Nella cittadina di Marfa, Texas, che conta poco più di 1800 anime, il sedicenne Adam (Adam Mediano) sperimenta le prime esperienze sessuali con la ventitreenne Donna (Indigo Rael), la compagna di uno spacciatore rinchiuso in prigione, e la sua ragazza, la coetanea Inez (Mercedes Maxwell). Il sesso non è l’unica scoperta di questo periodo della sua vita, perché sulla sua pelle lo skater di origini ispaniche vive anche le vessazioni di Tom (Jeremy St. James), un poliziotto di frontiera disturbato che perseguita lui e sua madre (Mary Farley). In città è arrivata anche un’artista, ‘Marfa Girl’ (Drake Burnette), tramite la fondazione d’arte locale. ‘Marfa Girl’ – non conosciamo il suo nome – ha un comportamento sessuale libero e non manca di dispensare consigli al giovane Adam. La città di Marfa è un personaggio al pari degli altri protagonisti della storia: è situata a 68 miglia dal confine col Messico, è una piccola comunità dove bianchi e messicani convivono, è un luogo dove i ragazzi vengono ancora sculacciati a scuola e sono soggetti al rispetto del coprifuoco, è un richiamo per gli artisti stimolati a visitarla grazie allo scultore americano Donald Judd. Questo miscuglio identitario e culturale che dà colore a Marfa e incide sulle vite dei suoi abitanti è un detonatore pronto a esplodere, e tale momento non tarda ad arrivare.
Larry Clark, fotografo e regista di Tulsa, Oklaoma, riesce a suscitare accese polemiche già agli inizi della sua carriera artistica quando all’età di ventotto anni, nel 1971, pubblica il primo libro-scandalo il cui titolo prende il nome della sua città natia. La raccolta di scatti in bianco e nero racchiude la fragilità, le ossessioni e la decadenza dell’adolescenza, con uno stile oltre i limiti del perbenismo borghese che stravolge il punto di vista dell’osservatore il quale, abbandonato il rigore oggettivo della cronaca giornalistica, si fa soggettivo e intimo, e per certi versi più autentico e violento, mantenendosi sul piano della realtà di tutti i giorni fatta di pulsioni trasgressive che oltrepassano i confini morali voluti dalla società. Libertà sessuale, consumo sfrenato di droghe, esplosioni di violenza entrano a pieno titolo nell’ordinarietà ritratta e vissuta dal fotografo/regista che mira a raggiungere e a porgerci la veridicità del vissuto. Non è difficile immaginare l’approccio di Clark e l’accoglienza ricevuta quando nel 1995 l’artista fa il suo ingresso nel mondo cinematografico con Kids, proseguendo con Un altro giorno in paradiso del 1998 e Bully del 2001, fino ad arrivare a Ken Park del 2002, mostrando un universo adolescenziale controverso ma, stando alle sue parole, frutto di uno sguardo onesto che mira a dire la verità sulla vita. Queste tematiche permangono nel suo ultimo lavoro presentato in Concorso al Festival di Roma.
“Con Marfa Girl volevo fare un film sulla vita interiore. Ci formiamo da giovanissimi, era mia intenzione mostrare come il nostro passato interagisce con il mondo esteriore. A un certo punto del film si scopre la storia di tutti i personaggi, ed è in quel momento che comprendiamo le loro azioni. Quando si lavora con gli attori si parla delle loro esperienze che poi non si vedono nel film ma li aiutano a diventare personaggi. Sono un artista da cinquanta anni, quello che mi interessa è parlare di realtà, quando scrivo non mi preoccupo delle regole di scrittura perché la vita non si svolge così. Molto spesso i film non sono lo specchio della vita, mentre nel lavoro di JohnCassavetes, ad esempio, sai di trovarti di fronte alla realtà. Non faccio film per guadagnare, cerco di essere onesto e di raccontare verità sulla vita che è imprevedibile e strana”.
Marfa Girl, film che Clark considera il suo preferito “forse perché si è divertito nel farlo” grazie anche alla libertà che il produttore Adam Sherman gli ha concesso, è un corrosivo ritratto di personaggi che non evolvono ma si svelano in una spirale convulsiva di episodi tanto reali quanto disturbanti e contorti. È difficile amare o odiare questo film che vuole essere un’immersione – non voyeuristica – nell’intimità dei personaggi (quasi tutti interpretati da gente del luogo) turbata dall’impatto con il mondo esterno fatto di incontri razziali non sempre pacifici, contraddizioni, paura dell’altro percepito come minaccia, bigottismo, odio, crudeltà, violenza. Anche se l’intenzione di Clark è dichiaratamente quella di riportare onestamente il suo punto di vista sul mondo, molto spesso il suo calcare la mano su alcuni aspetti esistenziali sembra puntare a scioccare, a provocare un turbamento più che una riflessione.
Merita una menzione l’originale sistema di distribuzione adottato dall’autore che, bypassando con disprezzo le logiche di mercato hollywoodiane, distribuirà il film a partire dal 20 novembre (a Roma a partire da mezzanotte) solo online sul sito larryclark.com al costo di 5.99$.