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“Chi ha incastrato Roger Rabbit?”: La bipolarità del cinema
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11 mesi agoon
Chi Ha Incastrato Roger Rabbit è un classico del cinema americano firmato Robert Zemeckis. Alla sua uscita nel 1988 fu un successo clamoroso di critica e pubblico.
Prodotto da Steven Spielberg che riuscì nell’impresa di riuscire, grazie al suo nome, di riunire i Looney Tunes coi personaggi della Disney (assieme a molti altri dell’animazione americana), in un unico film a tecnica mista.
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La trama
Si tratta di un adattamento dal già assurdo romanzo Who Censored Roger Rabbit? di Gary K. Wolf che diverge molto dalla trama del film.
In una Hollywood alternativa nel 1947 dove i cartoni animati esistono veramente e abitano una città fantastica (Cartoonia) dall’altra parte di un tunnel che la divide da una parodia della Los Angeles dei più classici film noir, l’ispettore privato Eddie Valiant si ritrova coinvolto in un torbido caso di tradimenti e omicidi con al centro una star del cinema: Roger Rabbit, il coniglio animato.
Alcolizzato e depresso per la morte di suo fratello e partner d’affari per mano di un personaggio animato criminale di cui ricorda solo la risata, il nostro dovrà superare il suo rancore verso i cartoni animati viventi facendo coppia con Roger come in un “buddy movie”.
Se però nei titoli più tradizionali del genere, come 48 Ore di Walter Hill, il poliziotto scontroso deve fare coppia con il rappresentante di una minoranza etnica contro cui ha pregiudizi o precedenti, qui Valiant si trova alle prese con un folle animale che metterà a dura prova mentalmente e fisicamente il detective con trovate sempre più assurde.
Un film dall’anima divisa
Chi Ha Incastrato Roger Rabbit è un film bipolare nel senso più vero del termine. Da un lato è un vero e proprio film noir con violenza e scene torbide. Basti pensare alla presenza di una vera e propria dark lady animata, Jessica Rabbit, che seduce i personaggi in carne ed ossa, protagonista compreso, con battute e movenze piccanti, rientrando tra i sospettati di Valiant. Dall’altro è un esilarante film d’animazione che fa uso delle più avanzate tecniche dell’epoca per unire la comicità slapstick, tipica dei cartoni di Tom e Jerry, tra i personaggi animati e gli attori reali.
Il film alterna continuamente comicità e serietà, scanzonatezza infantile e ironia adulta. Vedendolo viene veramente da chiedersi se il pubblico a cui è destinato sia quello dei bambini o degli adulti.
D’altronde, Robert Zemeckis proviene da quella scuola di registi americani come Sam Raimi, Joe Dante o Tim Burton, che riuscirono a trovare uno stile personale nel mischiare argomenti seri e atmosfere oscure insieme al puro divertimento nei loro film.
L’anima bipolare del film può essere riassunta dalla battuta:
“Un cartone gli ha ucciso il fratello; l’ha schiacciato con un pianoforte”.
Il detective si fa cartone animato
Il punto di svolta del personaggio di Eddie Valiant avviene a metà film, quando getta la pistola per prendere dalla sua auto quella animata usandola per distruggere in aria la bottiglia di Whisky che si portava dietro.
Liberatosi dell’oggetto della sua dipendenza e depressione, Eddie passa il tunnel ed entra in Cartoonia. L’entrata nel mondo dei cartoni è un variopinto sogno febbrile di alberi, edifici e animali parlanti e canterini. La prospettiva si perde insieme alla verosimiglianza: dietro ogni angolo c’è una gag in agguato.
Considerando il grigiume delll’uomo che abbiamo conosciuto all’inizio del film, questo è un vero incubo per lui. Eppure, sarà proprio Valiant a sconfiggere gli sgherri del giudice Morton facendoli letteralmente morire dal ridere, facendosi male, ballando e cantando come se fosse un cartone animato.
Per converso, scopriremo che Morton non è altro che un malvagio cartone animato, mascheratosi in mezzo agli umani per distruggere la sua stessa città al fine di diventare ricco costruendovi sopra superstrade a più corsie. Un mostro che è andato contro la sua stessa natura per il puro profitto: un prodotto del mondo degli umani.
La tecnica di animazione e ripresa
La prima scena ci introduce al mondo del film iniziando come un cartone animato che va progressivamente dal bi al tridimensionale, per poi svelarci essere un set cinematografico, quando un regista urla “Stop!” ed entra insieme al resto della troupe nell’inquadratura.
Le riprese richiesero doppi ciak: in uno gli attori recitavano guardando dei manichini nei punti dove sarebbero stati messi i cartoni nella pellicola definitiva, mentre nell’altra recitavano fingendo la loro presenza.
Questo fu necessario perché si dovette aspettare Jurassic Park (1993), per vedere creature realistiche in computer grafica inserite in post-produzione in un film live-action. Il cast dovette quindi seguire corsi di mimo per rendere più realistica possibile la loro recitazione.
Gli oggetti di scena impugnati dai cartoni animati vennero invece mossi durante le riprese da automi o da addetti tramite corde tese da impalcature dall’alto. Le sole animazioni richiesero due anni di lavoro, mentre i costi lievitavano in continuazione. Soltanto il talento registico di Zemeckis e quello produttivo di Spielgberg resero questo azzardo un successo storico.
Il film vede anche improbabili duetti tra i personaggi più famosi della Warner Bros e la Disney, dove vengono riassunti i loro diversi caratteri in brevi singole scene. La più esemplare è quella dove Valiant cade da un grattacielo di Cartoonia, incontrando a mezz’aria Bugs Bunny e Topolino. Il secondo convince il coniglio die Looney Tunes a dare un paracadute di riserva al detective, che scopre essere soltanto uno pneumatico targato: “ACME”.
Il cast
Il film vede come protagonista l’allora quasi sconosciuto Bob Hoskins, di cui Chi Ha Incastrato Roger Rabbit rimarrà il suo ruolo più famoso. Joanne Cassidy nel ruolo dell’amante di Valiant. Christopher Lioyd nel ruolo dell’antagonista: il giudice Morton. Stubby Kaye è il buffo presidente della ACME. Alan Tilvern è lo spietato produttore cinematografico R.K. Maroon, datore di lavoro di Roger Rabbit. In un film dal cast per metà animato sono da ricordare anche alcuni doppiatori. In primis, Kathleen Turner, doppiatrice di Jessica Rabbit, la cui voce ha stregato intere generazioni. Charles Fleischer ha invece dovuto allenare le sue corde vocali per essere la voce assurda ed esilarante di Roger.