Per la sezione Berlinale Special, l’icona del cinema taiwanese Tsai Ming-liang torna alla Berlinale con un nuovo film in anteprima mondiale: Abiding Nowhere.
Un’opera priva di dialogo che parla attraverso le immagini e i suoni, e che dimostra, nuovamente, le capacità direttoriali del genio taiwanese.
Abiding Nowhere: di cosa parla
La narrazione segue il percorso di un anonimo camminatore (Lee Kang-Sheng), scalzo e dalla testa rasata e dalla tunica rossa. Cammina lentamente ma con determinazione attraverso la foresta, sulle pietre e sui prati. Si fa strada anche tra le ombre degli alberi e delle case. Mette piede nelle stazioni ferroviarie, nelle chiesa e nei musei. Il sole sorge e tramonta di nuovo, e il protagonista continua il suo percorso. Attraversa addirittura Washington D.C. Intanto, un altro sconosciuto si muove in città. Non sappiamo se stia seguendo o meno il camminatore.
Tsai Ming-liang ha iniziato a lavorare a questo progetto nel 2011. Nel ruolo del monaco, il suo collaboratore di lunga data e attore principale Lee Kang-Sheng viaggia in tutto il mondo. La figura si ispira a Xuanzang, un monaco buddista della dinastia Tang che percorse migliaia di chilometri a piedi tra la Cina e l’India.
Il regista
Nato a Kuching, in Malesia, nel 1957, il suo film d’esordio Rebels of the Neon God è stato proiettato nella sezione Panorama Special della Berlinale del 1992. Nel 1994, Vive l’amour è stato premiato con il Leone d’Oro alla Mostra del Cinema di Venezia. I suoi film sono stati presentati alla Berlinale anche nel 1995, 1997, 2014, 2019 e 2020; nel 1997, The River ha vinto l’Orso d’argento.
Il suo film Visage del 2009 è stato coprodotto dal Museo del Louvre di Parigi. Stray Dogs, invece, ha vinto il Gran Premio della Giuria a Venezia nel 2013. Le sue installazioni sono state presentate alle Biennali di Venezia e Shanghai.