“Tra grattacieli che cadono al suolo e metropolitane che volano per aria Roland Emmerich torna ad occuparsi di disastri prendendo le mosse dall’anno in cui il mondo vedrebbe la propria fine”.
Dopo l’attacco extraterrestre di Independence day (1996), quello da parte del lucertolone radioattivo Godzilla (1998) e la rivolta della natura di The day after Tomorrow-L’alba del giorno dopo (2004), Roland Emmerich torna ad occuparsi di disastri con questo 2012 che, come il titolo lascia intuire, prende le mosse dall’anno in cui, secondo il calendario inciso dai Maya, il mondo vedrebbe la propria fine.
Infatti, tra grattacieli che cadono al suolo, asfalto spaccato e metropolitane che volano per aria, è uno scenario da epilogo dell’umanità quello che, in seguito allo spostamento delle placche terrestri, si presenta agli occhi dello scrittore Jackson Curtis (John Cusack), impegnato a portare in salvo non solo la propria pelle, ma anche quella della ex moglie Kate (Amanda Peet) e dei figli Noah (Liam James) e Lilly (Morgan Lily); mentre il presidente degli Stati Uniti Thomas Wilson (Danny Glover) previene un’isteria di massa mantenendo il segreto e il responsabile dei suoi consiglieri scientifici Adrian Helmsley (Chiwetel Ejiofor) è determinato ad aiutare il maggior numero di persone possibile.
Per uno stuolo d’interessanti personaggi cui si aggiungono il profetico e bizzarro conduttore radiofonico Charlie Frost (Woody Harrelson) e Carl Anheuser (Oliver Platt), responsabile dello staff presidenziale intento a far sopravvivere solo quella parte della società che può permetterselo.
Perché, al di là degli ottimi e coinvolgenti effetti speciali, sono soprattutto i rapporti umani legati alla lotta per la sopravvivenza e alla tematica dell’unione a finire per rappresentare l’elemento di spicco del lungometraggio di Emmerich, sostenuto da un ottimo cast e costruito privilegiando la lunga prima parte d’attesa pre-catastrofe cara al regista tedesco.
I fan della facile emozione da blockbuster a stelle e strisce, infatti, noncuranti del (sotto)testo relativo alle differenze di classe sociale e dei diversi riferimenti politici (dal governatore Arnold Schwarzenegger al nostro premier), potrebbero rimanere delusi dinanzi alle quasi due ore e quaranta di visione di cui la spettacolarità occupa meno della metà.
Del resto, fin dai tempi in cui erano particolarmente in voga, negli anni Settanta, i migliori disaster movie si sono sempre presentati in questo modo; e l’autore del fallimentare 10000 A.C. (2008) dimostra ancora una volta di avere appreso pienamente la lezione.
Francesco Lomuscio
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