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‘Anna’: il disagio esistenziale delle apparenze sociali

Un coinvolgente thriller psicologico dai temi sociopolitici che riecheggiano Parasite

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Scritta e diretta dall’emergente Lee Joo-young, prodotta da Coupang Play, Anna è una serie drama sudcoreana del 2022 disponibile in esclusiva su Amazon Prime Video. Con numerosissime nomination in patria, riesce ad aggiudicarsi diversi premi, anche prestigiosi, come il premio speciale Daejong Film Series Director Award e il Seoul International Drama Award alla Miglior Attrice Bae Suzy, che ha dimostrato un’encomiabile performance nei panni della protagonista Lee Yu-mi.

Il potere delle menzogne

Nata in una famiglia dalle condizioni economiche disagiate, con il padre che gestisce una sartoria in decadenza e la madre muta, Lee Yu-mi vive una vita per niente generosa. Da piccola, è educata da una donna britannica, che le insegna a non far mai trasparire quel che pensa. Diversi episodi sfortunati la metteranno, poi, con le spalle al muro e la porteranno, nel disperato tentativo di emergere dalla sua condizione subalterna, a compiere un gesto irreparabile: dire una piccola bugia. La reazione a valanga che ne conseguirà farà sfuggire di mano la situazione a Lee Yu-mi, costretta a sempre più improbabili menzogne, a una carriera che non le spetta e a una vita che non le appartiene.

Una regia contemplativa

In Anna non si troverà, forse, una regia dagli incredibili virtuosismi tecnici. Il che non è assolutamente un demerito: le inquadrature lente e ponderate testimoniano uno studio molto attento dell’immagine e della fotografia. Bae Suzy splende sempre di luce propria e mostra davvero la bellezza che i personaggi riconoscono frequentemente alla protagonista. La narrazione, poi, non è per nulla didascalica: la serie insiste su lunghi periodi di silenzio, sui non detti e su dialoghi decontestualizzati, con un’attenzione quasi voyeuristica all’espressività degli attori e ai piccoli dettagli. Toccherà sempre allo spettatore il compito di interpretare correttamente immagini e parole, traendone le conclusioni.

Una società plutocratica volta alla falsità e al favoritismo

Chi è appassionato di serie coreane saprà bene che la Corea del Sud, contestuale all’Estremo Oriente e ben lontana dalle società occidentali americane ed europee, si basa su rapporti lavorativi e interpersonali che funzionano molto diversamente da quelli che conosciamo. Lo stacanovismo, il rispetto incondizionato dei superiori e l’assoluta umiltà sono elementi imprescindibili per potersi muovere correttamente in società e in politica. Tutto questo dà adito a un teatrino di falsità e favoritismi che la serie inscena con incredibile lucidità: chi ha i mezzi e si adegua eccelle, chi non si conforma o non imbroglia ne uscirà necessariamente sconfitto.

Sebbene i toni siano decisamente meno grotteschi e ben più sobri e contemplativi, i temi del furto d’identità, dei meriti indebiti e della scalata sociale come necessaria aspirazione di vita ricordano davvero molto da vicino il pluripremiato capolavoro di Bong Joon-ho, Parasite. E il paragone nasce spontaneo anche per la stessa provenienza geografica della serie.

Sebbene Anna non sia capace di incidere così profondamente nello spettatore come il film vincitore di quattro Premi Oscar, sa comunque difendersi molto bene, coinvolgendo con le vicende di una donna abile ma sfortunata, che faranno loro vivere molti momenti di angoscia e di rabbia. La suspense di questa serie è poi in grado di tenere incollato allo schermo anche il pubblico più distratto.

Una sete dei potentati un po’ arida

Se la satira sociale è estremamente lucida, le motivazioni che soggiacciono al desiderio di potere e che muovono i potenti è decisamente più semplicistica. Politici e imprenditori sono tutti dipinti come efferati, viziati e violentemente impulsivi, laddove non direttamente come veri e propri criminali. I potenti sono sempre capaci di farla franca con il semplice ricorso al denaro e ai contatti giusti. Quel che ne emerge è una società senza scale di grigio, dove le classi subalterne sono indistintamente costituite da gente perbene e ingiustamente soggiogate alle classi facoltose.

Una protagonista dalla caratterizzazione estremamente efficace

L’aspetto positivo di questo setting un po’ semplicistico è che consente un alleggerimento delle regole narrative tale da dare uno spazio importantissimo alla protagonista, resa in maniera magistrale. Lee Yu-mi è un personaggio in cui può non essere facilissimo immedesimarsi, ma le cui motivazioni e azioni suscitano un interesse sempre vivo verso le sue vicende. Unico personaggio veramente poliedrico della storia, il suo percorso rappresenta un’evoluzione credibile e piena di sfaccettature intriganti e tutte da scoprire.

Controversie produttive

Se la presenza sulla piattaforma di Amazon Prime Video di due serie omonime, una di sei e l’altra di otto episodi, dovesse far sollevare uno o più sopracciglia, non sarebbe sbagliato sentirsi confusi e vederci qualcosa di strano. Il format delle serie in esclusiva sulle piattaforme di streaming, con episodi dalla durata oscillante fra i 45 e i 60 minuti, consta di solito di otto episodi. Pur non essendo una regola, questa doveva essere la lunghezza prevista dalla regista Lee Joo-young, che ha accusato la Coupang Play di aver apportato modifiche alla sua versione senza il suo consenso.

Ciò avrebbe portato al rilascio, dietro il lasciapassare del produttore, di una versione conforme ai presunti intenti originali, apparentemente non rispettati dalla regista. Lee Jou-young non ha tardato a farsi sentire pubblicamente in merito al problema. In seguito alle controversie e all’apprezzamento dell’opera, una versione estesa della serie, poi rivelatasi il director’s cut, è stata pubblicata sulla piattaforma di streaming. Se si vuole, dunque, godere della serie così come era stata pensata dalla regista, allora la versione da otto episodi è inevitabilmente quella da scegliere.

Un’eroina immersa nel marcio della società sudcoreana

Anna è una serie che sicuramente parla molto più ai sudcoreani che al pubblico internazionale. Ma non per questo è meno fruibile anche da un italiano. Sia pur con delle forzature narrative a volte un po’ azzardate e con il già visto semplicismo nei rapporti di potere, la serie riesce efficacemente a coinvolgere. Non manca di restituire uno scorcio della corruzione che si annida anche negli ambienti più insospettabili. Al contempo, ci racconta la travolgente storia di un’eroina mossa sì da un egoismo immorale, ma che si oppone alle ingiustizie di una società opprimente.

Recensioni di Prime Video su Taxidrivers

Anna

  • Anno: 2022
  • Durata: 6/8 episodi da 45’ circa
  • Distribuzione: Amazon Prime Video
  • Genere: Thriller Psicologico
  • Nazionalita: Corea del Sud
  • Regia: Lee Joo-young

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