Il fuoco del peccato di Neil LaBute (Out of the Blue in originale, che nulla ha a che vedere con l’omonima pellicola di Dennis Hopper datata 1980), è una rivisitazione moderna del noir classico e del neo-noir erotico degli anni Ottanta. Il film è ora disponibile sulle piattaforme streaming Sky Cinema e Now Tv.
Lui, lei e un marito violento come terzo incomodo
Lui è Connor (Ray Nicholson), un giovane da poco uscito di galera e affidato a un programma riabilitativo in una piccola cittadina americana sull’Oceano Atlantico. Lei è Marylin (Diane Kruger, che avevamo apprezzato in Oltre la notte di Fatih Akin), una donna più matura, avvenente, bionda e sposata. Si incontrano, apparentemente per caso, un giorno in cui lui, come spesso accade, fa jogging sulla spiaggia e lei sta uscendo dall’acqua dentro un costume rosso fuoco.
Da quel loro primo incontro scocca una vera e propria attrazione fatale ostacolata dalla presenza di un terzo incomodo: il marito della donna (Victor Slezak), spesso violento nei confronti di Marylin e di Astrid (Chase Sui Wonders), la figlia adolescente avuta da un’altra donna.
Ciò che accade in seguito è quello che molte volte abbiamo visto al cinema in film di caratura decisamente superiore. A partire da La fiamma del peccato (Billy Wilder, 1944), per passare a Il postino suona sempre due volte, nelle due versioni di Tay Garnett (1946) e Bob Rafelson (1981). Sino ad arrivare a Brivido caldo di Lawrence Kasdan (1981). La donna, vera dark lady, architetta un piano per spingere l’amante a far fuori lo scomodo marito, mettendone così a nudo l’estrema debolezza e la tendenza a essere facilmente manipolato.
A nulla servono i tentativi di Jock (Hank Azaria), l’agente deputato a sorvegliare la condotta di Connor in libertà vigilata, perché il giovane, nonostante i modi estremamente ruvidi del poliziotto, che per altro celano un attaccamento vero nei suoi confronti, si lascerà coinvolgere sempre più nel diabolico piano, sino alle estreme, drammatiche conseguenze.
Un film lento, scontato, con una recitazione poco efficace
È chiaro che in un contesto simile, solo la mano di un grande regista avrebbe potuto permettere a Il fuoco del peccato di tenere testa ai capolavori del passato. Purtroppo Neil LaBute non è né Kasdan, né Rafelson, né, tanto meno, Billy Wilder. E a nulla vale l’aver inserito frammenti di vecchi film di genere, un po’ qui, un po’ là, nel corso dei 96 minuti del film.
Citazioni che, da La fiamma del peccato, a Detour – Deviazione per l’inferno di Edgar G. Ulmer (1946), passando per Il tesoro dell’Africa di John Huston (1953) sortiscono un unico effetto: farci percepire l’abisso che esiste fra quel tipo di cinema e ciò che stiamo vedendo. Un film lento, scontato (tranne, forse, la sorpresa finale, che avviene, però, a risultato già acquisito), a volte patinato. Con attori non all’altezza e la fotografia di Walt Lloyd (i baci degli amanti ripresi in controluce con lo sfondo dell’oceano anche no, grazie!) e la musica di Adam Bosarge a “esaltarne” la scarsa qualità.
Insomma, siamo molto lontani dai tempi in cui Fred McMurray, ferito mortalmente, registrava a un dittafono, con le sue ultime forze, la sua miserevole storia e la caduta all’inferno per opera di una Barbara Stanwick in stato di grazia, vera, grande dark lady del cinema.