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Jonathan Glazer: una retrospettiva tra cinema e pubblicità
Jonathan Glazer: un regista tra film e pubblicità
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10 mesi agoon
Jonathan Glazer è uno degli osservati speciali del momento. Fresco di 5 candidature agli Oscar 2024 per The Zone of Interest, ripercorriamo la carriera di un autore poco prolifico (ad oggi) per quantità di opere prodotte, ma qualitativamente eccelso. L’arte cinematografica non basta, tuttavia, a declinare completamente la sua persona: analizzeremo anche il suo impatto nei campi della pubblicità e del video musicale.
Jonathan Glazer: cenni biografici
Jonathan Glazer nasce a Londra il 26 marzo 1965, dove vive fino al periodo del college. Frequenta e si laurea alla Nottingham Trent University, specializzandosi in sceneggiatura e regia teatrale. Nel 1993 si unisce alla Academy Films. Una casa di produzione per il talento creativo, recita la prima frase di presentazione dell’azienda britannica con cui Glazer collaborerà per la maggior parte dei suoi pluri-premiati videoclip e pubblicità.
Nei 7 anni successivi entra con merito tra i migliori registi televisivi del momento, creandosi lo spazio necessario per sfondare nel mondo del cinema. Nel 2000 esce infatti Sexy Beast, originariamente una trasposizione del romanzo Gangster No 1 di David Scinto e Louis Mellis e che, per una serie di misunderstandings, si trasforma in una cruda commedia apprezzata da pubblico ed esperti del campo.
In 24 anni di carriera cinematografica ha girato appena 4 lungometraggi e ha parallelamente continuato la carriera da regista pubblicitario, dimostrando che la qualità ha bisogno di tempo…
Sexy Beast – La commedia atipica
Glazer apre dunque il nuovo millennio con Sexy Beast, prodotto dalla Fox Searchlight Pictures. Si tratta di una commedia noir con un cast d’eccellenza: due dei personaggi principali (rispettivamente Gal e Don) sono interpretati da Ray Winstone e Ben Kingsley.
La storia è ambientata principalmente in Spagna, in cui Glazer decide di far risiedere un personaggio alquanto stereotipico: l’ex-gangster londinese Gal che si gode la vita in una villa iberica. Sposato con l’ex-pornostar Deedee e spesso accompagnato dagli amici Aitch e Jackie, riceve una notizia inattesa durante una cena: il boss Don Logan lo vuole per un colpo. Da questo momento entriamo a conoscenza del personaggio interpretato da Ben Kingsley: Don è uno psicopatico, bipolare e spietato assassino. I suoi movimenti precisi e postura perfetta vanno in contrasto con lo stile easy e comportamento quieto di Gal, che prova a dissuaderlo dalla sua partecipazione alla rapina. Gli scatti di ira di Don fanno inevitabilmente cambiare idea al protagonista, che è costretto a recarsi nella grigia Londra, dove lo aspetta l’ancor più autoritario Teddy Bass.
Il furto di oggetti di valore nella cassaforti di una banca va a buon fine, ma scoperto l’omicidio inflitto a Don da parte di Deedee, Harry lo ripaga con un mero tenner. Si conclude in Spagna, con un lieto fine, una storia che ha come tematica principale la difficoltà (o forse l’impossibilità) di dimenticare il passato, di ricominciare daccapo. L’arrivo di Don rappresenta il ritorno di uno spettro che si crede allontanato, un trauma che non lascia mai il corpo di chi l’ha vissuto. Ciò che spinge realmente Gal a compiere il crimine non è tanto la paura di Don, quanto la volontà di difendere sua moglie. Glazer ci ricorda che per amore si rischia sempre.
Il lungometraggio ha goduto di una ricezione positiva da parte del pubblico, garantendo nomination come Miglior Film Britannico ai BAFTA Awards e due nomination per Ben Kingsley come Miglior Attore non Protagonista agli Oscar e ai Golden Globe.
Sexy Beast è disponibile su MUBI.
Birth – Abbiamo tutti uno Sean
Nel 2004 esce il secondo film di Jonathan Glazer: Birth. Inserito alla 61a Mostra Internazionale d’arte Cinematografica di Venezia, è un thriller prodotto dalla Fine Line Features con protagonista Nicole Kidman.
