Dopo essere stata ospitata a New York, Washington DC e Parigi, arriva finalmente a Roma la mostra fotografica di David Fenton, il fotografo che negli anni 60 documentò la contestazione americana. In fieri da oltre due anni la collezione Shots, raccolta in libro fotografico dal 2005, mostra 57 scatti che ritraggono i volti noti di John Lennon, Richard Nixon, Muhammad Alì, Allen Ginsberg, Black Panthers, mostrando i fondatori dello storico movimento rivoluzionario, oltre alle diverse immagini collettive di contestazione pubblica.
Ospitata allo spazio FotoLeggendo (Via Libetta, 1) a Roma, e divenendone evento della rassegna, la conferenza stampa è stata introdotta dalla fotografa Antonia Tricarico, ideatrice del progetto, presentando Massimo Andreozzi, della casa di produzione lasituaizone, Andrea Mosso di Cameraoscura, Giorgina Pilozzi di Angelo Mai Altrove, Lely Constantinople, editor del libro fotografico e collaboratrice di David Fenton ed infine il fotografo che in Italia documentò quegli stessi anni in cui Fenton realizzò il suo lavoro, Tano D’Amico.
Dalle parole dei presenti emerge quanto la mostra diventi un pretesto perché si possa parlare di cultura, di controcultura e di quanto a lungo sia durata la preparazione di un simile progetto, che dal 14 al 18 Ottobre verrà ospitato all’Angelo Mai, il cui spazio, riuscendo ad imporsi grazie alla “produzione della cultura dal basso”, eccezionalmente riaprirà per esporre gli scatti che non solo si fanno documento della controcultura americana degli anni 60, ma che raccontano anche di quanto partecipazione ci fosse nel ritrarre quei volti e quei gesti. Ed è così che tra le parole di esperti fotografi e professionisti si racconta un fotografo dì eccezione come Tano D’Amico, giornalista e fotografo che dagli anni 60 in poi sceglie in Italia di ritrarre chi non aveva volto, chi non veniva ascoltato e chi si batteva per il proprio diritto alla parola, immortalando i gesti delle minoranze.
“Sono felice di parlare di questa raccolta di fotografie perché rappresenta un tema irrisolto. Questa iniziativa ricorda ciò che è scomparso. Ricordo quegli episodi a metà degli anni 60 e notai la differenza tra l’America e l’Italia nel modo in cui si chiedeva il diritto alla parola.”Quando ho visto le foto di Fenton mi sono venuti in mente i romanzi di Philip Roth, vi compare uno sguardo che ora non c’è più”.
“Lontano dai pionieri di questa arte, i fotografi ora sembrano essersi dimenticati la lezioni dei primi grandi fotografi”. Introducendo gli scatti di Fenton, D’Amico, coprotagonista di un doppia intervista (prodotta dalla Cineama) insieme al fotografo americano, si sofferma sul tema dello sguardo, un tema d’eccezione tanto caro anche al cinema, principio cardine che oggi sembra aver perso il proprio valore
14 – 18 ottobre all’Angelo Mai Altrove
Martina Bonichi