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Aspettando il mare – Festival Internazionale del Film di Roma – In Concorso

Il mare è scomparso in una tempesta di sabbia. Un villaggio muore lentamente giorno dopo giorno. Solo il marinaio Marat si oppone al destino e decide di trascinare la sua nave, ridotta a un rottame arrugginito attraverso il deserto, pur di ritrovare il mare e una ragione.

Pubblicato

il

ANNO: 2012

DURATA: 109’

GENERE: DRAMMATICO, WESTERN

NAZIONALITA’: BELGIO, FRANCIA, GERMANIA, KAZAHKHSTAN, RUSSIA

REGIA: BAKTIAR KHUDOJNAZAROV

Poi vidi un nuovo cielo e una nuova terra, perché il primo cielo e la prima terra erano passati, e il mare non era più”. Apocalisse 21,1.

Con queste parole fisse sullo schermo, termina il film di apertura della settima edizione del Festival Internazionale del Film di Roma, “Aspettando il mare” di Bakhtiar Khudojnazarov. Il nuovo lavoro del grande regista, sceneggiatore e produttore russo di origine tagika, autore dei pluripremiati lungometraggi Pari e patta e Luna Papa, è stato presentato oggi Fuori Concorso in anteprima mondiale; imponente coproduzione russa, tedesca, belga, francese, kazaka e ucraina, fra i protagonisti brilla il divo russo Egor Beroev, il regista e attore tedesco Detlev Buck e l’attrice e top model Anastasia Mikulchina. Il film, definito uno spettacolare kolossal, è il frutto di un lungo lavoro di preparazione da parte del regista che ha voluto raccontare una grande verità dell’universo: l’ineluttabilità della natura. Fin dalla prima scena del film, Khudojnazarov mostra le tradizioni magico religiose che l’uomo porta avanti per tentare di controllare la natura. Gli abitanti del piccolo paese, danzano, cantano riti magici e gettano fiori in mare per augurarsi che esso resti calmo per praticare la pesca. Purtroppo il mare, non ascolta le richieste dell’uomo, e quando il capitano con sua moglie e il suo equipaggio salpano verso il mare, sono travolti da una tempesta di sabbia di dimensioni epiche, che non lascia alcuna speranza di vita, solo il capitano per miracolo sopravvive. Crudele, però, è il destino che gli spetta: il giovane Marat, dopo anni ritorna nel suo paese, risoluto a cercare di recuperare la sua nave insieme al suo equipaggio e di ritrovare sua moglie. In realtà, al suo ritorno trova un luogo completamente diverso: il mare dopo la tempesta di sabbia è scomparso e il villaggio ogni giorno muore lentamente. Gli abitanti nutrono un forte rancore nei confronti di Marat, accusato di aver abbandonato la nave e causato la morte di tante persone, per questo lo deridono e si oppongono a lui con tutti i mezzi in loro possesso. Ma il capitano non perde mai la sua forza di volontà, e continua a trascinare la nave attraverso le immense lande del deserto per ritrovare il mare e con lui il perdono dal suo senso di colpa. Nemmeno la sorella della moglie, Tamara, che confessa a Marat il suo amore, può fermarlo.

Con destrezza, Khudojnazarov ha saputo mescolare vari generi, primo fra tutti il western, difatti, il topos del viaggio verso l’Eden (il mare) è tra i più cari di questo tipo di cinema, e i paesaggi, sorretti da un impianto visivo magnifico, ne sono la conferma. Aspettando il mare rappresenta dunque la metafora della tragedia dell’uomo, ridicolo in confronto alla sublimità della natura matrigna, talmente forte e maestosa da poter esplodere da un momento all’altro, ingoiando voracemente tutto e tutti.

Valentina Calabrese

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