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Pordenone Docs Fest

Pordenone Docs Fest 2024: le Voci del Documentario

La nuova edizione vede ospite d’onore, con una retrospettiva dei suoi documentari, Marco Bellocchio, punta lo sguardo sul Medio Oriente, dalla Palestina/Israele all’Iraq di Saddam Hussein, celebra Franco Basaglia a cento anni dalla nascita, e prevede la presentazione del ritrovato “Nessuno o tutti – Matti da slegare”

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Torna dal 10 al 14 aprile il Pordenone Docs Fest. Le Voci del Documentario, con la sua XVII edizione. Il festival di Cinemazero ogni anno porta a Pordenone il meglio del cinema del realeinternazionale. Anche quest’anno la città torna capitale del documentario, palcoscenico esclusivo di storie in anteprima nazionale che raccontano il mondo al di là dell’informazione accessibile tramite i diversi mezzi di comunicazione.

Pordenone Docs Fest: l’omaggio a Basaglia

Il festival dedica una retrospettiva all’intellettuale cardine della storia del Novecento, Franco Basaglia. Fungerà, inoltre, da itinerante nei cinema del Friuli Venezia Giulia e poi in Italia, ricostruendo molte delle tappe del “viaggio basagliano” che ha Trieste e Gorizia come luoghi fondamentali. L’iniziativa, sostenuta dalla Regione Friuli Venezia Giulia, s’inserisce anche nei percorsi culturali di “Go2025! – Gorizia / Nova Gorica capitale europea della cultura”. La parte filmica è a cura di Federico Rossin, ed è frutto di lunghe ricerche nei principali archivi. Si tratta di un programma con un taglio pedagogico rivolto soprattutto alle nuove generazioni, che con prodotti televisivi e cinematografici, italiani e internazionali, racconta la vicenda umana e politica di Basaglia e del movimento antipsichiatrico, accompagnata da una pubblicazione che contiene una filmografia critica dedicata a documentario e malattia mentale con una prospettiva internazionale e trans-storica.

A tal proposito, il curatore Riccardo Costantini si esprime attraverso le seguenti parole:

«Metteremo al centro i diritti delle donne e dei minori, illuminando storie poco note, ma non per questo meno importanti. Le faremo conoscere a un pubblico attento, desideroso di andare oltre ciò che viene raccontato quotidianamente dall’informazione generalista. Un pubblico che ogni anno si aspetta visioni mai banali e luci sia su temi capitali che ignoti, tenendo come bussola la qualità cinematografica e l’importanza delle testimonianze, con l’ottica di una ricaduta sociale tramite il documentario.

Cinemazero non poteva quindi non rendere omaggio – con una retrospettiva, una tavola rotonda e molti ospiti – a Franco Basaglia, a cento anni dalla sua nascita. E per noi questo evento non è un semplice anniversario rivolto al passato ma soprattutto un monito per il nostro presente, una freccia lanciata verso il futuro. Ecco perché Franco Basaglia ha 100 anni, indicativo presente, qui e ora. In Friuli, in Italia, nel mondo. Perché Basaglia è stata una delle figure più internazionali che la cultura e la società italiane abbiano saputo esprimere dagli anni Sessanta ad oggi: le sue ricerche, le sue azioni, le sue idee sono vive ed attive dovunque ci sia una volontà riformatrice della società, dovunque ci sia un pensiero critico e libertario».

Marco Bellocchio ospite d’onore della kermesse

Prevista anche la presentazione, in collaborazione con gli Archivi di Cinecittà – Istituto LUCE (nell’anno del centenario del LUCE) di Nessuno o tutti – Matti da slegare di Silvano Agosti, Marco Bellocchio, Sandro Petraglia e Stefano Rulli. L’opera verrà proiettata in una sua versione più ampia, ricca e varia, in scena su grande schermo per la prima volta dal 1976 in maniera integrale ritrovata.

A conferma del valore del Pordenone Docs Fest, la XVII edizione vede protagonista anche un Maestro del cinema internazionale come Marco Bellocchio. Il regista ha accettato l’invito di una manifestazione che, anche quest’anno, affronta temi di assoluta attualità con numerose anteprime italiane. Di fatto, a lui è dedicata un’ampia retrospettiva dei suoi documentari e una relativa pubblicazione a cura di Denis Brotto. Bellocchio sarà ospite d’onore con una masterclass e la presentazione di alcuni suoi lavori.

Le opere in anteprima del Pordenone Docs Fest

Anche quest’anno, tante le anteprime nazionali presentate al pubblico e in concorso. Tra queste, Mourning in Lod della regista israeliana Hilla Medalia. L’opera offre una speranza di pace per il conflitto israelo-palestinese: dall’immersione nel microcosmo di violenza, rabbia e speranza di Lod/Lydd, una delle cinque città “miste” abitate da israeliani e palestinesi. A 50 chilometri a ovest di Gerusalemme, emerge una storia incredibile che lega indissolubilmente famiglie da entrambe le parti. Si prosegue con Hiding Saddam Hussein, racconto firmato dal regista norvegese di origine curda Halkawt Mustafa (presente al festival). A distanza di vent’anni il film fa riemergere la davvero incredibile testimonianza di un uomo semplice, un agricoltore iracheno che – obbedendo a degli ordini – tenne nascosto in casa propria il dittatore per otto mesi.

Con il commovente Mediha di Hasan Oswald, prodotto anche da Emma Thompson, si riporta l’attenzione sul genocidio yadiza. Quest’ultimo sarà raccontato attraverso gli occhi e la determinazione di una adolescente, vittima dell’Isis. Quest’ultima firma molte delle riprese e parte della regia, e affronta il trauma della prigionia e della schiavitù dell’Isis senza rassegnarsi, diventando protagonista e testimone del riscatto della vendita all’estero anche dei propri fratelli. In occasione della proiezione, il regista sarà presente in sala. Ma non finisce qui: la regista svedese-iraniana Nahid Persson torna in Italia con Son of the mullah. Quest’ultimo racconta la storia del giornalista iraniano Ruhollah Zam che, censurato dal regime iraniano, è stato costretto a raccontarne le contraddizioni dall’estero, fino a essere rapito con l’inganno e poi giustiziato.

Il riscatto attraverso l’arte

Non manca, infine, spazio per la leggerezza con un’altra anteprima nazionale, Alreadymade dell’olandese Barbara Visser. L’opera racconta l’assurda storia di Fountain di Marcel Duchamp, l’orinatoio più famoso di sempre. La regista indaga la paternità svelando inaspettati retroscena.

Una riflessione sull’arte e sulla sua forza, con toni ironici e dissacranti, è anche di Soviet Barbara, altra anteprima nazionale, firmato dall’islandese Gaukur Ulfarsson. Il film vede l’“art star” internazionale Ragnar Kjartansson ricreare in pieno stile “Soviet” la soap-opera americana Santa Barbara in un museo moscovita di proprietà di un’oligarca, con tanto di benedizione di Putin e ospitata delle Pussy Riot, in un contrasto di denuncia e provocazione.

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