Le Guetteur – Il cecchino – Festival Internazionale del Film di Roma (Fuori Concorso)
Il capitano Mattei sta per arrestare una famigerata banda di rapinatori di banche, quando un cecchino appostato sul tetto di un edificio spara contro i poliziotti, per permettere ai suoi complici di fuggire. In seguito al grave ferimento di uno di loro, i rapinatori si ritrovano costretti a cambiare i propri piani, rifugiandosi presso lo studio di un medico corrotto e rimandando in questo modo la spartizione della refurtiva. Mentre il capitano Mattei organizza una feroce caccia all’uomo, per ognuno dei criminali inizia la discesa all’inferno…
Il cinema italiano è in crisi. Sono anni che lo urlano i critici, i produttori, distributori e chiunque faccia parte della macchina, ecco quindi che i registi italiani accettano progetti non italiani, scritti e girati fuori dall’Italia. Tanti gli esempi, uno di questi è Michele Placido, uno dei più famosi registi e attori del cinema italiano. Dopo il successo internazionale di Romanzo Criminale, sette anni fa, la Francia ha iniziato a seguire con attenzione il nostro regista, fino a chiamarlo in patria per offrirgli un film da 15 milioni di euro, chiedendogli solo di fare quello che gli riesce meglio, ossia dirigere un Romanzo Criminale francese, un poliziesco transalpino.
Placido, da bravo e astuto professionista non ha potuto non accettare. Le intenzioni dei produttori erano da manuale e la coproduzione, francese, belga e italiana ha messo su un prodotto ben confezionato chiamando all’appello i bravi Daniel Auteuil e Mathieu Kassovitz, facilmente gestibili da un regista come Placido che sa tirar fuori il meglio dagli attori. Ricapitolando, regia buona, alla Placido, senza alcuna sorpresa, bravi attori, tra l’altro anche la coppia italiana presente nel film, composta da Violante Placido e Luca Argentero ha dato un’ottima prova delle loro capacità, solo che c’è qualcosa che non convince: il film non regge a livello narrativo. Lo script vuole dire troppo, i personaggi sono difficilmente inquadrabili, c’è sempre una sensazione di fretta e, di conseguenza, il film risulta inconcludente. Forse possiamo giustificare il problema narrativo, commentando che, mentre Romanzo Criminale aveva alle sue spalle, il libro di Giancarlo De Cataldo, qui, Placido si è dovuto confrontare con due sceneggiatori francesi al loro esordio, Denis Brusseaux e Cédric Melon. Ad ogni modo la storia che raccontano è quella di un fenomenale cecchino, ex militare impiegato in missioni segrete, interpretato da Mathieu Kassovitz, il quale, aiutato dalla sua banda, rapina banche.
Il capitano Mattei, alias Daniel Auteuil, è sulle sue tracce e durante una rapina, tenta di arrestarli. L’operazione però fallisce, grazie all’abilità del cecchino che dal tetto di un edificio spara ai poliziotti senza errori. Mattei non si lascia abbattere, e segue le tracce del cecchino, finché un anonimo lo chiama e gli confida dove si nasconde. Da quel momento in poi, la storia si riempie di dettagli inaspettati, di nuovi personaggi e di realtà sottese, che invece di aggiungere tensione e interesse alla storia, rendono il film sfuggente e inconcluso.
In definitiva, se non fosse per lo script, Il Cecchino potrebbe essere un buon prodotto italofrancese. Placido lo dirige con il suo stile tradizionale, con una fotografia cupa, fredda da film noir, un montaggio serrato che acuisce la tensione della storia, e una colonna sonora adatta, che ricorda quella composta da Hans Zimmer per Batman.
Valentina Calabrese
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