Sono arrivati su Prime Video i primi due episodi di Expats, la nuova serie con protagonista Nicole Kidman. Lo show, creato da Lulu Wang, traspone il romanzo best-seller “The Expatriates” di Janice Y. K. Lee. La storia, ambientata nella vitale Hong Kong degli immigrati statunitensi, si interroga sul confine sfumato tra vittima e colpevole. Come possono vivere entrambi dopo la tragedia?
Dopo The Farewell– in concorso nel 2019 alla festa del cinema di Roma- Lulu Wang continua a stupire, grazie al suo sguardo personale di asian-american. In questa miniserie a dirigere, oltre al premio Oscar Nicole Kidman, anche Sarayu Blue (Giù le mani dalle nostre figlie), Ji-young Yoo (Smoking Tigers) e Jack Huston (House of Gucci, Fargo).
Nuovi episodi di Expats arriveranno ogni venerdì, fino al finale del 23 febbraio.
Nella Hong Kong elegante e privilegiata del 2014, tre donne statunitensi vivono le loro vite: la madre di famiglia Margaret (Nicole Kidman), la donna in carriera Hilary (Sarayu Blue) e la giovane spiantata Mercy (Ji-young Yoo). Dal primo momento capiamo però che una terribile tragedia le ha colpite, mettendo alla prova i legami che un tempo le hanno tenute così unite. La tragedia familiare rompe l’apparente perfezione, lasciando le protagoniste sole in un mondo di colpe e privilegi.
Expats– recensione dei primi episodi
Expats è la storia di tre donne, tutte sconvolte dalla stessa tragedia. Chi per esposizione diretta, chi colpita dai detriti.
Lulu Wang ci porta lentamente nel mondo di queste americane trasferitesi ad Hong Kong per avere un nuovo inizio. La città rappresenta davvero- come annunciato- il cuore pulsante della serie. Un posto misterioso, calmo all’apparenza ma ricco di una vitalità che sfugge ai ritmi lenti e mortali delle protagoniste. Fin dal primo momento la storia prende coscienza della classe borghese a cui appartengono Margaret e Hilary (e in parte anche Mercy). Ogni affermazione di glamour e lusso viene contraddetta dal controcampo, silenzioso ma risoluto, della struttura finemente organizzata di lavoratori, camerieri e domestici su cui si poggia.
Il monito più chiaro è quello che arriva con l’ultima scena della seconda puntata, in cui il mercato della città apre, si riempie e brulica di gente indaffarata, ignorando la tragedia di Margaret (Nicole Kidman). La dichiarazione è decisamente politica: state guardando Hong Kong, sì, ma quella degli espatriati.
Storie di donne, storie di maternità
Nel silenzio e nella pulizia delle case borghesi si consumano in realtà drammi comuni. Protagonista è, soprattutto, la maternità. Quella persa, quella non voluta, quella che appare impensabile.
E così il ritmo procede lento, portando lo spettatore in agonia fino al precipizio della tragedia svelata. Che fine ha fatto il piccolo Gus? Cosa gli è successo? La regia chirurgica di Wang e la fotografia raffinata di Anna Franquesa-Solano riempiono il minutaggio che scorre pieno di tensione fino alla rivelazione.
Col finale della seconda puntata il nastro si riavvolge. Torniamo all’incipit e ci chiediamo: come si va avanti dopo una simile tragedia?