In Spaceman, film diretto da Johan Renck (adattamento cinematografico del romanzo di fantascienza, Space of Bohemian del 2017 scritto da Jaroslav Kalfar) vediamo un Adam Sandler diverso rispetto ai precedenti ruoli drammatici di Uncut Gems (2019) e Hustle (2022). L’attore dà ancora una volta dimostrazione di grande versatilità in una delle sue interpretazioni più intime.
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“Conosci te stesso” è tutta la scienza. Solo alla fine della conoscenza di tutte le cose, l’uomo avrà conosciuto sé stesso. Le cose, infatti, sono soltanto i limiti dell’uomo”
Nietzsche
È l’esplorazione di sé stessi, fino alla consapevolezza dolorosa dei propri limiti, il perno fondamentale che regge Spaceman.
Il regista Jakub Procházka , attraverso un primissimo piano del volto emaciato e consumato del cosmonauta interpretato da Sandler, immerge lo spettatore nella dimensione esistenziale del film: un intimo viaggio che dallo spazio si sposta su un piano metaforico, dalla scoperta dell’ignoto fino a giungere alla scoperta del sé e dell’Altro.
Fuori dagli eccessi, dalle interpretazioni esasperate, dai picchi di emozioni, Adam Sandler, insieme a Renck e al direttore della fotografia Ihre, riesce a restituire agli spettatori l’immagine di un personaggio realistico, umano, forse troppo umano. Un’ interpretazione sempre dimessa, pacata anche nei momenti più drammatici, per comunicare la sofferta solitudine personale che diventa storia comune di tutti noi.
Spaceman e la fragilità dei legami
Rimandi ed echi dell’isolamento pandemico riecheggiano nella pellicola di Johan Renck che porta lo spettatore ad immedesimarsi con il cosmonauta nel silenzio dello spazio, nella sua solitudine ricca di contraddizioni, nella fascinazione per il modo in cui le persone vivono i rapporti e le fragilità dei loro legami.
Qui emerge il senso simbolico dello spazio che diventa luogo emozionale, di introspezione del sé amplificato dall’incontro con la forma di vita aracnoide Hanuš (Paul Dano), che, differentemente dai ragni-madri che possiamo ritrovare in Villeneuve (Arrival, Enemy), si fa voce e sguardo nella mente del cosmonauta. Sbirciando nella memoria di Januk, Hanuš, la creatura aiuta il protagonista ad intessere la trama dei suoi ricordi, in una continua decostruzione delle immagini-memoria, per tentare di ri-costruire i legami umani dissolti a causa di un imperante individualismo che diventa limite imposto.
Tu imponi molti limiti umano pelle ed ossa, magari sono questi i motivi della tua solitudine
Dirà la forma di vita aracnoide, forse manifestazione “altra” dello stesso protagonista che, nella sua solitudine, è costretto a riflettere sulla ciclicità della vita, sul principio e la fine, per diventare poi materializzazione del senso di colpa nei confronti della moglie incinta Lenka (Carey Mullingan), lasciata per indagare su delle strane particelle viola rilevate nei pressi di Giove. Una missione in solitaria che lo porterà via da casa per circa un anno.
Un’operazione Postmoderna
Attraverso una serie di flashback richiamati da Hanus e tramite crosscut, che riportano lo spettatore sulla terra, riusciamo a conoscere un po’ il personaggio di Lenka, sebbene il suo sviluppo resti marginale considerando che per la maggior parte del tempo la vediamo “schermata” e dal punto di vista di Sandler. La sua immagine viene manipolata, frastagliata digitalmente, riuscendo a dare la sensazione del graduale sgretolarsi del rapporto tra i due e della sofferenza di lei, privata di appoggio e sostegno molto tempo prima della decisione di Jakob di immergersi in questa nuova avventura in solitaria.
La visione di Spaceman lascia molti interrogativi. Sembra, infatti, che Renck abbia deciso di creare una pellicola che possa aprirsi a continui spunti ed interpretazioni. Numerose sono le citazioni ad altri scenari ed immaginari in un impasse postmoderna che potrebbe sembrare mero esercizio di stile, ma che, in realtà, dall’Olocausto alle profondità emotive dal sapore tarkoskiano, vuole farsi campo per spunti di riflessione più ampi, lasciando lo spettatore libero di leggere questa apparentemente banale storia dell’uomo più solo del mondo.
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