In sala da giovedì 25 gennaio, grazie a Vision Distribution, Dieci minuti segna il ritorno di Maria Sole Tognazzi dietro la macchina da presa. La pellicola è liberamente ispirata al romanzo di Chiara Gamberale, Per dieci minuti (2013). Protagonista, una perfetta Barbara Ronchi, affiancata da un gran cast al femminile – Margherta Buy, Fotinì Peluso, Barbara Chicchiarelli (in una piccola ma fondamentale apparizione) – e da un pregiato parterre maschile, su cui spicca Alessandro Tedeschi (compagno della Ronchi anche nella realtà).
«Non ce la faccio ad affrontare il mondo da sola.» «Ma chi è che non è solo?»
Dieci minuti | La trama
Bianca (Ronchi) sta vivendo un momento molto difficile della sua vita: il compagno di sempre, Nic (Tedeschi), ha deciso di lasciarla, iniziando una nuova relazione; a lavoro viene licenziata per un taglio al budget e il suo sogno di diventare scrittrice sembra sempre più irrealizzabile. Per fortuna, Bianca conosce la dottoressa Braibanti (Buy) che, con il suo cinismo e la sua professione, sa indirizzarla sulla via della guarigione.
Un aiuto prezioso e imprescindibile arriva dalla sorella Jasmine (Peluso), agli antipodi rispetto a Bianca, ma capace di supportarla e donarle l’affetto di cui ha bisogno. La sua vicinanza permetterà alla donna di affrontare la prova assegnata dalla Braibanti: dedicare 10 minuti al giorno, ogni settimana, a provare qualcosa di diverso, qualcosa che non è mai riuscita a fare.
Fotinì Peluso e Barbara Ronchi in una scena del film – Foto Credit: Luisa Carcavale
L’importanza del punto di osservazione
In Dieci minutiil punto di osservazione è fondamentale. Non a caso, la macchina da presa, a seconda dell’inquadratura, dà chiare indicazioni del momento che sta vivendo la protagonista. Inizialmente, infatti la vediamo ripresa sempre di spalle. Ne intuiamo lo stato d’animo dal modo di camminare, di incurvare le spalle o da quanto siano in posa i capelli. Tutto a un tratto, però, lo sguardo cambia. Il suo come quello dello spettatore.
La storia di Bianca, in fondo, non fa altro se non illustrare quanto la vita può buttarti giù. Ma, al tempo stesso, come sia possibile risalire la china, a patto di volerlo davvero e di impegnarsi. Durante le varie fasi del percorso, la donna impara, con non poca difficoltà, a mettersi in gioco, a rischiare e a lasciarsi andare. Importanti e illuminanti, gli incontri che fa la spingono a cambiare, o meglio a modellare la sua personalità, e a rendersi conto di quanto, ciò che la circonda, dipenda dal suo modo di porsi.
Foto Credit: Luisa Carcavale
La forza di opere come Dieci minuti
La ricerca della felicità è qualcosa che appartiene a tutti e che necessita di impegno, consapevolezza, determinazione, per raggiungerne anche solo un briciolo. Ecco perché la storia di Bianca mette ben in luce una difficoltà propria dell’essere umano, concentrato – talvolta più del dovuto – su se stesso, sui propri bisogni, a scapito degli altri. Eppure degli altri non si può fare a meno, che sia un amico, un medico o persone incontrate per caso, al fine di allargare gli orizzonti, osservare da una differente prospettiva e inserire ogni cosa in quella giusta.
Il senso di realtà non deve intaccare sogni e ambizioni, ma ancorare a ciò che salva e preserva, anche se può far male. L’immaginazione non va mai abbandonata, ma serve saperla gestire e non lasciarsene sopraffare. In Dieci minuti si affrontano tanti temi, tutti legati all’esistenza quotidiana, comprensibili e condivisibili senza alcuna distinzione, e proprio in questa universalità – oltre che nella delicatezza – va rintracciata la forza dell’opera.