In streaming su Raiplay, A casa tutti bene di Gabriele Muccino, è un po’ la sintesi del suo modo di fare Cinema.
Nel cast, tra gli altri: Stefano Accorsi, Carolina Crescentini, Elena Cucci, Tea Falco, Pierfrancesco Favino, Sabrina Impacciatore.
La pellicola ha ottenuto cinque candidature ai Nastri d’Argento e tre candidature e vinto un premio ai David di Donatello Spettatore 2019. Dal film è poi nata una serie tv trasmessa da Sky.
A Casa Tutti Bene: la recensione della serie reboot di Gabriele Muccino
La trama di A casa tutti bene
Pietro e Alba festeggiano cinquant’anni insieme. Dal loro matrimonio sono nati Carlo, Sara e Paolo.
Tutti quanti si imbarcano per un’isola del Sud. In quel luogo in cui Pietro e Alba hanno diviso il loro tempo più bello, si riunisce una famiglia sull’orlo di una crisi di nervi.
Carlo, separato da Elettra, vive con Ginevra, la nuova e insopportabile consorte. Sara, sposata con Diego, cerca di recuperare un matrimonio alla deriva. Paolo, cacciato dalla moglie e disprezzato dal figlio a causa di un tradimento, gira a vuoto. Poi c’è Riccardo che aspetta un figlio da Luana ed elemosina aiuto allo zio Pietro. Elettra che prova a fare fronte alla gelosia di Ginevra e Isabella, moglie annoiata di un marito troppo lontano che tradisce con Paolo. Il mare grosso e un temporale improvviso impediscono le partenze dei traghetti e costringono gli invitati a prolungare il soggiorno. Questo farà venire a galla ogni cosa sospesa.
La visione del regista
A casa tutti bene di Gabriele Muccino può essere definita l’essenza profonda della ‘poetica’ del regista su famiglia, legami, relazioni.
Gli elementi, alcuni già presenti nel bellissimo L’ultimo Bacio, si ripropongono qui ‘istericizzati’, diremmo, e amplificati. Là dove non si era ancora sondato nelle profondità della disillusione umana. Urla, lacrime, corse mucciniane che esplodono dentro quella villa splendida. L’isola (Ischia) è dentro gli animi di chi sa che non ha più niente da scoprire o da perdere. Arriva di colpo tutto insieme l’esplosivo emotivo del film. Spiazzando un po’ come il temporale serale (anzi, quello era atteso) come mostra la brava Stefania Sandrelli, disorientata dal marasma familiare. Ma, con una consapevolezza maggiore rispetto al ruolo (amato) della pellicola precedente.
Siamo più nei pressi di Ettore Scola che di Monicelli, in quanto a cattiverie umane, con una punta di giallo-thriller da commedia nera che ci porta a pensare inevitabilmente al C’eravamo tanti amati del 1974 attualizzato all’oggi ‘aperto’.
Se Baciami ancora era risultato una inutile forzatura di prosecuzione di una storia che aveva già , in realtà, raccontato quanto necessario, questa riunione di famiglia tra invitati ben accetti, pecore nere ed ex, diventa una sorta di capannone gigantesco dove si consuma un triste spettacolo umano.
STEFANO ACCORSI, CAROLINA CRESCENTINI, ELENA CUCCI, PIERFRANCESCO FAVINO, CLAUDIA GERINI, MASSIMO GHINI, SABRINA IMPACCIATORE, IVANO MARESCOTTI, GIULIA MICHELINI, SANDRA MILO, GIAMPAOLO MORELLI, STEFANIA SANDRELLI, VALERIA SOLARINO, GIANMARCO TOGNAZZI,
Una prigione
La meravigliosa e solare isola di ricordi e legami si trasforma in una prigione per un gruppo umano in realtà non legato, che si nutre di rancori e ‘avessi potuto’ e che si regge su falsi e ipocriti equilibri, sentimenti contraddittori, giudizi repressi, depressioni.
In fondo è lo spettacolo della Famiglia quello che si consuma, luogo amato quanto odiato a cui si ritorna e da cui si rifugge e di cui è sicuramente emblema evanescente il Peter Pan interpretato da Stefano Accorsi. É anche la famiglia che si trasforma e che si arena in una situazione di infelicità costante, come dimostra un intenso Pierfrancesco Favino, uomo e marito fragile e smarrito, come la maggior parte dei personaggi maschili.
Muccino non giustifica nessuno di loro, si limita a raccontare quanto accade attorno ad ognuno, celandone posti segreti lasciati nell’intimo e a cui lo spettatore si accosta soltanto, prediligendo poi lo sguardo sui volti femminili, i personaggi più centrati e potenti.
Il tempo resta sospeso sull’Isola che non c’è tra bugie, sotterfugi, rabbia: un mélange dannoso che mostra il gruppo coeso solo nei momenti legati al cibo o al canto amarcord attorno ad un piano. C’è spazio per tutti, anche per i comprimari, necessari alla costruzione della trama e con momenti anche importanti: il monologo rabbioso della Michelini, o Ghini malato d’Alzheimer, la rabbia della Gerini, Tognazzi, convincente ultimo, Valeria Solarino, poche scene ma azzeccate.
A casa tutti bene è come un puzzle frammentato che poi resta comunque scomposto perché non si risolvono certi conflitti generazionali e non ti liberi dalla sensazione fastidiosa di avere dei genitori di successo mentre tu vivi tra tradimenti e fallimenti.
L’odiato cordone ombelicale rischia di soffocare chi resta, chi fugge, chi cerca riscatto. La fotografia di Shane Hurlbut e il montaggio di Claudio Di Mauro incorniciano infine perfettamente questo panorama sentimentale di Gabriele Muccino, un regista che, piaccia o meno, ha innegabilmente una sua identità inimitabile.
Here now le ultime informazioni sul film di Gabriele Muccino