Vladimir Majakovskij: sono poeta per questo sono interessante è il docufilm, visibile su Chili, che Alessia Duranti ha dedicato al più grande poeta della Rivoluzione russa.
Nato in una data incerta, nel 1892 o nel 93, figlio di un nobile, morto di setticemia per una puntura di spillo. Appena quindicenne, viene incarcerato perché ritenuto sovversivo.
Si iscrive a una scuola di pittura e si lega al gruppo dei Cubo-futuristi moscoviti, insieme a David, Vladimir e Ludimilla Burliuk, il cui motto era:
Liberare la parola da tutto ciò che la lega alla logica, alla semantica, alla sintassi
Incontra, poi, il geniale Velimir Chleblinov, sperimentatore di nuovi linguaggi espressivi e convinto assertore del dover dar importanza non alle parole ma al fonema.
Con le sue poesie irrise i borghesi e fu al fianco di operai e proletari
Il gruppo, nato per dare uno schiaffo al gusto del passato, è teso alla ricerca di neologismi e di forme poetiche assolutamente inedite. Ad ospitare le sue esibizioni, il locale “Il cane randagio” di San Pietroburgo o le strade di Mosca.
L’obiettivo era quello di scandalizzare i borghesi con i loro versi taglienti, con i loro abiti sgargianti e i volti dipinti
Voi leggete solo con gli occhi e invece bisogna anche saper leggere con le orecchie
Nel 1913 scrive la sua prima opera teatrale, La tragedia Vladimir Majakovskij, piece nella quale gli attori sul palco procedono con movimenti meccanici ed esasperati.
Una passione per la nascente arte del cinema
Appare, nello stesso anno al cinema con i fratelli Burliuk nel film Un dramma nel cabaret dei futuristi n 13.
Affascinato da questa nuova forma d’arte, Majakovskij scrive poi tre saggi per un cinegiornale, tre sceneggiature di film che interpreta, e un componimento dedicato a Charlie Chaplin.
Nonostante appoggi la Rivoluzione sovietica, Vladimir non si iscrive mai al Partito, perché ritiene che non abbia modificato sostanzialmente la vita sociale della popolazione.
Il documentario, diviso in vari capitoli, seppur apprezzabile, ha, da un punto di vista stilistico, un taglio amatoriale e, stranamente non fa riferimento al suicidio del poeta, avvenuto con un colpo alla testa, il 14 aprila 1930.
Inoltre, inspiegabilmente, non accenna al travolgente amore dello scrittore per Lilja Brick, attrice e sua musa ispiratrice.
La regista lascia però spazio alla lettura di stralci di alcune delle poesie più note del geniale artista: “Problemi di un becchino” (1908), “Mi sono dimenticato di impiccarmi “(1909),“Qualche parola su me stesso” (1913), “La nuvola in calzoni” (1915), “Il flauto di vertebre” (1916), “Ordinanza all’esercito dell’arte” (1919).“All’amato se stesso dedica queste righe l’autore” (1916).
E anche ad alcune stravaganze della persona, diventato personaggio. Altissimo, elegantissimo, assalito nella sua vita da diverse fobie come quella dei batteri (non a caso apriva le porte con i gomiti e non con le mani).