Il regista canadese Bruce LaBruce presenta la sua ultima opera, The Visitor, al Lovers Film Festival di Torino 2024, fuori concorso. La pellicola ha visto il suo debutto assoluto alla Berlinale 2024 nella sezione Panorama. L’opera sarà proiettata, in anteprima internazionale, il 17 febbraio. Il regista è noto per le sue particolari pellicole che vanno oltre i limiti imposti dal mainstream. Il film è prodotto da a-political e distribuito dalla belga Best Friend Forever Sales.
Fra i lavori di LaBruce, Gerontophilia (2013) e una serie di film pornografici realizzati insieme a Erika Lust, regista svedese femminista. Il protagonista, Bishop Black, ha già lavorato con LaBruce in alcuni suoi film a luci rosse.
La storia, fra l’impegno di Pasolini e l’eccesso del porno
The Visitor si pone come esplicito omaggio al capolavoro di Pier Paolo Pasolini, Teorema (1968). Al centro della narrazione, troviamo un enigmatico personaggio noto come “il visitatore”, il quale si insinua nella dimora di una famiglia dell’alta borghesia e, con la sua seduzione irresistibile, conquista uno dopo l’altro tutti i membri del nucleo familiare.
Tuttavia, quando decide di allontanarsi senza preavviso, il vuoto lasciato dietro di sé costringe gli altri a cercare disperatamente un modo per colmarlo, dando vita a una serie di reazioni che riflettono la loro individualità e disperazione.
The Visitor – Un momento dalla pellicola inglese
Il lavoro cinematografico di Bruce LaBruce si distingue come una creazione che supera i confini della narrazione tradizionale, assumendo l’aspetto di un’opera d’arte visiva che troverebbe giusto spazio in una mostra di rilievo.
La storia narrata diventa soltanto un pretesto per mettere in scena idee profonde e audaci, un’abitudine che l’autore ha già consolidato nel corso della sua carriera, sia per i temi affrontati che per le modalità di rappresentazione adottate.
Una struttura piena di richiami e stilemi
LaBruce utilizza il mezzo cinematografico come un pittore maneggia pennelli e colori, attribuendo un forte connotato politico al suo messaggio. In The Visitor, il regista afferma di essersi ispirato al film Teorema di Pier Paolo Pasolini, ma in realtà va ben oltre. Pasolini rappresenta sicuramente una fonte d’ispirazione, non solo per l’aspetto seduttivo del personaggio del visitatore, ma anche per gli elementi messi in pellicola: sesso, onanismo, coprofilia sono solo alcuni degli aspetti che richiamano alla mente il celebre Salò o le 120 giornate di Sodoma (1976), capolavoro del maestro felsineo.
The Visitor – I protagonisti in una scena d’insieme
LaBruce, ha evidenti influenze da artisti come Fassbinder, Jarman, Buñuel e Ėjzenštejn. La modalità rappresentativa richiama il regista tedesco, mentre gli eccessi cromatici e interpretativi ricordano l’autore britannico. Inoltre, vi sono elementi che riprendono Buñuel e Ėjzenštejn nell’uso della colorazione e della musica, creando un effetto discorde che va al di là della semplice narrazione.
La politica che si mescola all’arte
Il regista canadese si è sempre definito un portavoce di messaggi fortemente politici legati al mondo queer. L’autore fa uso dell’eccesso, usando scene di sesso esplicito, le quali vengono presentate come fonte di eccitazione consapevole, andando oltre la rappresentazione ordinaria.
Il visitatore emerge da una valigia, presumibilmente proveniente dal mare. Lui e molte altre sue copie cercano di integrarsi nella frenesia della vita cittadina. L’adattamento passa anche attraverso la seduzione, con l’intenzione di rafforzare il controllo del nuovo ambiente attraverso l’eros, in modo alienante ma inevitabile per la sopravvivenza.
Molto spesso, parte della mia metodologia è queerare testi che hanno un sottotesto omosessuale, e poi lo faccio emergere e lo esagero. In modo simile, faccio anche la pornografia. Quindi è lo stesso tipo di idea, e quindi combinare i due. (Bruce LaBruce a AnOther Mag)
La debolezza rappresentativa legata al secolo scorso
Il film si discosta notevolmente dalla rappresentazione proposta da Pasolini. Mentre il regista italiano ha enfatizzato l’elemento della seduzione, splendidamente incarnato dall’affascinante Terence Stamp, LaBruce sceglie invece di esplorare un territorio più audace e provocatorio. Nel suo film, il regista canadese mette in primo piano le performance sessuali dell’attore Bishop Black, già noto per il suo lavoro nel settore pornografico. Questa scelta crea un contrasto netto con la rappresentazione più tradizionale della seduzione, portando lo spettatore in un territorio più controverso e alienante.
L’eros, in questo contesto, diventa un mezzo per rafforzare il controllo del nuovo ambiente, anche se in modo non convenzionale. LaBruce sfida gli spettatori a riflettere su come la sessualità possa essere utilizzata come strumento di sopravvivenza e adattamento. In questo suo gioco, il regista usa gli attori come armi di provocazione a cui non è richiesta l’interpretazione bensì l’uso dei loro corpi.
The Visitor– Una scena della pellicola di LaBruce
L’autore sembra voler sfidare gli spettatori, ma talvolta la sua messa in scena può apparire anacronistica o eccessiva, intrisa di stereotipi. La rappresentazione dell’uomo nero come simbolo di sessualità e virilità, ad esempio, richiama cliché che sono stati sfruttati in passato. Per non parlare dell’incesto o del tradimento coniugale.
La lotta boomer alla omonormatività
L’uso del sesso come strumento per sconvolgere lo spettatore sembra ormai obsoleto. Nell’era dei social media e delle piattaforme online, con l’ampia accessibilità alla pornografia attraverso OnlyFans e simili, le provocazioni sessuali cinematografiche perdono gran parte del loro impatto.
Esistono film che utilizzano l’esplicitazione sessuale in modo più significativo dal punto di vista stilistico, come Shortbus – Dove tutto è permesso (2006), Lo sconosciuto del lago (2013) o Théo et Hugo dans le même bateau (2016), solo per citarne alcuni.
[…]il porno […]funziona davvero sul subconscio. Vedo il porno come un subconscio collettivo. (Bruce LaBruce)
Bruce LaBruce non riesce a portare la tematica queer verso la modernità, non riflettendo l’attuale fluidità che ha superato le etichette degli anni Settanta. L’autore nordamericano rimane ancorato a una tradizione che potrebbe avere senso se volesse sfidare il pensiero omonormato che molti ritengono sia diventato predominante, ma non è ciò che accade.
Un’opera d’arte dal sapore retrò
L’autore canadese non riesce ad affrontare le nuove problematiche, politiche ed esistenziali, del mondo queer e dell’interculturalità. Le tematiche della lotta di classe dominata dal sesso o i richiami al consumismo da combattere non sono originali e richiamano cliché già noti.
The Visitor – Il protagonista Bishop Black in una scena
Il suo lavoro è sicuramente degno di essere considerato una rappresentazione artistica, soprattutto per i richiami storici, ma poco originale, privo di impatto e soprattutto antiquato, richiamando le sue prime opere ma risultando poco attinente all’attualità.
Il film si presenta come una raccolta di stili e pensieri artistici e politici, piuttosto che un film da vedere per la trama. È un’esperienza estetica, sebbene la sua durata non stimoli una vera e propria contemplazione.