Le storie dell’immaginario, del fantastico, del surreale, troppo spesso non sono altro che delle rivisitazioni del reale, o dei modi trasversali per affermare profonde distonie rispetto al pensiero comune. Yorgos Lanthimos si spinge oltre, appropriandosi di un romanzo di Alasdair Gray, mutandone finale e parte del significato. Lì dove l’impensabile aveva condotto MaryShelley e il suo Frankestein, a ridosso della collina oltre la quale la morte è troppo lontana per essere vera. Bella Baxterè la sua creatura che santifica il sacrilego e stravolge ogni senso comune, realizzando lentamente la sua metamorfosi. Povere Creature, prodotto da Element Pictures, è la sintesi di una fronda verso l’impossibile, del disturbante che, generato da colei che dà la vita, travalica ogni pregiudizio e costume sociale fasciando il suo mondo di quella forza estrema di cui solo l’ingenuità di un infante può disporre.
Il teatro fisheye
L’obiettivo grandangolare, tirato spesso oltre i 180 gradi, delimita e suffraga un universo che Lanthimos accoglie e rende prigioniero della sua narrazione. Oltre la percezione stessa di un estetico senso comune, lentamente disintegrato in variegate e ridondanti alterazioni del gusto e del piacere. Povere Creature è la rivincita di una società senza obblighi e convenzioni insuperabili, determinata dalla pura conoscenza della propria umanità più recondita e dalla sua femminilità. Un substrato inconscio che ci accomuna ancora al regno animale e ci determina nel sesso e nelle aspirazioni più intime. Uno spaccato prosaico che ci stabilisce prigionieri di uno stato d’animo irrisolto da cui Bella Baxter, una straordinaria Emma Stone, e il suo creatore, Godwin Baxter, un perfetto Willem Defoe, attingono le suggestioni per trasformare ed edificare un edificio surreale/reale fatto di uomini e chimere, unico in grado di contrastare il giogo dell’alternanza della vita e della morte.