Debutta in streaming su Netflix la nuova attesa serie distopica Il problema dei 3 corpi, tratta dalla trilogia dello scrittore cinese Liu Cixin, Memoria del passato della Terra.
Un progetto ambizioso, otto episodi da 20 milioni di dollari ciascuno, per una trasposizione non sempre fedele, adattata per il piccolo schermo dagli showrunners diGame of Thrones David Benioff e D. B. Weiss (con Alexander Woo di True Blood) e che mira a portare al grande pubblico la fantascienza per appassionati.
Nel cast: Jovan Adepo, John Bradley, Rosalind Chao. Liam Cunningham, Eiza González, Jess Hong, Marlo Kelly, Alex Sharp, Sea Shimooka, Zine Tseng. Saamer Usmani, Benedict Wong e Jonathan Pryce.
La fatidica decisione di una donna nella Cina degli anni ’60 riecheggia attraverso lo spazio e il tempo fino a raggiungere il presente. Quando le leggi della natura si sgretolano inspiegabilmente davanti ai loro occhi, alcuni brillanti e affiatati scienziati uniscono le forze con un detective anticonformista per affrontare la più grande minaccia nella storia dell’umanità.
Dal romanzo alla Tv
La serie è basata sulla trilogia dell’autrice cinese Cixin Liu, diventata celebre a livello internazionale e arrivata in Italia nel 2017.
Il problema dei tre corpi ci trasporta nella Cina della Rivoluzione culturale. Un progetto militare segreto invia segnali nello spazio cercando di contattare intelligenze aliene. Il messaggio viene captato dal pianeta Trisolaris, l’unico superstite di un sistema orbitante attorno a tre soli, dominato da forze gravitazionali caotiche e imprevedibili, che hanno già bruciato undici mondi. I fisici lo definiscono “problema dei tre corpi”. I trisolariani sanno che anche il loro destino sarà di sprofondare nella superficie di uno dei soli. Occorre trovare una nuova casa. Un pianeta abitabile. Trisolaris pianifica quindi un’invasione della Terra. Sul Pianeta azzurro, nel frattempo, l’umanità si divide: come accogliere i visitatori dallo spazio? Combattere gli invasori o aiutarli a distruggere gli abitanti di un mondo ormai corrotto?
Niente di più si può raccontare della trama di questa nuovo serial firmato Netflix che gioca sicuramente sull’effetto mistero. Restando fedeli al libro originale, gli autori della sceneggiatura se ne discostano allo stesso tempo per meglio adattarlo al piccolo schermo. Soprattutto per la parte ambientata ai tempi moderni, con personaggi e situazioni ‘rivisitate’, ampliando e creando un equilibrio tra ‘sezione’ occidentale e orientale.
Il Pilot: effetto 2000
Dopo una prima parte ambientata nel passato della Cina, si viene catapultati nel contesto moderno, con tematiche poi sviluppate nel corso delle altre ‘puntate’. Quasi fosse una presentazione di quanto vedremo nel resto degli episodi, con contenuti anticipati anche dal teaser che ci mostra ‘il cosa accadrà’ dopo. Il Pilot ripropone dunque la struttura dei telefilm anni 2000 essendo una sorta di introduzione alla storia che verrà e sintetizzandone gli eventi. Una strategia ‘acchiappaseguito’ che, se da una parte spinge a proseguire la visione, dall’altra ha un po’ un sapore nostalgia, che non è poi adeguatamente ricompensato da una giusta tensione.
La première è elettrizzante, ricca di eventi passati e futuri, personaggi (non tutti adeguatamente approfonditi) e premesse interessanti, ma ciò che segue non mantiene completamente le aspettative. Tanti i caratteri introdotti ma l’assenza di pathos appare quasi immediatamente rendendo debole e poco incisiva la stessa struttura narrativa della serie. Sulla carta devono affrontare eventi importanti e apparentemente inspiegabili (un misterioso conto alla rovescia che appare negli occhi) ma la specialità delle situazioni non traspare a causa dell’assenza parziale di un sottotesto drammatico necessario. Accade troppo e tutto insieme per un seguito che non riesce poi ad essere all’altezza del Prologo.
Un intreccio di tematiche
Nonostante tutto, l’intreccio de Il Problema dei tre corpiresta indubbiamente intrigante. I vari piani temporali e il racconto toccano temi importanti e interessanti da sviluppare e analizzare, anche dal punto di vista storico, con una fantascienza cupa, densa, non edulcorata e inquietante, tanto può sembrare realistica e possibile. La filosofia si sposa con la riflessione sulla tecnologia. La biologia, la matematica, sono materia consistente del serial e propongono teorie plausibili e intelligenti mostrando un adattamento del romanzo non semplice da attuare in termini di sceneggiatura ma, in parte, sicuramente riuscito.
Il tutto è supportato però sia da una struttura artificiosa in termini di effetti speciali (nonostante il grande dispendio in termini di produzione) che da un ‘contenitore emotivo’ che presenta forti lacune. La parte finale, in cui cresce la sensazione di attesa dell’evento apocalittico imminente, culmina col giusto mix di oscillazione tra reale e irreale, ma la sensazione di dejavu è alle porte e immediato e troppo forte è il rimando a serie Tv precedenti (Lost fra tutti) e di impatto emotivo maggiore.
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