La verità inventata – A thousand lines, film diretto dal regista e comico tedesco Michael Herbig, interpretato da Eyas M’Barek e Jonas Nay, è disponibile su RAI Play.
Una simpatica e brillante costruzione sul potere delle fake news.
“La verità inventata – A thousand lines”: la trama
É il racconto del caso di fake news del 2018 legato al nome di Claas Relotius, giornalista della rivista tedesca Der Spiegel, del quale si iniziò a parlare quando il collega Juan Romero cominciò a indagare sui suoi reportage, dopo aver notato delle gravi incongruenze.
Una storia realmente accaduta
“Questo film è frutto della fantasia. Ma molto di ciò che viene narrato è accaduto realmente. In tutta onestà”.
Con questa ironica e appunto onesta didascalia inizia La verità inventata – A thosand lines. Il lungometraggio, della durata di 88 minuti, è tratto dall’omonimo libro del giornalista Juan Moreno che, dopo una lunga ricerca, ha scoperto le falsificazioni del suo collega Claas Relotius.
Era il 18 dicembre del 2018 quando la celebre rivista Der Spiegel dovette ammettere che un suo collaboratore, appunto Claas Relotius, vincitore di numerosi e prestigiosi riconoscimenti, aveva manipolato più di una notizia, per realizzare i suoi migliori reportage.
È questo il nucleo narrativo di La verità inventata, un film che utilizza una buona dose di ironia, per trattare un argomento di stringente attualità, in cui non è per nulla raro scivolare sulla famigerata buccia di banana. Il lavoro da giornalista non è certo facile; l’errore è lì in agguato. Diverso, invece, è il caso in cui l’errore viene ricercato, magari inseguito, con lo scopo di realizzare un articolo sensazionalista, lontano dalla realtà.
Due giornalisti a confronto
Pare sia stato proprio questo ciò che è accaduto ai due giornalisti del celebre magazine tedesco che, nel film diretto da Micheal Herbig (Balloon – Il vento della libertà), cambia nome, per diventare Il Cronik. Ovviamente, cambiano i nomi anche dei due protagonisti della vicenda. Juan Moreno è Juan Romero, interpretato da Elyas M’Barek, e Claas Relotius diventa Lars Bogenius (Jonas Nay), un giornalista brillante e umanamente integro. Almeno così sembra.
Lars è rispettato dai capi e ammirato dai colleghi. È gentile con tutti, porta a termine i suoi reportage, collezionando un successo dopo l’altro, mentre accudisce la sorella malata di cancro. Insomma, è un uomo meraviglioso, indossa camice stirate e ha un viso pulito, sempre ben rasato.
Juan Romero è barbuto, con i capelli arruffati e la t shirt bagnata di sudore. A unire i due, una telefonata dei capi che chiedono di realizzare un articolo a quattro mani sull’immigrazione dal sud America agli USA. Un lavoro che Juan vorrebbe realizzare da solo, ma i piani alti del suo giornale hanno deciso diversamente.
Meno realtà e più Quentin Tarantino
Juan ha più esperienza di Lars, ma nonostante ciò quest’ultimo viene apprezzato di più e presto prende il comando, con il suo stile accattivante, ma forse troppo lontano dalla verità. In fondo è ciò che vogliono i capi: meno realtà e più Quentin Tarantino.
Ma qualcosa non torna, anzi molto non torna. Juan si mette al lavoro e quasi tutto ciò che è stato riportato dal suo collega non corrisponde alla verità dei fatti. E questo rappresenta un pericolo, non solo per il celebre Cronik, ma per l’informazione tutta.
La verità inventata – A thousand lines a questo punto procede in modo molto seducente e senza mai rinunciare a una buona dose d’ironia. Un racconto parallelo ci proietta nella vita privata e professionale dei due protagonisti, con esiti diametralmente opposti. Affascinante è il mondo in cui viene mostrata la costruzione delle false notizie, le famigerate fake news. Il registro comico, mai banale, alleggerisce la complessa tematica, rendendola alla portata di tutti.
L’informazione, i social e l’intelligenza artificiale
La finzione filmica è frantumata, l’azione scenica si interrompe e, rivolgendoci direttamente alla macchina da presa, i due protagonisti illustrano i fatti dal loro punto di vista. È così che lo spettatore viene maggiormente coinvolto nella narrazione che lo riguarda in prima persona.
Michael Herbig è abilissimo nell’ organizzare i fatti, estratti dalla vita reale, intervallati da trovate di fantasia, per meglio caratterizzare i protagonisti. Il confronto tra Juan e Lars non è mai gratuito; il linguaggio utilizzato, sia visivo che testuale, è puramente cinematografico. Viene spesso utilizzato lo split screen, accompagnato da un montaggio incalzante e una regia originale, mai autoreferenziale. Il film non perde il suo principale obiettivo: mostrare i pericoli dell’informazione fasulla.
La diffusione delle fake news è aumentata con l’avvento della rete, ma è una questione antica come l’uomo. Pare che le prime notizie false siano state create all’epoca della contrapposizione tra Atene e Sparta e con il procedere della Storia hanno sempre influenzato la vita sociale e politica della società, in ogni angolo del pianeta. È certo, la nascita dei social ha maggiormente contributo alla loro diffusione e l’avvento dell’intelligenza artificiale ha reso maggiormente complesso il panorama dell’informazione.
Come mostra La verità inventata – A thousand lines, però, i social e internet in generale non rappresentano il male assoluto. Sono strumenti neutri che possono essere utilizzati per creare castelli di menzogne, ma al contempo il loro utilizzo può diventare un’arma ideale per far crollare lo stesso castello.