La superstar americana interpreta Anna, una donna in procinto di sposarsi con Joseph (interpretato da Danny Huston). Pochi giorni dopo la festa di fidanzamento, un bambino si intrufola nel lussuoso appartamento dei due affermando di essere Sean, il marito di Anna deceduto dieci anni prima. Se al suo arrivo nessuno crede allo strambo ragazzino, nel corso del racconto le informazioni da lui fornite coincidono con quelle del defunto nei minimi particolari. Il “reincarnato” Sean continua a declamare il suo amore per Anna, che arriva a convincersi realmente di aver ritrovato in un bambino la figura di un uomo mai dimenticato. Sogna una fuga romantica che sfuma solo nel momento in cui si scopre il misfatto: quel ragazzino non è Sean, ma si è finto tale grazie a delle vecchie lettere d’amore rubate.
Glazer non abbandona la tematica principale del suo debut: l’attaccamento a un passato che ci ferisce. Tutti abbiamo uno Sean nella nostra vita, un segno che si palesa nel nostro ingresso di casa, la nostra intimità, e ci riporta ad un trauma mai digerito a dovere. Mai superato.
Analogamente al primo lungometraggio del regista britannico, anche in Birth la conclusione pare essere un lieto fine, rappresentato dal matrimonio tra Anna e Joseph. Tuttavia, l’ultima inquadratura ci propone una soluzione differente: Anna scappa in direzione del mare burrascoso, in preda ad attacchi di panico dovuti alla cicatrice lasciata da Sean.
È preponderante anche una visione socio-economica del regista britannico. Il “piccolo Sean” vive infatti qualche piano più in basso rispetto alla coppia di fiancèes, in un appartamento decisamente più umile e meno spazioso rispetto a quello degli inquilini. Diventa chiaro dunque il movente del ragazzo: salire di livello sociale, raggiungere uno status che non ha prendendo l’identità di qualcuno altro.
Birth è stato candidato al Leone d’oro nella 61a Mostra Internazionale d’arte Cinematografica di Venezia.
Under the Skin – Fuori dagli schemi
Under the Skin è il terzo lungometraggio di Jonathan Glazer, prodotto dalla A24 nel 2013. Venne proiettato alla 70a Mostra Internazionale d’arte Cinematografica di Venezia, e vede come protagonista Scarlett Johansson.
Parlare di trama con riferimento a questo film sarebbe riduttivo. Laura è una donna alla guida di un minivan che occasionalmente adesca degli uomini al punto da farli denudare di fronte a lei e sprofondare in un liquido nero e denso, in un un oceano oscuro e senza confini.
Il racconto si scinde in due nuclei visivi contrapposti: da un lato c’è la Scozia, rappresentata dalla classe media di Edimburgo e dagli spettacolari e tenebrosi landscapes. A livello registico, Jonathan Glazer sceglie un approccio documentaristico, con riprese di vita quotidiana nella capitale scozzese e campi lunghissimi nella natura. D’altro canto c’è il sopraccitato spazio liminale in cui Laura imprigiona i corpi dei suoi adulatori che, con il tempo, diventano esseri fluttuanti senza forma né vita.
In questi due spazi Laura è completamente diversa. Tra le persone normali è completamente a disagio, mentre nel suo mondo, nella sua anima, è completamente padrona. Questo è il modus operandi della protagonista fino all’inizio del terzo atto, in cui incontra un uomo che crede di poter amare veramente, che la salva dal freddo e non esige un rapporto fisico all’inizio della frequentazione. Tuttavia, l’inevitabile arrivo dell’atto sessuale riporta tutto alla situazione iniziale: nessuno è realmente in grado di poter entrare nell’interiorità della donna. La fuga di Laura porta alla straordinaria conclusione elaborata da Glazer: Laura si spoglia del suo corpo mostrando la sua vera forma, un corpo nero, senza viso né cute, in totale contrasto con la neve scozzese.
