Nel catalogo di IWONDERFULL (e su IWONDERFULL Prime Video Channel) è disponibile il film The Lovers and the Despot di Robert Cannan e Ross Adam. Un documentario a suo modo unico, insieme drammatico e surreale. Il tentativo di ricostruire la storia assurda di Choi Eun-hee e Shin Sang-ok, rapiti dal regime di Pyongyang.
‘The Lovers and the Despot’: trama
Nel 1978, a Hong Kong, la star del cinema sudcoreano Choi Eun-hee scompare misteriosamente. La stessa sorte toccherà qualche settimana dopo al suo ex marito, l’altrettanto celebre regista Shin Sang-ok, arrivato sull’isola proprio per cercarla. A rapirli, si scoprirà solo qualche anno dopo, è stata la Corea del Nord, per ordine del “Caro Leader” Kim Jong-il, figlio del Leader Supremo Kim Il-sung e suo successore designato alla guida del Paese. La ragione? Rilanciare il cinema propagandistico nordcoreano garantendogli rispettabilità e riconoscimento internazionale. Sarà l’inizio di una collaborazione forzata e dagli esiti imprevedibili.
Cinema e Storia
A raccontarla così, in poche, semplici righe, pare difficile credere che la vicenda alla base di The Lovers and the Despot sia accaduta davvero e non sia invece il frutto di qualche assurdo film di spionaggio alla The Interview. Perché, quella del rapimento del regista e dell’attrice più famosi della Corea del Sud da parte del dittatore Kim Jong-il, è una vicenda che già di per sé trasuda cinema. Mettendo al centro il valore stesso della settima arte, vista qui quasi come una sorta di potenziale arma di distruzione di massa. Una storia assurda e drammatica a un tempo, dove vite e persone vengono usate alla stregua di marionette. Pedine di un gioco troppo grande e troppo folle per chiunque.
Un materiale esplosivo
Una storia impossibile da non raccontare e che infatti aveva già trovato spazio tra le pagine del libro “Una produzione Kim Jong-il” (edito in Italia da Bompiani). Ma se nella ricostruzione fatta dallo scrittore Paul Fischer una delle intuizioni più interessanti era quella di aver mostrato lo stesso Kim come “regista” di un’intera nazione – un Paese i cui cittadini non erano altro che comparse di un immenso film-Stato – e Choi come una donna contesa tra due uomini ossessionati dal cinema, il doc sembra seguire una strada più tradizionale. Meno interessato a cercare risposte o dare interpretazioni e più propenso a far parlare i fatti attraverso le testimonianze dei diretti interessati.
Triangoli assurdi
Un documentario tradizionale, dunque, quasi televisivo, fatto di ricostruzioni e teste parlanti, testimonianze (tra cui quella della stessa Choi) e reperti (i nastri registrati all’insaputa del dittatore). Alla ricerca di una verità forse impossibile da accertare davvero, ma che tanto dice su un Paese di cui continuiamo a conoscere ben poco.
Tra doppi giochi e colpi di scena, tentativi di fuga e motivazioni ambigue, viene così ricostruita la vicenda (anche sentimentale) di una coppia e del loro bizzarro e terribile carceriere. Un triangolo assurdo – dove Storia e storia privata diventano un tutt’uno – forse non indagato fino in fondo, ma che resta comunque interessante nella sua unicità. Emblema di un mondo assolutamente altro e di un sistema tanto ingenuo quanto terribile.