Il diavolo veste Prada, commedia del 2006 firmata da David Frankel (tratta dall’omonimo romanzo) è riuscita a unire sullo schermo tre attrici destinate a creare tre personaggi iconici : Meryl Streep nei panni della perfida Miranda Priestley, Anne Hathway in quelli di Andrea Sachs e Emily Blunt, la ‘comica’ assistente Emily Charton.
Diciotto anni dopo, questa pellicola riesce ancora ad essere nella top 10 dei più visti su Netflix e continua a segnare la vita, e i successi, di queste tre attrici. Proviamo a capirne il perché.
Miranda Priestley: un’icona universale
Il vero punto di forza di questo cult cinematografico non è la storia, racconto canonico di affermazione di una giovane donna in un percorso di formazione tra ostacoli, scelte sbagliate ed epifanie. Il fulcro e pilastro de Il diavolo veste Prada è il villain del film.
Meryl Streep supera se stessa nell’interpretazione di Miranda Priestley, il capo che nessuno vorrebbe avere ma che ognuno di noi ha o ha avuto nella vita. Miranda è la donna al potere, emancipata e perfida, eppure geniale, invidiata e contemporaneamente temuta, e detestata, da tutti.
Miranda è un’icona universale perché rappresenta un simbolo declinabile in ogni situazione. È la direttrice della più famosa rivista di moda, è sempre impeccabile, è preparatissima e infallibile, glaciale, austera, autoritaria, malvagia, eppure affascinante e ammaliante, magnetica, irresistibile. Tutto il mondo vuole gravitare intorno a Miranda Priestley, ma Miranda Priestley è il mondo. Ed è un mondo chiuso e ostile.
L’icona Miranda genera a sua volta altre situazioni iconiche e allegoriche. La segretaria servizievole e disponibile disposta a tutto pur di mantenere il lavoro dei sogni; la ragazza della porta accanto ingenua ma brillante che punta solo sul proprio talento; la giovane donna che apre gli occhi sulla realtà e ci si deve adeguare; il cambiamento-moda che trasforma il “disastro” Andrea Sachs nella sexy Anne Hathaway.
Il gioco delle citazioni
Il trittico Streep-Hathway-Blunt ha regalato, negli anni, numerosi momenti di ilarità, autocitandosi nelle scene più emblematiche del film.
Recentemente, ai Sag Awards 2024, Meryl Streep ha finto di dimenticare i propri occhiali da vista al momento della sua presentazione sul palco, per farsi raggiungere da Anne ed Emily in un siparietto immediatamente riconducibile a una tipica situazione alla Il diavolo veste Prada, con tanto di battute tratte proprio dalla sceneggiatura originale.
Le stesse attrici giocano con l’iconografia generata esponenzialmente da questo lungometraggio, in un gioco di auto-citazioni e disponibilità alle situazioni che potrebbe rimandare al film.
I rimandi, però, sono anche estrinseci. Dal 2006 in poi sono stati innumerevoli gli esempi in cui Miranda Priestley è stata chiamata in causa.
Molto divertente è, ad esempio, l’omaggio di The Office U.S. in cui Michael Scott (Steve Carrell) entra in ufficio lanciando il proprio cappotto sulla scrivania della segretaria Pam e si atteggia a Meryl Streep, per poi realizzare di aver commesso un autogol.
Aneddoti tra finzione e realtà
Il mitico personaggio di Miranda Priestley è ispirato, notoriamente, ad Anna Wintour, la direttrice di Vogue. L’affinità tra le due donne arriva al punto che alcuni stilisti, terrorizzati dalla reazione della Wintour al film, si sono rifiutati di partecipare alle riprese, così come di fornire i propri abiti originali alla costumista Patricia Field.
Anna Wintour, che ciò nonostante non fu invitata alla première, da parte sua si presentò ad una proiezione del film, destinata alla stampa, in un total look firmato Prada.
L’intero guardaroba del film è costato circa un milione di dollari e, per realizzarlo, Patricia Field si è ispirata ai look più gettonati ed eleganti, proposti in passerella e sulle riviste di moda.
L’iconico colore bianco dei capelli di Miranda è stato voluto da Meryl Streep in persona, per avere maggiore libertà nella scelta dei look, potendo abbinare il bianco glaciale dei capelli a qualsiasi altro colore.
Ad Anne Hathaway gli sceneggiatori hanno chiesto di ingrassare e dimagrire per interpretare il ruolo: inizialmente l’attrice ha dovuto prendere quattro chili, per poi perderli quando il personaggio entra nella fase “glamour”.
Sempre a proposito della sceneggiatura, Meryl Streep ha deliberatamente cambiato una delle battute diventate più famose. Durante la scena in auto a Parigi con Andy, Miranda pronuncia quella che avrebbe dovuto essere “Tutti vogliono essere me”, ma la Streep cambiò la frase in:
Tutti vogliono essere noi
Tornando invece alla sequenza citata tra gli altri da Steve Carrell, per la sola realizzazione del “lancio dei cappotti”, montata magistralmente, è occorsa un’intera giornata di riprese, con più di trenta take per ogni scena.
Trovare l’attore che ha interpretato Nigel, altro personaggio simbolico, non è stato semplice. Dopo mesi di casting la produzione brancolava ancora nel buio. A sole settantadue ore dall’inizio delle riprese, si è presentato ai provini Stanley Tucci ed è stato scritturato seduta stante.
Per concludere, e per dimostrare quanto spesso sia sottile la linea tra finzione e realtà, un ultimo aneddoto sul metodo lavorativo di Meryl Streep.
Volendo interpretare al meglio il ruolo di Miranda, l’attrice ha voluto mantenere le distanze dal resto del cast anche nella vita reale, così da non apparire troppo amichevole sul set. Incontrando Anne Hathaway affermò:
Penso che tu sia perfetta per il ruolo. Sono così felice che lavoreremo insieme. Questa è l’ultima cosa carina che ti dirò.
Il diavolo veste Prada: un cult intramontabile
Perché Il diavolo veste Prada è ancora oggi nella top 10 dei film più visti su Netflix? Perché un’icona non tramonta mai. Miranda Priestley (o Anna Wintour) non passerà mai di moda.
Forse, la moda stessa non passerà mai di moda. Lo spettatore, ricercando quelle esperienze di evasione e sospensione dell’incredibile, tra l’identificazione e l’immedesimazione, sarà sempre affascinato da un mondo chiuso ed elitario in cui non gli è permesso entrare.
Infine, questa è la storia degli ultimi che possono diventare primi, e, dai tempi delle fiabe più antiche, i racconti di riscatto e di realizzazione sono efficaci sul nostro inconscio. Miranda è il cattivo che alla fine viene sconfitto, Andy è la donna comune che dimostra di valere tanto quanto l’inarrivabile Mrs. Priestley, per poi decidere autonomamente di andarsene, ma senza essere cacciata via.
Andy dimostra che anche le vette più alte sono conquistabili, e che, alla fine, la cosa più importante è rimanere fedeli a se stessi.
Il diavolo veste Prada è dunque intramontabile perché capace di farci ridere di noi stessi, desiderando di essere altro da noi, per poi ritornare nel nostro corpo con una nuova consapevolezza. Tutti vogliono essere noi.
Il diavolo veste Prada
Anno: 2006
Durata: 1h 49
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