney fino alla Dreamworks hanno deciso di puntare ancora una volta sui sequel.

Mentre la Dreamworks ha annunciato il sequel di Kung Fu Panda 4, la Disney Pixar si è trovata a dover puntare sui suoi successi passati nella costruzione di nuovi solidi franchise dai quali attingere nel momento del bisogno. Oceania 2 e Inside Out 2 vedranno l’uscita nei cinema nel 2024. Zootropolis 2, invece, è già in programma per il 2025, insieme a Frozen III annunciato per il 2026, diventando il terzo capitolo della prima trilogia della sezione Classici Disney.

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