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Berlinale

‘Who Do I Belong To’. Un fascinoso racconto fra cruda realtà ed esoterismo

Meryam Joobeur rielabora efficacemente il suo cortometraggio di maggior successo. Presentato in concorso alla Berlinale 2024

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Who Do I Belong To - Una frame della pellicola

La regista tunisino canadese Meryam Joobeur debutta nel mondo dei lungometraggi con Who Do I Belong To (titolo originale: Mé el Aïn). Joobeur è stata nominata agli Oscar 2020 per il suo ultimo cortometraggio Brotherhood (Ikhwène, 2018) . Questo lavoro può essere considerato, a tutti gli effetti, prodromo e “pretotipo” del lungometraggio. Inoltre, entrambi i lavori hanno in comune buona parte del cast attoriale e tecnico.

La produzione è stata affidata a 1888 Films, Eye Eye Pictures e Godolphin Films e vede la partecipazione di ben sei Paesi: Tunisia, Norvegia, Qatar, Arabia Saudita, Francia, Canada. La pellicola è in concorso alla Berlinale 2024 e la sua proiezione è programmata per il 22 febbraio.

Dall’ISIS al sovrannaturale, in una Tunisia rurale

Nel pittoresco nord della Tunisia la vita di Aïcha e Brahim scorre tranquilla tra i campi di grano e gli ulivi. Ma quando i loro figli maggiori, Mehdi e Amine, partono per la guerra, il mondo di questa famiglia viene sconvolto. Aïcha, dotata di sogni profetici, sente il peso del destino sulle sue spalle.

Who Do I Belong To - Il giovane Rayen Mechergui

Who Do I Belong To – Il giovane Rayen Mechergui

La sua casa diventa un rifugio per coloro che tornano dalla battaglia, e quando Mehdi fa ritorno con la misteriosa Reem, incinta e velata dal niqāb, la tensione sale. Nel villaggio iniziano a scomparire le persone e sarà Aïcha, affiancata dal giovane poliziotto Bilal, a districare il mistero, fra veggenza e sovrannaturale.

Un cuore diviso tra guerra e amore

Meryam Joobeur parte dal suo ultimo cortometraggio per sviluppare una storia al femminile. Non ci sono dubbi che protagoniste sono le due donne: Aïcha, madre dei due giovani arruolatisi nell’ISIS, e Reem, la misteriosa moglie che rimane celata dal niqāb, senza proferire parola.

Nel primo capitolo del film la regista si concentra sul dolore di una madre che teme per la vita dei suoi figli. Joobeur pone il riflettore anche sulla reazione del padre, il quale condanna decisamente la scelta dei giovani, e sul fratello minore, che vive la sua gioventù ai margini del conflitto, fra religione e coscienza, che pervade gli adulti.

Who Do I Belong To - La protagonista Salha Nasraoui

Who Do I Belong To – La protagonista Salha Nasraoui

È però Aïcha quella che mantiene il filo della trama, fra visioni e dolore, anche fisico. La donna che non si pone sulla linea del giudizio bensì è disposta al riaccoglimento di quei figli che teme perduti per sempre. Ed è in questa prima parte che la regista tunisino canadese dà il meglio di sé, con inquadrature che vanno a cercare punti di vista inusuali e, allo stesso tempo, affascinanti.

Il mistero sotto il Niqāb

Joobeur vira radicalmente nel secondo capitolo, quando il figlio maggiore riappare con la moglie, misteriosamente muta e sempre coperta dal niqāb. Non si cerca di capire il perché della scelta del giovane di appartenere al gruppo estremista, ma si inizia ad analizzare la donna, personaggio insolito e misterioso.

Non intendo fornire risposte definitive, ma attraverso il film esprimo il mio viaggio personale con l’oscurità e spero che risuoni con il pubblico, incoraggiando una riflessione ponderata. (la regista Meryam Joobeur)

Una donna la cui unica cosa visibile sono i suoi occhi azzurri, uno sguardo a cui la regista e la protagonista riescono ad attribuire dolore e odio, in un misto di sensazioni che vengono accentuate dalle scelte autorali. Ed è nel terzo capitolo, quello del risveglio, che viene espresso il vero significato del film, in un legame fra terreno e sovrannaturale, fra vita, dolore e morte.

Who Do I Belong To - Adam Bessa e Malek Mechergui in una scena

Who Do I Belong To – Adam Bessa e Malek Mechergui in una scena

La regista amplifica la sensazione, fra reale e onirico, con continui momenti di sfocatura, con effetti Bokeh efficaci e una macchina da presa spesso a mano, che segue i movimenti dei protagonisti ad accentuarne la drammaticità. La sensazione di grana grossa della pellicola e una fotografia che non gioca sulle saturazioni, ma cerca di dar valore ai colori naturali delle belle immagini riporta a una impronta registica da non sottovalutare e per nulla convenzionale.

Un cast solido e ben affiatato

Se le maestranze hanno ben seguito la linea autorale, stesso discorso vale per gli attori che partecipano al lungometraggio, forse aiutati dalla loro precedente esperienza comune nel “pretotipo”.

Mohamed Grayaâ calza molto bene il ruolo del padre che si divide fra l’amore per i figli e il valore del giusto. I fratelli Mechergui rendono l’irrequietezza – i maggiori – e la spensieratezza – il minore – della loro età. Malek, che ha il compito di raffigurare il fratello sopravvissuto, tocca il suo apice nella parte finale. Adam Bessa ha un personaggio che serve come sguardo esterno agli eventi e riesce a mantenerlo con il giusto distacco.

Who Do I Belong To - Malek Mechergui e, sotto il niqab, Dea Liane

Who Do I Belong To – Malek Mechergui e, sotto il niqab, Dea Liane

Le due protagoniste sono Salha Nasraoui e Dea Liane. Quest’ultima, insieme a Bessa, è un nuovo ingresso rispetto al cortometraggio. La prima dona ad Aïcha quella forza che serve per portare avanti la narrazione, non affievolita nei momenti di veggenza. La seconda, anche solo con i suoi occhi azzurri, getta sullo spettatore quel senso di curiosità prima e irrequietezza poi che attrae verso la scoperta di cosa si cela sotto il niqāb.

È facile etichettare qualcosa come puramente malvagio e prendere le distanze, ma comprendere le radici del problema è essenziale per affrontarlo. (la regista Meryam Joobeur)

Un racconto lento, utile per goderne le sorprese emotive

L’autrice tunisino canadese va a scandagliare una realtà che pare conoscere molto bene. Propone il fascino della sua terra, fra mare e campagne, e le contraddizioni dei suoi abitanti. Avrebbe potuto andare a rimestare nella realtà del terrorismo, ma preferisce rimanere, a ragione, in ciò che più le confà.

Il sentimentalismo riportato nella storia viene arricchito dai momenti di tensione crescente, non gratuiti e finalizzati all’epilogo. Una conclusione che si dischiude verso diverse interpretazioni, fra realtà ed esoterismo. Cosa che non avviene in Brotherhood, dove tutto rimane ancorato al discorso politico. Rimanere legati alla realtà non sarebbe stato un male ma, in questo modo, Joobeur vela la sua pellicola di fascino.

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Who Do I Belong To

  • Anno: 2024
  • Durata: 120'
  • Distribuzione: Maison 4:3
  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: Tunisia, Norvegia, Qatar, Arabia Saudita, Francia, Canada
  • Regia: Meryam Joobeur
  • Data di uscita: 22-February-2024