“La gallina è un animale composto dall’esterno e dall’interno… Se si toglie l’esterno, resta l’interno… E quando si toglie l’interno, allora si vede l’anima” recita André S.Labarth in Questa è la mia Vita di J.L.Godard. E l’anima che ci mostra Glazer è la più oscura, la più nascosta, la più universale. Tendiamo a mascherarla amalgamandoci tra la gente comune (come il resto dei personaggi del film) o isolandoci (come il personaggio interpretato da Scarlett Johansson). Ma, prima o poi, uscirà. A ricordarci del nostro lato tenebroso c’è il motociclista mascherato, che segue Laura in ogni luogo, come le figure che nei film precedenti asfissiano i protagonisti.
Under the Skin ha ricevuto candidature come Miglior Film alla 70a Mostra Internazionale d’arte Cinematografica di Venezia e al BAFTA.
Disponibile su Prime Video.
Jonathan Glazer, un elemento ricorrente: Oscurità Vs Luce
Nei 23 anni di carriera cinematografica Jonathan Glazer ha affinato l’utilizzo dell’oscurità e della luce nei suoi lavori, diventando uno dei migliori nell’utilizzo di questa dicotomia fotografica, drammaturgica e sensitiva.
In Sexy Beast, tale concetto è chiarissimo nel contrasto fra il caldo spagnolo e la pioggia tipicamente londinese. La figura che più attrae in questo senso è, però, quella dell’essere peloso con un maschera da coniglio halloweenesca. Il corpo completamente ricoperto da una pelliccia nera è in perfetta armonia con la notte nella scena in cui punta il fucile Uzi contro Gal, completamente solo in una tavola apparecchiata per 4 con colori chiari. Un pulp reso surreale…
Birth si apre con la corsa di un uomo (Sean) in una strada innevata che termina con la sua morte sotto un ponte completamente buio. Glazer ci fa capire che quella contrapposizione sarà cruciale ai fini del film, e che la fetta di strada sottostante al ponte darà vita al rapporto complicato tra Anna e il piccolo “Sean”. È inoltre il primo piano della stessa Anna a diventare sempre più scuro col passare del tempo filmico, rappresentando perfettamente il cambiamento nel suo stato d’animo.
Under the Skin è l’apoteosi di questa visione. La routine giornaliera dei cittadini di Edimburgo è in contrasto netto con l’oscurità dell’interiorità della protagonista. Le contraddizioni si notano anche nella stessa anima nera, in cui i corpi della donna e degli uomini adescati riflettono come un faro nelle notte. Si nota la lotta tra oscurità e luce nella scena finale (tra il corpo ormai scuoiato e la neve), nell’inserimento della sequenza perturbante della carne sanguinolenta trasportata in quello che sembra essere un forno. Gli esempi sono quasi infiniti ed è un divertimento scovarli.
Jonathan Glazer : pubblicità e videoclip
Prima di sfondare come regista cinematografico, Jonathan Glazer ha impresso il suo nome nella storia dei videoclip e delle pubblicità. Prendendo in considerazione quest’ultimi, è celeberrima la sua triade produttiva per Guinness. Surfer del 1999 viene considerata dalla BBC la miglior pubblicità della storia. Da allora ha continuato a lavorare con le più grandi aziende del momento, tra cui Apple, Google, Nike, Sony.
In ambito musicale è decisivo dare credito alla sua inventiva nel video del singolo Virtual Insanity (1996) dei Jamiroquai, che gli fece meritatamente vincere il Best Special Effects Award al MTV Video Music Awards del 1997. Collaborerà l’anno dopo con i Radiohead al video musicale della loro hit eterna Karma Police.
Presente e Futuro
Il presente è florido per Jonathan Glazer, che si accinge alla serata degli Oscar con 5 candidature alla mano, due delle quali come Miglior film e Miglior regista, per il lungometraggio completamente in lingua tedesca The Zone of Interest. Il film, tratto dall’omonimo romanzo del 2014 di Martin Amis, segue la vita di una famiglia “perfetta” che abita accanto al campo di concentramento di Auschwitz durante la Seconda Guerra Mondiale.
Si spera che il regista britannico continui a deliziarci con opere impattanti, fuori dagli schemi classici del cinema “da popcorn”, e duraturi.