La piccola Russia, documentario del regista Maurizio Orlandi, arriva al Glocal Film festival 2024 con l’intenzione di mantenere vivo il ricordo di una comunità d’altri tempi.
Dopo aver raccontato la storia della resistenza torinese con Quei ragazzi del borgo di fumo, e quella del criminale Piero Cavallero ne Il bandito della barriera, il regista torna nuovamente a esplorare un pezzo di storia locale italiana.
Al centro della sua attenzione questa volta c’è la fazione di Bagno di Gavorrano. Una località che nel periodo che va dal dopoguerra fino alla caduta della Pci è stata un esempio per tutto il movimento comunista italiano.
La piccola Russia La vicenda
È il 22 settembre 1973 quando a Bagno di Gavorrano viene inaugurata la Casa del popolo. Luogo simbolo di una comunità estremamente coesa e forte, sia per ideologia politica che sociale. Oltre quindicimila persone da tutta Italia arriva a riempire le strade di un paese che tra i suoi abitanti ne conta meno di quattromila, a testimonianza di quanto quel piccolo comune sia ormai preso ad esempio per tutto il movimento comunista italiano.
Ispirandosi al libro I ricordi di un ragazzo del palazzo di mezzo di Mauro Giusti, storico sindaco di Bagno di Gavorrano, Maurizio Orlandi racconta il peso e il significato che la Casa del Popolo ha avuto nei decenni successivi. Con gli alti e i bassi legati all’andamento del Partito Comunista nel nostro paese.
La piccola Russia Una testimonianza dal passato
La piccola Russia è una di quelle affascinanti produzioni che diventano occasioni per osservare il passato.
Fin dai primi minuti, grazie alle preziose riprese in super 8 dell’inaugurazione della Casa del popolo, il documentario ci porta a forza indietro nel tempo. Non si tratta solo del fascino legato all’estetica del film. Ma anche di quello tipico di quando ci si trova davanti a un modo diverso di vivere, pensare e parlare, sicuramente lontano da noi e figlio del suo tempo. Eppure, ancora intrigante proprio perché inusuale ai nostri occhi.
Grazie all’alternanza tra riprese storiche a interviste contemporanee, gli abitanti di Bagno di Gavorrano ripercorrono la storia del loro paese dal dopoguerra fino ad oggi, delineando un quadro storico e sociale che finisce per diventare anche racconto dell’ascesa e della caduta di tutto il Pci.
La voglia di aggregazione
Ecco allora che avvenimenti come la lotta dei cinque mesi, oppure il colpo di stato in Cile del 1973 e la spaccatura del Pci del 1991, acquisiscono sfumature tutte diverse, perché raccontati attraverso le voci di una generazione che quegli eventi li ha vissuti sulla propria pelle. La passione, l’orgoglio, ma anche il rammarico e la tristezza, trapelano dalle voci dei protagonisti trasmettendo tutto il peso con cui li hanno vissuti.
Al di là dell’ideologia politica però, guardando La piccola Russia è difficile non provare anche un moto di tenerezza per un’epoca in cui la voglia di aggregazione sociale era più forte di quanto non sia oggi. Non che questo sia un bene o un male, solo qualcosa di diverso. Una diversità che nel documentario di Orlandi viene sottolineata a più riprese dagli aneddoti degli anziani a cui è stata affidata la responsabilità della memoria storica del loro territorio.
Sì, forse ascoltare un gruppo di anziani rimpiangere gli amici scomparsi, mentre li ricordano attraverso racconti legati al calcio o alle manifestazioni politiche, è un modo facile di catturare lo spettatore. Ma ciò non toglie che funzioni più che bene.
Le donne di Gavorrano
Uno degli aspetti più interessanti de La piccola Russia è quello legato al peso delle donne all’interno della Casa del Popolo.
Il regista sceglie di dedicare ampio spazio alle figure femminili di Bagno di Gavorrano. Non solo attraverso le loro testimonianze, ma anche sottolineando l’importanza fondamentale che avevano nella sopravvivenza di una realtà sorretta dal loro lavoro.
Al suo centro, La Casa del Popolo era un organismo enorme, capace di ospitare oltre settanta matrimoni all’anno e numerose feste e concerti, oltre alle attività della vita di tutti i giorni. Più volte gli intervistati fanno presente che questo era possibile solo grazie alla comunità femminile del paese. Donne che a tutti gli effetti tenevano in piedi Bagno di Gavorrano con il loro lavoro e la loro inventiva.
Sono tanti gli aneddoti riguardanti la loro presenza in prima linea alle manifestazioni politiche. Madri che portavano i figli agli eventi del partito, oppure che urlavano in faccia alla Celere a sostegno della propria ideologia, incuranti dei pericoli a cui andavano incontro. Una forza di carattere strettamente correlata a una filosofia di vita, quella del paesino toscano, che ne riconosceva i meriti, allora come oggi.
Conclusione
La piccola Russia è uno di quei documentari preziosi anche al di là del messaggio. Che siate o meno simpatizzanti dell’ideologia legata al contesto raccontato, quel che più rimane del lavoro di Maurizio Orlandi è la sua capacità di riproporre lo spaccato di un’Italia peculiare, ormai scomparsa nel tempo a causa dei cambiamenti socio-politici. Un ricordo sbiadito di un modo di vivere e pensare che difficilmente può essere ritrovato al giorno d’oggi.
Produzioni come queste hanno il merito di diventare detentrici di una memoria storica che altrimenti si perderebbe con la scomparsa delle persone che l’hanno vissuta. Una sorta di testamento di ciò che fu, e che al di là di quel che ha lasciato o meno vale la pena di essere ricordato in quanto elemento che ha definito il nostro presente.
Il documentario sarà visibile in occasione del Glocal film festival Sabato 23/03 alle 21:00 al Cinema Massimo