In streaming su Paramount + Bob Marley: One love è il nuovo biopic musicale dedicato alla star della musica raggae. É diretto da Reinaldo Marcus Green, già autore di Monsters and men (2018) e di King Richard (2021); la sceneggiatura è invece firmata da Terence Winter, Frank E. Flowers e Zach Baylin.
Il film vuole raccontare un periodo della vita di Bob Marley, dall’attentato al successo internazionale, cercando di analizzare la sua figura ed il suo messaggio.
Bob Marley: One Love segue l’artista in un periodo che va dal 1976 al 1978, proponendo anche alcuni flashback che ne raccontano i primi passi nel mondo della musica.
Nel 1976, qualche giorno prima del concerto per la pace Smile Jamaica, Bob Marley (Kingsley Ben-Adir) e sua moglie Rita (Lashana Lynch) sono vittime di un fallimentare attentato da parte di un gruppo armato, non identificato. Il concerto non viene rimandato; tuttavia in seguito l’artista decide di allontanarsi dallo stato per evitare ulteriori pericoli. Bob Marley decide così di trasferirsi a Londra, mentre la moglie ed i figli partono per gli Stati Uniti.
Il cantautore proverà, insieme alla sua band, a diffondere la sua musica e il messaggio a livello internazionale; con questo obiettivo si metterà al lavoro su un nuovo album, Exodus. La permanenza in Europa del gruppo, tuttavia, sarà tutt’altro che priva di complicazioni.
Tra musica e spiritualità
Bob Marley: One Love si configura come un biopic decisamente classico.
Il principale punto di forza è da ricercarsi nella sua struttura narrativa. Il film, infatti, non cerca di raccontare l’intera vita dell’artista. Si focalizza su un periodo in particolare, quello che comprende l’attentato e la scrittura di Exodus. Questa scelta produce a un racconto semplice ma denso, meno documentaristico ma più carico di significato. A ciò contribuisce anche la non linearità dovuta al frequente utilizzo di flashback. Questi raccontano le prime tappe della vita e della carriera di Marley e allo stesso tempo arricchiscono i fatti narrati e forniscono chiavi di lettura.
Tra le parti più riuscite del film vi sono quelle ambientate in Giamaica, nelle quali è messo in evidenza il contrasto tra i conflitti violenti e il messaggio di pace portato avanti dal movimento Rastafari. Gli spietati contrasti e la sensazione di pericolo che generano sembra infatti venir meno nelle scene in cui emerge la spiritualità del gruppo. Questo contribuisce ad elevare la purezza del messaggio, che lo spettatore percepisce come decisivo nel processo di ricostruzione di un equilibrio per la nazione.
Religione e spiritualità, seppur poco approfonditi e in alcuni casi messi in scena in maniera troppo semplicistica, sono tematiche importanti per l’intera durata dell’opera. Lo spettatore è introdotto all’inizio al pensiero Rastafari, costantemente richiamato nel corso delle sequenze ambientate a Londra. Uno dei maggiori conflitti è quello tra la cinica vita del mondo dello spettacolo e la forte spiritualità dell’artista. Questa, nonostante in alcuni casi sembri venir meno, rimarrà comunque il fulcro della sua produzione.
Insieme all’apparente perdita della spiritualità, è anche messo in scena un forte anelito a ritornare in Giamaica per cercare di ripristinare un ordine pacifico. Non a caso l’opera utilizza una narrazione ciclica: l’incidente scatenante avviene nello stato africano, lo sviluppo delle vicende è ambientato in Europa e la costante tensione verso casa porterà a concludere le vicende proprio nel luogo tanto ricercato dal cantautore.
Un’opera fin troppo celebrativa
Il principale difetto del film è da ricercarsi nella sua natura prevalentemente celebrativa. L’esplorazione del personaggio di Bob Marley avviene, infatti, in maniera piuttosto superficiale e decisamente poco analitica. L’opera si configura quindi come un ritratto per far conoscere l’artista ai nuovi ascoltatori piuttosto che un’occasione per approfondire la sua figura. Lo stesso avviene con il più volte citato messaggio dell’autore, costantemente presente ma mai analizzato fino in fondo. La personalità del cantautore diventa, in alcuni casi, molto bidimensionale. I problemi che lo affiggono, anche quelli di salute, non vengono quasi mai esplorati nella loro totalità.
La fotografia è calda e accogliente; non ha una personalità forte, ma è sicuramente efficace nel suo accompagnare lo spettatore. Simile è anche lo stile registico, che sicuramente riesce a rappresentare chiaramente gli eventi narrati ma che non contribuisce particolarmente ad elevarli.
Degne di nota sono le musiche di Kris Bowers (Green book,King Richard, The Color Purple) che, fatta eccezione di alcuni brani, riescono a riadattare le canzoni più celebri di Bob Marley ai ritmi del biopic cinematografico contemporaneo.
Conclusione
Bob Marley: One love è un’opera cinematografica caratterizzata da molti alti e bassi. Se la struttura generale del film è più che efficace, il modo di caratterizzare i personaggi e le situazioni risulta spesso piatto. La narrazione ha infatti un intento soprattutto celebrativo e poco analitico. In generale l’esperienza di visione è comunque godibile, consigliata soprattutto a coloro che hanno poca familiarità con la figura di Bob Marley e desiderano una breve introduzione alla sua arte.
Bob Marley: One love
Anno: 2024
Durata: 104'
Distribuzione: Eagle Pictures
Genere: Biopic, Musicale
Nazionalita: Stati Uniti
Regia: Reinaldo Marcus Green
Data di uscita: 22-February-2024
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