Abisso, uscito lo scorso 16 febbraio su Netflix, è già riuscito a piazzarsi nell’ambita top ten della piattaforma streaming. Il film svedese si presenta con le fattezze di un disaster movie, e quindi fa della tensione il suo perno strutturale. Se non sempre l’effetto è quello desiderato, soprattutto in termini di efficacia narrativa, in alcune scene la costruzione della suspense risulta particolarmente interessante.
La suspense, quando funziona: due scene
Abissodi Richard Holm porta in scena un disastro annunciato, in evoluzione, ed infine arrivato, con forza inaudita e violenta. Un disastro ambientale, che fa eco alle molte proteste da parte di attivisti di tutto il mondo che cercano – soprattutto negli ultimi anni – di richiamare l’attenzione su una questione avvertita come urgente.
Va da sé che un buon uso della suspense possa fare notevolmente la differenza nella costruzione delle inquadrature e nell’evocazione di determinate sensazioni nello spettatore. Due nello specifico, le scene qui analizzate come exemplum dell’uso interessante di quest’espediente narrativo.
Primo crollo della miniera di Kiruna (“la pancia della Svezia”). La protagonista, Frigga (Tuva Novotny), nel ruolo di capo della sicurezza della miniera, deve occuparsi di constatare le condizioni del luogo interessato dal crollo. Insieme al suo team, e l’ex compagno, Frigga si addentra nelle profondità instabili della miniera, ma presto il gruppo rimane bloccato. L’uomo va nel panico ed è lei a prendere la situazione in mano: cerca di trovare un nuovo spiraglio di libertà, attraverso una galleria secondaria.
A questo punto tutti devono passare attraverso quella stretto cunicolo sotterraneo: Frigga passa, ora tocca agli altri. La tensione sale: lo spettatore può percepirla. Il pubblico infatti conosce e vede tutti gli elementi del possibile quanto imminente disastro, così da potersi immedesimare appieno in quello che sta accadendo – stando alla lezione hitchcockiana – e sentirsi emotivamente vicino alle sorti del gruppo. Manca l’aria e la montagna potrebbe cedere da un momento all’altro (è continuo e visibile lo sgretolarsi delle rocce). Si tratta di una corsa contro il tempo per garantire la propria stessa sopravvivenza. C’è disperazione e caos. Solo Frigga riesce a rimanere calma.
L’atteggiamento eccessivamente controllato della protagonista, troppo serio per essere percepito come reale, produce un effetto straniante, depotenziando la costruzione della suspense, proprio perché avvertito come artificiale. Anche lei si trova sottoterra, in pericolo di vita e la trepidazione che mostra nel tentativo di salvare i compagni – come gesto eroico anche in questo caso eccessivamente estremo – non può giustificare una calma così ben controllata nelle espressioni fisiche e verbali, oltre che nel comportamento.
La scena della cintura di sicurezza incastrata
Altra scena: ormai la città di Kiruna è invasa da nubi dense di polvere e distruzione. Le persone sono in preda al panico e ognuno tenta di fuggire come può, con un rimando all’immaginario hitchcockiano deGli Uccelli (The Birds, 1963) quando gli abitanti di Bodega Bay, terrorizzati dall’ennesimo attacco dei volatili, cercano un riparo sicuro peggiorando di fatto la situazione. Una somiglianza con il film di Hitchcock la si può evidenziare anche nel più generale tema trattato nella pellicola di Holm: la natura che insorge contro l’umanità.
Tra le persone in fuga c’è Mika, figlia di Frigga, rimasta bloccata in auto. Sotto di lei – e lo spettatore lo può vedere prima che i personaggi ne prendano coscienza – si apre una voragine nella terra.
Mika è bloccata in macchina con la cintura di sicurezza incastrata: tenta in tutti i modi di liberarsi da quell’intralcio. Il ritmo della narrazione è perfetto: concitato, febbrile. Ancora, lo stato d’animo frustrato dai tentativi vani della giovane di liberarsi è perfettamente percepibile. La scena funziona: lo spettatore riesce quasi a sentire la paura avvertita da Mika, per quella dannata cintura incastrata, che potrebbe decretarne la morte. Più volte infatti la macchina da presa inquadra il gancio e la mano della protagonista che tenta di liberarsi, subito dopo.
Abisso: storia di una crepa nella terra e nel vissuto famigliare di Frigga
Abisso non è solo la storia di una voragine che si apre nella Terra con tutte le conseguenze nefaste del caso, sebbene tale idea basterebbe sicuramente a sviluppare una sceneggiatura che racconti le ipotesi catastrofiche dell’imminente futuro dell’umanità.
In Abisso, c’è altro. Il racconto della e sulla terra va di pari passo con un racconto personale. Il microcosmo interiore preso in considerazione è quello della protagonista del film. Il vissuto individuale di Frigga emerge fin dal principio della pellicola – in relazione alla miniera di Kiruna – quando il pubblico scopre che proprio il padre di Frigga ha trovato la morte in quel luogo.
“É come se vegliando sulla miniera, onorassi la memoria di papà”
Nel presente, invece, la protagonista appare legata a doppio filo con l’ex compagno, dal quale ha avuto due figli, Mika e Simon. E con un altro uomo dal nome Dabir (Kardo Razzazi). La vita sentimentale della protagonista, dunque, mostra delle forti crepe (d’altronde una vistosa crepa è proprio visibile nella casa di Frigga). Dal rapporto scontroso con l’ex compagno, di aperta rivalità, fino alle liti con i figli, che pure mostrano – ognuno a modo loro – l’insofferenza causata dalla lontananza dei genitori. Il terremoto della terra diventa metafora di un terremoto umano, che richiede un’analisi attenta.
Il dispiegamento della vicenda della terra, nelle sue tensioni e nei suoi rilassamenti, si accompagna alla questione umana della protagonista che affronta il suo percorso interiore e cerca di capire cosa è andato storto nella sua passata relazione. Così come è necessario un intervento repentino al fine di evitare che la città di Kiruna venga annientata dalla forza distruggitrice della montagna, è altrettanto necessario uno sforzo di comprensione e dialogo – successivo assestamento – anche nelle dinamiche famigliari della protagonista.
I due abissi, quello terreno e quello emotivo, paiono essere collegati da un universo di significato prima che narrativo, sicuramente personale.
Il finale del film: la coincidenza tra realtà personale e dramma naturale
Il momento distensivo arriva perciò solo al termine del film, quando tutta la famiglia di Frigga – la protagonista, i due figli, l’ex compagno ed il nuovo amore – è impegnata nel salvataggio di Simon. Addirittura il padre del ragazzo si renderà protagonista di un atto eroico, al fine di garantire la sopravvivenza della sua famiglia. É l’atto finale di presa di cura della crepa di cui sopra, che rimane dunque in primis personale. Solo adesso, quando la famiglia ha trovato un equilibrio nella capacità di ascolto e comprensione, anche la città di Kiruna può rinascere.
L’abisso è il punto più basso dal quale risalire, tutti insieme. Per costruire qualcosa di nuovo, su nuove basi. Kiruna adesso è solo distesa di terra, prato e buche. Eppure splende il sole: è rinascita.
Abisso
Anno: 2023
Durata: 103'
Distribuzione: Netflix
Genere: Drammatico, Thriller, Azione
Nazionalita: Finlandia, Svezia
Regia: Richard Holm
Data di uscita: 16-February-2024
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