Il volto di un’altra – Festival Internazionale del Film di Roma (Concorso)
Bella è una splendida ed esuberante conduttrice di un famoso programma televisivo sulla chirurgia estetica. René, suo marito, è un medico chirurgo che, nello stesso programma, effettua gli interventi sugli ospiti. All’improvviso Bella viene licenziata perché gli ascolti dello show sono in calo e il pubblico è stanco ormai di vedere la sua faccia…
Un gruppo di esseri bendati si aggira misterioso per il bosco: non sono zombie e non è l’inizio di un film horror. A pochi minuti dalla carrellata di dettagli volutamente ambigui scopriamo che queste creature vaganti non sono altro che comuni esseri umani ricoverati in una clinica estetica del Sud Tirolo. È questo il brillante e seducente incipit de Il volto di un’altra, ultimo lavoro di Pappi Corsicato in Concorso a Roma. LauraChiatti è Bella, l’incantevole e raggiante conduttrice televisiva di un programma sulla chirurgia estetica sposata con Renè (interpretato da Alessandro Preziosi), il chirurgo estetico della clinica. Dopo essere stata licenziata perché “il suo volto ha stancato”, Bella ha un incidente causato da uno degli addetti all’impianto fognario, il rivoluzionario Tru Tru (Lino Guanciale) che sogna di sfondare come cantante. Inizialmente Renè fa credere a Bella di essere gravemente sfigurata e la spinge a truffare l’assicurazione e a riscuotere la lauta somma di denaro per evitare la bancarotta. Scoperta la messa in scena, anche l’apparentemente incorruttibile Tru Tru trae vantaggio dalla situazione, seguito dalla suora della clinica (interpretata dall’attrice feticcio Iaia Forte). Intanto Bella promette ai suoi fan una diretta sull’intervento che le cambierà i connotati, suscitando grandi aspettative e curiosità sull’aspetto che avrà il suo nuovo volto.
Corsicato conferma ancora una volta le sue indiscussa finezza visionaria ma soprattutto la capacità di annodare semanticamente immagini e sceneggiatura. Il volto di un’altra è, infatti, un lavorio continuo di ricerca su un nesso significante tra estetica e narrazione. L’essere e l’apparire, che perdono il loro rapporto antitetico per ritrovarsi stretti in un legame circolare, sono costantemente supportati dal trattamento visivo della scena: la clinica, questo imponente edificio ottocentesco immerso nella natura, si veste di bianco e sfoggia la sua facciata più brillante, luminosa e patinata, proprio come aspirano a mostrarsi i pazienti della clinica, mentre nei piani bassi la degenerazione (non a caso) dell’impianto fognario dovuta alla scarsezza degli investimenti rivela la reale situazione del centro. E in questa fiera delle vanità dove si celebra la vacuità del contemporaneo non poteva mancare l’intervento mediatico sempre a caccia dello scoop e di un opinione pubblica da forgiare e da cui essere adulato. Pappi Corsicato è una punta di diamante del cinema italiano, come Matteo Garrone dimostra di padroneggiare perfettamente il mezzo cinematografico e soprattutto di non ridurre la ricercatezza estetica a un puro vezzo stilistico, rischio sventato egregiamente anche nelle deliziose intuizioni dello sguardo concretizzate nelle scene in bianco e nero la cui presenza è tesa a rimarcare la natura menzognera di tutto ciò che vediamo.
Il volto di un’altra riflette, senza prendersi troppo sul serio, sull’idea di finzione e sul bisogno di utilizzare delle maschere, siano esse di plastica, o il risultato di un cambiamento ottenuto con un intervento plastico o da intendersi in senso meno fisico e più legato a un atteggiamento dissimulatore, e su quanto questi siano concetti trasversali. Il duo infimo e impostore composto inizialmente da Bella e Renè è presto rimpolpato dall’operaio comunista e da una suora a riprova del fatto che la corruttibilità è una prerogativa democratica e non elitaria. Volendo evitare spoiler fastidiosi, non riveliamo i dettagli sulla trovata avuta da Corsicato per rappresentare il crollo finale di ogni costruzione artificiale, ma vogliamo comunque riconoscerne l’efficacia, la coerenza e il coraggio di essere piuttosto esplicita. Il morale della favola è piuttosto aleatorio, armato di tanta ironia e della ricchezza di un impianto scenico magnifico Il volto di un’altraè un bel racconto sulla società contemporanea dal finale aperto che ci lascia liberi di nominare vinti e vincitori.
Francesca Vantaggiato
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