Nella 74esima edizione dell’Internationale Filmfestspiele di Berlino è presente l’ultimo lavoro diretto da Edgar Reitz, insieme a Jorg Adolph, intitolato Filmstunde_23.
Un esperimento educativo ritrova nuova vita in una riflessione sull’enorme potenzialità dell’immagine e del cinema.
Filmstunde_23 la trama
Nel 1968, un’aula di un liceo di Monaco di Baviera diventa uno studio cinematografico, sotto la direzione del giovane e allora insegnate Edgar Reitz. L’idea del futuro celebre regista tedesco era di introdurre il cinema come materia di studio. Nel 2023, Edgar Reitz viene avvicinato da una donna che si indentifica come una sua ex allieva. I due organizzano una riunione con tutti i partecipanti alle lezioni del ’68, quando vennero realizzati, dalle stesse allieve, diversi film in Super 8. La reunion della classe diventa un nuovo film che ripercorre 55 anni di storia.

Un video partecipativo
Edgar Reitz è oggi un affermato regista, con una filmografia composta da più di venti film, tra cui emerge la fortunata serie di Heimat, iniziata nel 1984. Vent’anni prima, tra maggio e giugno del 1969, Edgar è un docente e insieme a una collega decide di dar vita a un esperimento pioneristico: insegnare cinema a scuola.
Il momento storico è propizio. La Germania, come l’intera Europa, è travolta da un insolito entusiasmo, una vera rivoluzione, all’insegna della democrazia, per sconfiggere ogni forma di autorità. Il ciclo di lezioni sul cinema, così concepite da Edgar Reitz, rientra nella stessa prospettiva, con il risultato di una serie di film, realizzati da e con le studentesse.
Un esperimento educativo e sociale che avviene, anno prima anno dopo, in simultanea con il primo esempio di video partecipativo, realizzato in Canada da Colin Low, con il sostegno dell’Università di Newfoundland. Con la partecipazione attiva della comunità locale, Colin realizza un film con lo scopo di salvare dallo spopolamento una piccola isola di pescatori.
Filmstunde_23 e l’esperimento del 1968
L’intento di Edgar è diversissimo, ma entrambi i registi imboccano la stessa strada. Una modalità, una forma di educazione che non prevede una precisa gerarchia. Piuttosto uno scambio alla pari per percorre un itinerario rivolto alla crescita e alla formazione. Il film in sé ha la sua importanza, ma ciò che conta davvero è il flusso che ha portato ad esso. È ciò che avviene nell’esperimento di Edgar. Il regista, all’epoca un insegnante trentacinquenne, siede in cattedra e allo stesso tempo è tra i banchi delle sue studentesse.
L’insegnante si limita a dare delle linee guida, piccoli spunti di riflessione e poi il gioco viene sviluppato e arricchito dalle allieve. Queste si esprimono liberamente, si confrontano e dialogano, comunicando i loro interessi e le loro passioni. Tutto ciò è stato registrato con telecamere in super 8 e poi conservato per anni da Edgar. Dopo circa 55 anni il materiale di questa meravigliosa esperienza torna alla luce in Filmstunde_23.
Jorg Adolpf (Elternschule), noto documentarista tedesco, e Edgar ripropongono l’esperienza del 1968, incontrando le studentesse, oggi diventate donne mature. I due registi riorganizzano le immagini del passato, creando una struttura narrativa capace di esprimere le due diverse epoche.

Le studentesse diventate donne
Le ragazze di tredici anni sono diventate donne adulte e rivedono le loro lezioni di cinema e i film realizzati. La macchina da presa è in mezzo a loro, registra ricordi, riflessione e un pizzico di amarezza.
“Se il film continuasse a non essere insegnato nelle scuole, avremmo fallito la rivoluzione più importante dell’educazione umana”.
Con questo ammonimento di Bèla Balazs, si apre e si chiude Filmstunde_23. È così che viene dichiarato esplicitamente lo scopo del lungometraggio che, dopo più di mezzo secolo, ripropone il tentativo di introdurre il cinema nelle scuole.
Nel 1968 e molto di più oggi, le immagini sono i principali vettori di emozioni, informazione e comunicazione. Il cinema è fatto da immagini in movimento, è un linguaggio, alla pari della trasmissione verbale. Nonostante ciò, il suo enorme potenziale viene ignorato dalla scuola.
Edgar Reitz si propone per ribaltare la situazione e nobilitare il cinema alla pari della letteratura. Dialoga con le sue allieve e senza mai essere cervellotico, illustra la sintassi cinematografica. Si mette sullo stesso piano delle ragazze e discute con loro, cercando di entrare nelle loro quotidianità, per trasformarla in cinema.
I filmati del passato tornano a scorrere davanti agli occhi emozionati delle protagoniste che ricordano quell’esperienza con particolare trasporto. Sono convinte di aver partecipato a qualcosa di raro, probabilmente di unico.

Nobilitare il cinema
Sempre in compagnia del loro insegnate andavano in giro per la città e con delle Super 8 catturavano la realtà. I mercatini, lo shopping, la polizia in strada, le famiglie riunite e tant’altro diventano piccoli film. Testimonianze importantissime che oggi acquistano un valore ancora maggiore.
In questi estratti di film emerge l’entusiasmo delle giovani cineaste, le quali percepiscono il peso, non solo fisico, dell’attrezzatura tecnica. La macchina da presa, forse per loro era un singolare giocattolo, ma inconsapevolmente diventava un potente strumento di formazione che cattura le loro passioni. E così si torna al punto di partenza, sottolineando quanto sia importante introdurre il cinema nelle scuole, per sviluppare lo spirito critico di ogni studente.
Ma ecco la nota amara di Filmstunde_23. L’esperimento di formazione cinematografica, per usare le parole del suo artefice, si conclude in quel 1968 senza riuscire a scuotere la classe politica. Il film di Edgar Reitz e Jorg Adolph si conclude con una preziosa riflessione sull’immenso potenziale del cinema come strumento educativo.
Lo studio della settima arte, in quanto linguaggio strutturato, avrebbe innumerevoli vantaggi, non solo per gli addetti ai lavori, ma per intere comunità. Nell’epoca del digitale, dove il visuale ha soppiantato o quasi, la comunicazione verbale, urge un percorso formativo sull’immagine in movimento. Negli ultimi anni è stato fatto qualche passo in avanti, ma il progetto di Edgar Reitz è ancora lontano dalla sua reale attuazione e la fortunata generazione di studenti di cinema deve ancora nascere.